I droni sono la moda del momento. Anche noi ne siamo intrigati, soprattutto dal punto di vista dello sportivo outdoor: sulla carta permettono infatti di fare riprese aeree da prospettive uniche, molto più affascinanti di quelle che permettono delle “semplici” action cam poste sul nostro casco.
I prezzi sempre più abbordabili e la maggior scelta a disposizione permettono di approcciarsi a questo mondo senza più spendere una fortuna. Certo, un drone valido supera tranquillamente i 1.000€, a cui in certi casi occorre aggiungere l’action cam per le riprese (tipicamente una GoPro, recensione) e un gimbal (il sostegno della videocamera stabilizzato, di cui parleremo nel seguito).
Tra i marchi più blasonati, almeno per la fascia media, ricordiamo sicuramente la francese Parrot (vedi su Amazon) o la cinese DJI (vedi su Amazon), con il valido Phantom 3 (vedi su Amazon) o il recentissimo Phantom 4, il cui prezzo si aggira intorno ai 1.500€ (vedi su Amazon).
Nel corso del 2016 arriverà anche l’annunciato drone GoPro di cui al momento si sa solo il nome: Karma.
Ma per chi, come noi, si sta avvicinando a questo mondo conviene iniziare con modelli semplici e meno costosi, con cui fare esperienza per poi eventualmente passare a modelli più professionali senza rischiare di distruggere (o perdere chissà dove) migliaia di euro. Tutti i droni infatti richiedono una buona preparazione per riuscire a padroneggiarli e, non meno importante, ottenere riprese di qualità.
Tutto ciò senza contare la questione della normativa ENAC, in grado di spegnere sul nascere ogni entusiasmo visto che è particolarmente severa, in particolare per i droni sopra i 300 grammi di peso, soglia sopra la quale è necessario l’attestato di pilota. Un motivo in più per iniziare in modo graduale evitando sanzioni o, peggio ancora, incidenti.
Essendo anche noi alle prime esperienze abbiamo deciso di partire da modelli leggeri ed economici, al di sotto della soglia dei cento euro, i cosiddetti mini o micro droni. Poco più che giocattoli insomma, con cui però divertirci e prendere dimestichezza.
Ma cominciamo facendo un po’ di chiarezza sulla terminologia. Un drone è un velivolo pilotato da remoto. Normalmente è dotato di quattro eliche (e corrispondenti motorini elettrici), per cui è detto quadricottero. Un quadricottero è veloce, facile da produrre ed è venduto ad un prezzo ragionevole, per questo è perfetto per principianti e non professionisti.
Ci sono anche droni con sei o otto eliche, chiamati rispettivamente esacotteri e ottacotteri, che, essendo più potenti, forniscono capacità di carico più elevate (possono sollevare fotocamere mirrorless o reflex) e sono pensati per i professionisti. I prezzi, naturalmente, lievitano superando facilmente i 4/5.000€.
Un drone può includere una videocamera integrata (built-in) per le riprese, oppure questa può essere acquistata e montata a parte. In entrambi i casi ci sono pro e contro: un drone con videocamera integrata è subito pronto all’uso, ma dovremo accontentarci di quanto c’è e non potremo sostituirla con modelli migliori nel caso lo volessimo. Nel caso di videocamera separata occorre informarsi sul payload supportato (letteralmente: carico utile), ovvero il peso complessivo degli accessori che può sollevare.
In generale si dice che un drone è Ready To Fly (RTF) se è pronto per volare nel momento stesso in cui si estrae dalla scatola di acquisto. Salvo naturalmente qualche minima operazione preliminare, come ad esempio caricare le batterie, inserire le eliche e mettere in connessione il drone con il controller.
Altro elemento importante è il cosiddetto gimbal (letteralmente: sospensione cardanica), ovvero il sostegno della videocamera che ne regola automaticamente l’inclinazione verticale ed orizzontale, attraverso giroscopio e motori elettrici, per ottenere immagini quanto più stabilizzate.
Ecco un video esemplificativo tratto dal sito di riferimento DC Rainmaker:
La differenza tra riprese con e senza gimbal è davvero notevole come si può vedere da quest’altro video:
Il gimbal può essere da 2 assi (movimento verticale gestito da remoto tramite radiocomando e movimento orizzontale gestito dal sistema elettronico di bordo) o 3 assi (permette di controllare anche la rotazione sull’asse orizzontale ottenendo un controllo praticamente completo della videocamera indipendentemente della direzione del drone).
Il drone viene pilotato a distanza attraverso un radiocomando. Un professionista ne acquisterà uno a parte, spendendo cifre che non si discostano tanto da quelle di un buon quadricottero, ma per un principiante può andar bene anche il modello incluso con il drone, visto che dovrà in ogni caso concentrarsi sulle funzioni primarie per imparare a padroneggiare il mezzo.
I radiocomandi possono essere classificati in due categorie: mode 1 (gas a destra) e mode 2 (gas a sinistra). Il mode 2 è quello più indicato per elicotteri e multirotori perché rende più intuitive le manovre e facilita l’apprendimento.
Radiocomando e drone sono naturalmente dotati di batterie per alimentarli da cui dipende il tempo di volo. Che, però, è incredibilmente breve: la media per i droni da principiante si aggira intorno ai 7 minuti ed anche i modelli più costosi raramente superano la soglia dei 25 minuti. Se li si vuole far volare più a lungo dobbiamo procurarci delle batterie di ricambio compatibili.
Pilotare un drone non è facile. E con un po’ di vento la complessità aumenta ulteriormente. I droni che si avvicinano alla fascia dei mille euro sono in genere più stabili e controllabili di quelli da poche decine di euro. La ragione è da ricercarsi nella potenza dei motori e nei numerosi sensori aggiuntivi (come GPS e giroscopi) che permettono al software di facilitare di molto il controllo del pilota.
In volo il drone cambia spesso posizione e ruota su se stesso. Da distante, però, a causa del suo design prevalentemente simmetrico, non è facile capire come è orientato. Tuttavia, quando è puntato in una direzione diversa da quella da cui stiamo guardando dobbiamo aver la prontezza di impartirgli comunque i comandi giusti (ad esempio se sta venendo nella nostra direzione e vogliamo dirgli di girare alla nostra sinistra dobbiamo ricordarci che si tratta della sua destra). Una funzione utile per i principianti è quindi la modalità headless, che ci permette di pilotarlo senza tenere conto del suo orientamento: basta dirigere il joystick verso il punto in cui deve volare il velivolo, indipendentemente da come è orientato.
Riassumendo, quali sono le caratteristiche di un drone a cui prestare attenzione?
- Il numero di eliche.
- L’eventuale presenza di videocamera integrata e la sua qualità.
- L’eventuale presenza di un gimbal per la stabilizzazione delle riprese.
- Il radiocomando.
- Il tempo di volo (ovvero la durata della batteria).
- La stabilità in volo.
- La presenza del GPS integrato per return to home, decollo e atterraggio automatici.
- Possibilità di mantenere la posizione o l’altezza (o entrambe) secondo quote predefinite.
Con questo articolo abbiamo inaugurato una nuova sezione del sito in cui presto inseriremo una prima recensione: il mini drone GTeng T901F (recensione, vedi su GearBest).
Albino
22/04/2016 alle 16:49
Trovo interessantissima l’idea di recensire e scoprire questo mondo che sta diventando sempre più affascinante. Per quello che ho letto in vari forum la casa DJI costruisce ottimi droni ma difetta…in assistenza. Considera anche la Yuneec che con il suo modello Typhoon sembra insidiare il posto alla precedente. Il modello Q500 4K è dotato di una fotocamera che registra in 4k. Non sembra male.
Grazie per il nuovo tema che ritengo molto interessante!
Valerio Dutto
22/04/2016 alle 17:31
Ciao Albino, hai ragione, mi sono scordato di citare gli Yuneec. Il Typhoon Q500+ in particolare ha davvero un ottimo rapporto qualità/prezzo. Grazie per l’integrazione!
I Gheroppi
09/05/2017 alle 14:11
SE l’ENAC non ha partorito qualche altra scemenza da Marzo 2017 ad oggi vorrei segnalare che non è corretto dire che per gli APR sopra i 300gr vi sia un obbligo di avere un attestato di pilota (spero di non essere smentito se no io sono illegale allo stato attuale eheh) quantomeno se parliamo di utilizzo creativo scopo personale ecttctc, insomma un aereomodellista, invece sottolineerei che se è vero che io posso usare il mio APR anche se sopra i 300gr è vero che devo farlo rispettando una serie senza fine e (NdR) senza senso, quali non superare una XY altezza dal suolo (suolo inteso come puntod i home point, ovvero da dove si decolla) altezza che cala drasticamente se si si ci avvicina a aereoporti, zone militari, ospedlai ecttctc, fino ad arrivare a quota 0 quindi impossibilita di usare l’APR a una certa distanza, c’è poi il discorso di veto totale al volo su assembramenti di persone, passaggi di persone etctc, cosa intenda l’ENAC qui diventa un po come il segreto dei templari, difatto essendo una legge si interpreta, un giudice potrebbe stabiliare che un sentiero di montagna ove però passino molte persone la domenica sia da considerarsi come luogo di veto al volo…ovviamente Piazza San Marco a Venezia invece lo possiamo capire tutti che è zona vietata 😉 ma magari non tutti sanno che alcune zone sperdute nel nulla della Val Maira sono zone con vincoli militari ergo non volabili…chi vola con APR sa o dovrebbe sapere consultare la mappa che ENAC stessa mette a disposizione online che indica tutte le zone in modo abbastanza chiaro poi esistono APP che permettono di verificare la zona in cui si vorrebbe volare…
Infine è fatto veto totale, salvo richiedere un permesso speciale di voloare nei parchi, zone protette, aree di interesse ecologico etctcc, insomma non se ne esce piu e alla fine di tutto viene da dire e dove ci volo? Beh chi vola con gli APR sa che tanta prudenza evita tanti problemi ;).
Discorso totalmente diverso se parliamo si SAPR che sono droni specifici per uso proessionale con licenza ENAC per il pilotaggio, sistemi anticaduta d’emergenza etctctc, anche se qui di nuovo si ci perde dentro i regolamenti ENAC, spesso si vedono bellissimi video di piazza affollate, momumenti storici, un concerto allo stadio etct beh sappiate che i 4/5 sono tutti video ripresi illegalmente, perchè su zone critiche, assembramenti di persone ecttc, NON SI CI VOLA, salvo usare un tipo di drone leggerissimo uscito da poco in commercio e dal costo folle, avendo permessi specifici speciali oppure essendo a svolgare un servizio di sicurezza (tipo i vigili del fuoco o la protezione civile).
Se vi interessa approfondire su facebook troverete svariati gruppo a tema, compreso quello “operatori ENAC funbetti” 😉
Se volete vedere le nostre amate montagne ripresa da un drone invece suggerisco di cercare phantom+rocca la meja o phantom+vetta monviso sul tubo…. ma ve ne sono davvero tanti e spesso di un bello da togliere il fiato….su un forum era stato pubblicato anche quello fatto stando sulla vetta del Cervino, proprio riprendendo la salita dalla Cresta del Leone, ma era stato poi tolto proprio per discussioni poco educative insorte 🙁 a mio avviso un vero peccato….un’idea chiara di come siia davvero il tratto da sotto al Pic Tyndall, il ventaglio, la grande corda fin oltre la scala Jordan cosi non c’è altro modo per farselo, forse neppure se sali su e vai a vedere 😉