Questo articolo è stato originariamente scritto da Valerio per la Outdoor Guide 2021 della rivista Skialper che ci ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo anche qua.
Il 2020 è stato un anno difficile. Anche nel mondo dei GPS sportivi il COVID ha impattato la produzione, frenato le innovazioni ed evidenziato, se ancora ce n’era bisogno, che il colosso che domina la scena è uno: Garmin. Per noi consumatori è importante la concorrenza, ma è impossibile trascurare che è l’unico dei produttori di dispositivi “duri e puri” per la montagna che ha continuato a innovare.
In altri settori, come la bici o la corsa, da alcuni anni si sono affiancati concorrenti: l’americana Wahoo, la taiwanese Bryton, la cinese COROS. Nel nostro caso invece le alternative sono poche: Suunto nell’ultimo anno ha presentato il 9 Peak (vedi su Amazon), Polar ha rilasciato il Grit X (vedi su Amazon), il suo primo dispositivo espressamente pensato per la montagna, purtroppo non ancora convincente al cento per cento. In teoria ci sarebbe anche la spagnola TwoNav, ma non siamo riusciti a contattarla e questo non lascia ben presagire per l’assistenza.
Ma cosa è successo nell’ultimo anno?
Garmin. Sta spingendo sull’acceleratore staccando i concorrenti (tranne Apple che gioca in un campionato diverso). Ogni anno sforna modelli con nuove funzionalità che pian piano dai top di gamma porta verso le fasce più basse, come la tecnologia Solar che dai fēnix è arrivata anche sui più economici Instinct (vedi su Amazon). A febbraio ha presentato il nuovo Enduro (vedi su Amazon), un modello dedicato agli ultra runner che punta tutto sulla durata estrema della batteria, fino a ieri punto di forza di Suunto. Durante il secondo trimestre ha purtroppo interrotto le vendite degli eTrex Touch e degli Oregon, i suoi palmari touch screen: speriamo che sia un segnale di un rinnovo imminente e non, come temiamo, di un loro abbandono. Il tallone di Achille del colosso americano continua a essere l’interfaccia utente, che richiede molta pratica, in particolare sui palmari. Interessante il forte segnale che ha lanciato acquisendo GEOS, la società che in caso di incidenti fornisce il servizio di richiesta interventi utilizzata dagli InReach (e dai concorrenti Spot).
Polar. Ha presentato il già citato Grit X e le nuove versioni dei Vantage V, Vantage M e Ignite, orientati ai triatleti e al fitness.
Suunto. A maggio ha presentato il nuovo Suunto 9 Peak (vedi su Amazon), il suo primo dispositivo dalle dimensioni ragionevoli. Nel 2021 ha definitivamente abbandonato Movescount, la sua storica piattaforma web, per passare a Sports Tracker, che la capogruppo Amer Sports ha acquisito nel 2015. In teoria ha senso: avere un’unica piattaforma per tutto il gruppo permette di ottimizzare gli sforzi. Purtroppo però Sports Tracker è ancora acerba e ben lontana dai concorrenti come Garmin Connect (e da Movescount stessa, che rimane attiva solo per i dispositivi più vecchi).
Negli ultimi anni accanto a Garmin, Polar e Suunto si sono affiancati produttori di elettronica di consumo come Apple, Fitbit (ora di proprietà di Google), Huawei e Samsung. Al momento sono più concentrati su fitness e wellness, ma il confine è sempre meno netto.
Anche in questo articolo manteniamo la collaudata divisione dello scorso anno:
Sportwatch. Sono innegabilmente comodi: si portano al polso, hanno il sensore cardiaco integrato (ormai sufficientemente preciso se allacciato nel modo corretto: stretto due dita sopra al polso), gestiscono allenamenti e possono essere utilizzati per più sport, dalla corsa nel parco, al giro in bici, all’uscita di scialpinismo. Ma hanno display minuscoli e batterie piccole (anche se l’autonomia è notevolmente migliorata da quando praticamente tutti i produttori sono passati ai chipset GPS Sony). Gli orologi vanno di moda, quindi c’è molta concorrenza, la scelta abbonda e i prezzi sono (quasi sempre) competitivi. Tecnicamente gli orologi incentrati sull’uso sportivo si chiamano “sportwatch”, mentre tutti gli altri sono genericamente “smartwatch”. Ma le differenze si assottigliano: la maggior parte delle persone cerca qualcosa da tenere al polso tutti i giorni, non solo durante l’attività fisica. I produttori l’hanno capito e assecondano il trend per evitare di fare la fine dei navigatori satellitari da auto tradizionali.
Palmari. Sono quelli da tenere in mano, gli unici che grazie alla cartografia e alla generosa dimensione del display possiamo davvero utilizzare per orientarci in modo efficace. Vanno meno di moda quindi la concorrenza è praticamente scomparsa e rimane un solo produttore: Garmin. Il monopolio de facto ha i suoi contro: i prodotti evolvono poco e i costi non scendono.
Comunicatori satellitari. Attenzione, non parliamo di telefoni satellitari, che sono una categoria a parte, ma di dispositivi come i Garmin inReach e gli Spot. Il loro focus è la sicurezza, ovvero la possibilità di comunicare a persone care o a una centrale operativa, anche in assenza di copertura cellulare. La comunicazione avviene tramite SMS o email, non telefonate. Visto che è necessario stipulare un abbonamento si rivolgono in particolare a chi fa spedizioni in ambienti remoti o alle guide, ma stanno diventando sempre più popolari anche tra gli amatori.
Nel seguito analizzeremo un ampio spettro di prodotti così da fare una scelta oculata.
Sportwatch e smartwatch

Garmin fēnix 6 Pro Solar Edition © Valerio Dutto
Garmin fēnix
In breve
I fēnix, nonostante il prezzo elevato, sono gli ambiti best seller che trainano le trimestrali del colosso americano. L’ultima incarnazione sono i fēnix 6: parliamo al plurale perché ci sono molte varianti e combinazioni (vedi sotto). Sono orologi multidisciplinari che offrono al polso un numero elevatissimo di funzioni.
Dispositivi
fēnix 6S (549,99 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 42 mm, indicata per chi ha il polso sottile. Ha uno schermo da 1,2” (come i precedenti fēnix 5), cinturino da 20 mm e un’autonomia teorica della batteria in modalità GPS da 25 ore.
fēnix 6 (549,99€, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 47 mm. Ha uno schermo da 1,3”, cinturino da 22 mm e un’autonomia della batteria teorica in modalità GPS da 36 ore.
fēnix 6X Pro (699,99 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 51 mm. Ha uno schermo da 1,4”, cinturino da 26 mm e un’autonomia teorica della batteria in modalità GPS da 60 ore.
Per ciascuno esistono varianti più costose: Solar, ora disponibile su tutti i modelli, con piccole celle fotovoltaiche che con la luce solare aumentano ulteriormente la durata della batteria, Pro, con mappe, Wi-Fi e la possibilità di ascoltare musica direttamente dall’orologio, e Sapphire, con vetro zaffiro che assicura superiore resistenza a urti e graffi.
Il test
I fēnix si confermano gli sportwatch più completi del mercato. Sono in grado di fare felici, senza scendere a troppi compromessi, runner, trail runner, escursionisti, alpinisti, mountain biker e soprattutto chi pratica più di queste attività. Naturalmente i prezzi a cui sono venduti fanno pretendere il massimo, quindi è giusto elencarne i difetti: il peso elevato, il display poco leggibile al chiuso, il design che non stupisce, la navigazione tra i menu che in alcuni casi richiede una “caccia al tesoro” (peraltro a nostro avviso sarebbe più logico spostare i tasti Up e Down dal lato sinistro a quello destro). Piccole sbavature per dispositivi a cui dal punto di vista sportivo si può recriminare davvero poco. Avere le mappe al polso (solo nella versione Pro) è veramente comodo, a patto di non doverle scorrere (visto che non c’è il touch) e di sostituire quelle precaricate con le assai migliori OpenStreetMap. Un approfondimento sulla versione Solar: piccole celle fotovoltaiche disposte su una stretta cornice e sotto al display permettono di ridurre i consumi. In condizioni ottimali si parla di un prolungamento dell’autonomia del 10%. C’è da dire che anche sugli altri modelli dura così tanto che lo apprezzerà solo chi fa ultra trail o tour di più giorni senza possibilità di ricaricalo.
Le alternative
Se non ci serve la cartografia possiamo rivolgerci a Instinct (vedi su Amazon), Forerunner, oppure Polar Grit X (vedi su Amazon). D’altro canto se per noi la cartografia è davvero essenziale meglio considerare un modello palmare con schermo più grande. Chi cerca la massima autonomia della batteria può prendere in considerazione il nuovo Enduro (vedi su Amazon), anch’esso con la ricarica solare, che però sacrifica altre funzionalità.

Garmin Enduro © Valerio Dutto
Garmin Enduro
In breve
L’ultimo arrivato in casa Garmin punta tutto sulla durata estrema della batteria. È basato sul “fratello” fēnix 6X Pro Solar, da cui eredita buona parte delle caratteristiche, ma è più leggero e offre un’autonomia maggiore. Garmin ha però dovuto sacrificare Wi-Fi, mappe, musica e memoria interna (che scende da 32 GB a 64 MB). Nella confezione è incluso un valido cinturino in nylon leggero e leggermente elasticizzato che permette una chiusura davvero precisa.
Dispositivi
L’Enduro è disponibile con cassa in acciaio (799,99 €) o in titanio rivestito Diamond-like carbon (899,99 €, vedi su Amazon).
Il test
L’autonomia dell’Enduro è impressionante e strappa al Suunto 9 il primato di dispositivo dalla maggior durata. Stiamo parlando di ottanta ore in modalità GPS normale, che superano addirittura le duecento attivando la modalità “batteria max.” (che riduce la qualità delle tracce registrate e disattiva sensore cardiaco e Bluetooth). Pur utilizzando il GPS tutti i giorni non bastano 2/3 settimane per scaricarlo. Tenendo conto del prezzo di listino si fanno però sentire l’assenza di Wi-Fi, mappe e musica. È chiaro che l’Enduro è uno sportwatch pensato per ultra runner, per i quali è il nuovo punto di riferimento, per tutti gli altri ci sono i fēnix.
Le alternative
Il Suunto 9 (vedi su Amazon) se l’autonomia è una priorità: essendo del 2018 oggi è facile trovarlo scontato.

Suunto 7 © Valerio Dutto
Suunto 7
In breve
Il 7 è un dispositivo anomalo per Suunto perché basato su Wear OS, la versione di Android progettata per smartwatch. Come tutti i Suunto è imponente (la cassa è da 50 mm), ma il primo impatto è buono: curato, reattivo, con un bel display OLED (anche se non al livello dell’Apple Watch). Inoltre supporta la cartografia, anche offline, che è di buona qualità con tanto di curve di livello, la musica, offline per alcuni servizi (ma non Spotify), e i pagamenti con Google Pay.
Dispositivi
7 (479 €, vedi su Amazon). È l’unica versione al momento disponibile, anche se è possibile scegliere ghiere, bottoni e cinturini di diversi colori.
Il test
Sulla carta è interessante, ma alla prova dei fatti mostra i tutti i limiti di Wear OS: esoso in termini di batteria (nei nostri test è sempre stato il primo a scaricarsi a meno di non attivare le modalità GPS a risparmio energetico), immaturo, esperienza utente frammentata tra infinite app. Inoltre manca il supporto per sensori esterni, l’accensione del display ruotando il posto non sempre funziona a dovere, le app Suunto e Sports Tracker, per quanto ben fatte, sono un po’ troppo basilari. Peccato, perché l’hardware è valido e le mappe, basate sulle OpenStreetMap, sono ottime (una spanna sopra quelle preinstallate sui Garmin fēnix). In sintesi al momento è ancora troppo acerbo e considerando il prezzo non ci sentiamo di consigliarlo: conviene puntare su altro o attendere il successore.
Le alternative
Il Suunto 5 (vedi su Amazon), i Garmin vívoactive 4/4s o l’Apple Watch se ci interessa più il lato “smart” che lo sport (e abbiamo un iPhone).

Apple Watch Series 6 da 40 mm © Valerio Dutto
Apple Watch Series 6
In breve
Lo scorso settembre, come ogni anno, Apple ha presentato i nuovi Apple Watch Series 6, che tra le varie novità introduce un pulsossimetro per misurare l’ossigenazione del sangue. Includendo inoltre altimetro barometrico, bussola elettronica, supporto per GPS, GLONASS e Galileo, sensore per la rilevazione della frequenza cardiaca, giroscopio e molto altro possiamo dire che sulla carta hanno tutto quello che serve per essere veri e propri sportwatch. Purtroppo sono compatibili solo con gli smartphone della mela morsicata, chi usa Android è tagliato fuori.
Dispositivi
Series 6 da 40 mm (439 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 40 mm. Il modello base ha cassa in alluminio e l’ottimo cinturino Sport in fluoroelastomero.
Series 6 da 44 mm (469 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 44 mm. Il modello base ha cassa in alluminio e cinturino Sport. Il display è un poco più grande, la durata della batteria leggermente maggiore e il peso di qualche grammo superiore.
Per ciascuno esistono varianti più costose: Cellular (per inviare e ricevere messaggi, rispondere alle telefonate, ricevere notifiche, e ascoltare musica in streaming anche quando non abbiamo l’iPhone con noi), casse più pregiate (acciaio inossidabile o titanio) e infiniti cinturini, originali (molto costosi) o compatibili.
Il test
Anche con l’ultima versione l’Apple Watch si conferma il miglior smartwatch in circolazione. Design ed esperienza d’uso sono inarrivabili per i concorrenti. I suoi punti deboli per gli sportivi sono la limitata autonomia della batteria, una qualità delle tracce registrate altalenante (si comporta bene solo con l’iPhone accanto), un certo “nervosismo” nei profili altimetrici e la necessità di utilizzare app di terze parti per avere funzioni un poco più avanzate. Per esportare nei formati GPX/FIT le attività registrate con le fin troppo basilari app di sistema dobbiamo ricorrere a soluzioni come HealthFit o RunGap. Tuttavia il divario si sta colmando e Strava offre già l’integrazione nativa. L’Apple Watch si conferma una buona scelta per lo sportivo occasionale che ha un iPhone.
Le alternative
Meglio evitare il vecchio Apple Watch Series 3, ancora in vendita come modello di ingresso. Vale la pena invece valutare la nuova versione SE (vedi su Amazon), che a fronte di un risparmio di 130 € sacrifica display sempre attivo, elettrocardiogramma, pulsossimetro e monta un chip della generazione precedente. Chi ha uno smartphone Android deve rivolgersi ad altro, come il Fitbit Charge 4 (vedi su Amazon), i Garmin Forerunner, i Garmin vívoactive 4/4s o il Suunto 7 (vedi su Amazon).

Polar Grit X © Valerio Dutto
Polar Grit X
In breve
Il Grit X è il primo Polar davvero indirizzato a chi pratica discipline montane. Offre meno funzioni dei top di gamma della concorrenza (tipo supporto app di terze parti, musica e pagamenti), ma questo si riflette in un prezzo competitivo, cosa che non guasta, anche perché in montagna non sono funzionalità strettamente necessarie. L’essenziale comunque c’è: supporto per le costellazioni GPS, GLONASS e Galileo, bussola elettronica, altimetro barometrico. Il display è touch, anche se può essere completamente pilotato attraverso i cinque tasti fisici.
Dispositivi
Grit X (429,9 €, vedi su Amazon). È l’unica versione al momento disponibile, anche se è possibile scegliere il cinturino e colore della ghiera.
Il test
Il Grit X sulla carta è veramente interessante: offre molte funzioni a un prezzo competitivo rispetto ai top di gamma Garmin o Suunto. I suoi punti di forza sono sicuramente batteria infinita, precisione buona e piattaforma Polar Flow davvero valida. Tuttavia, pur essendo un buon prodotto per il fitness, offre poche funzioni per gli sport di montagna. In particolare è praticamente impossibile riuscire a seguire un itinerario: non ci riferiamo solo dell’assenza della cartografia, anche l’integrazione con Koomot, nota piattaforma per pianificare e seguire percorsi, è troppo laboriosa. Tutto questo mette in evidenza un problema di posizionamento sul mercato: da una parte il prezzo è elevato per competere con i dispositivi dedicati a running e fitness (che però hanno più funzioni “smart”), dall’altra ha poche funzionalità per competere con i top di gamma outdoor della concorrenza. A questo si aggiungono i difetti pratici che abbiamo rilevato: il display, davvero piccolo in proporzione alla cornice, si riga facilmente, per leggerlo serve una vista acutissima dato che il contrasto è nullo e la retroilluminazione fioca, il cinturino si scolorisce, il design, bellissimo nei render pubblicitari, perde molto dal vivo, la sincronizzazione con lo smartphone è lentissima (mezz’ora è la norma).
Le alternative
Il Garmin Forerunner 645 che, anche nella versione Music (vedi su Amazon), costa meno pur avendo molte più funzioni smart (e Wi-Fi, ANT+, LiveTrack, ecc.). Oppure, per chi è prettamente orientato verso la montagna, i Garmin Instinct (vedi su Amazon) o i fēnix 6.
Garmin fēnix 6S | Garmin fēnix 6 | Garmin fēnix 6X | Garmin Enduro | Polar Grit X | Suunto 7 | Apple Watch Series 6 40 mm | Apple Watch Series 6 44 mm | |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Tipologia | Sportwatch | Sportwatch | Sportwatch | Sportwatch | Sportwatch | Smartwatch | Smartwatch | Smartwatch |
Peso | 58 g | 80 g | 93 g | 61 g | 64 g | 70 g | 40 g | 48 g |
Dimensione display | 1,2” | 1,3” | 1,4” | 1,4" | 1,2" | 1,34” | 1,57” | 1,78” |
Tipo display | MiP | MiP | MiP | MiP | Non dichiarato | OLED | OLED | OLED |
Display sempre acceso | (con limitazioni) | (con limitazioni) | (con limitazioni) | |||||
Durata batterie dichiarata in modalità GPS | Fino a 25 h | Fino a 36 h | Fino a 60 h | Fino a 80 h | Fino a 40 h | Fino a 12 h (ma in realtà notevolmente inferiore) | Fino a 6 h | Fino a 6 h |
Touch screen | ||||||||
Tipo batteria | Ioni di litio | Ioni di litio | Ioni di litio | Ioni di litio | Ioni di litio | Ioni di litio | Ioni di litio | Ioni di litio |
Altimetro barometrico | ||||||||
Bussola elettronica | ||||||||
Supporto cartografia | (solo versione Pro) | (solo versione Pro) | Solo con app di terze parti | Solo con app di terze parti | ||||
GPS | ||||||||
GLONASS | ||||||||
Galileo | ||||||||
Bluetooth | ||||||||
Wi-Fi | (solo versione Pro) | (solo versione Pro) | ||||||
ATN+ | ||||||||
Cellulare | (solo versione Cellular) | (solo versione Cellular) | ||||||
Comunicazione satellitare | ||||||||
Sensore cardiaco | ||||||||
Impermeabilità | 10 ATM | 10 ATM | 10 ATM | 10 ATM | 10 ATM | 50 m | 50 m | 50 m |
Live track | Solo con app di terze parti | Solo con app di terze parti | ||||||
Supporto app di terze parti | ||||||||
Supporto attività multisport | ||||||||
Prezzo di listino | 549,99 € (vedi su Amazon) | 549,99 € (vedi su Amazon) | 699,99 € (vedi su Amazon) | 799,99 € (vedi su Amazon) | 429,9 € (vedi su Amazon) | 479 € (vedi su Amazon) | 439 € (vedi su Amazon) | 469 € (vedi su Amazon) |
Palmari
Garmin eTrex Touch
In breve
È la famiglia di dispositivi Garmin cartografici entry level con schermo touch. Pur essendo usciti nel lontano 2015 sono ancora quelli dal miglior rapporto qualità prezzo, soprattutto considerando che il prezzo su strada è migliore di quello di listino. Aggiornamento: nel corso del 2021 Garmin ha terminato le vendite degli eTrex Touch.
Dispositivi
Touch 25 (249 €, vedi su Amazon). È il modello base della famiglia, meno interessante perché non include né Bluetooth né altimetro barometrico.
Touch 35 (299 €, vedi su Amazon). Come il Touch 25, ma con Bluetooth (per ricevere notifiche dallo smartphone e effettuare il live track) e altimetro barometrico, indispensabile per misurare con precisione l’altitudine. È il modello che consigliamo alla maggior parte delle persone che hanno bisogno di un GPS cartografico.
Il test
L’eTrex Touch 35 è un dispositivo equilibrato dal prezzo ragionevole. Non è esente da difetti, ma tutto sommato ci si può convivere facilmente. Quelli da tenere in considerazione sono la durata della batteria inferiore ai modelli non touch (ma comunque buona adottando alcuni accorgimenti) e il fatto che l’interazione con i guanti è possibile solo con quelli leggeri e non è certo comoda. Un problema che abbiamo riscontrato è che in alcuni casi, per fortuna rari, il touch screen non risponde più ai comandi e l’unico modo per risolvere è riavviare il dispositivo. In definitiva ne consigliamo ancora l’acquisto perché si tratta del dispositivo in assoluto più bilanciato per escursionisti, alpinisti, scialpinisti e mountain biker.
Le alternative
Il fratello maggiore Oregon 700 (vedi su Amazon). Chi invece non ama i GPS con schermi touch può rivolgersi agli eTrex classici o ai GPSMAP, che per contro hanno un’interfaccia più spartana e meno intuitiva, in particolare nella logica di registrazione della traccia. Garmin Oregon 700 © Valerio Dutto
Garmin Oregon
In breve
Sono i fratelli maggiori degli eTrex. Rispetto a questi hanno uno schermo più grande (3” al posto di 2,6”) e con più risoluzione, includono Wi-Fi e supporto Connect IQ per installare app di terze parti come Komoot. Sono un poco più recenti degli eTrex Touch, ma come loro nel 2021 avrebbero bisogno di un rinnovamento. Aggiornamento: nel corso del 2021 Garmin ha terminato le vendite degli Oregon.
Dispositivi
Oregon 700 (399 €, vedi su Amazon). È il modello di ingresso della famiglia. Include quasi tutto ciò che serve: pieno supporto per la cartografia, altimetro barometrico, bussola elettronica, Bluetooth, Wi-Fi, notifiche, Connect IQ, microSD. La cartografia preinstallata è inadeguata, ma è facile installarne altre completamente gratuite, di ottima qualità, basate sulle OpenStreetMap.
Oregon 750 (499 €). Rispetto al 700 offre 4 GB di memoria interna (al posto di 1,7 GB) e una preistorica fotocamera da 8 megapixel.
Oregon 750t (549 €). Identico al 750, ma con mappe TopoActive Europe precaricate, purtroppo troppo povere per essere davvero utili.
Il test
Non vale la pena considerare i 750/750t, mentre il 700 è un ottimo prodotto, uno dei più interessanti della gamma di palmari Garmin. Reattivo, con interfaccia di registrazione traccia moderna, display migliore degli eTrex Touch, dimensioni inferiori ai GPSMAP, supporto Connect IQ e il comodo Wi-Fi. Il suo problema è il prezzo: i vantaggi che offre rispetto all’eTrex Touch 35 non sono così marcati, per cui vale la pena se lo si trova a un prezzo su strada non troppo superiore.
Le alternative
Chi vuole risparmiare qualcosa si può orientare sull’eTrex Touch 35 (vedi su Amazon), chi non ama il touch sui più tradizionali eTrex/GPSMAP.

Garmin GPSMAP 65s © Valerio Dutto
Garmin GPSMAP
In breve
È la famiglia di dispositivi pensati per il rilevamento e la tracciatura dei sentieri. Grazie alla grossa antenna sporgente quad helix offrono maggiore precisione in condizioni difficili, a discapito di ingombro e peso. La vocazione dei GPSMAP per il rilevamento è evidente anche dal numero e disposizione dei tasti. Non sono touch screen, quindi possiamo usarli con i guanti, ma l’interazione è meno intuitiva e la scrittura macchinosa. A settembre 2020 sono stati presentati alcuni modelli “multi-banda”, ossia in grado di ricevere i segnali anche su una frequenza più bassa rispetto alla canonica, per ridurre ulteriormente gli errori di posizione. I GPSMAP sono divisi in due sottofamiglie: i 65, che ricordano i precedenti 64 e hanno un display da 2,6”, e i 66, dal design più moderno e un display da 3”.
Dispositivi
65 (349,99€, vedi su Amazon). È il nuovo modello di ingresso della famiglia. È il primo Garmin con supporto multi-banda, ma ricorda molto da vicino i precedenti GPSMAP 64 (stesso design, display da 2,6”, assenza di Wi-Fi, Connect IQ, live track). Non dispone degli indispensabili altimetro barometrico e bussola elettronica.
65s (399,99€, vedi su Amazon). Identico al 65s, ma con altimetro barometrico e bussola elettronica.
66s (399,99 €, vedi su Amazon). È moderno (salvo il design che ricorda un telefono anni ’90) e completo perché include tutto ciò che serve: pieno supporto per la cartografia, altimetro barometrico, bussola elettronica, Bluetooth, Wi-Fi, notifiche, Connect IQ, microSD, Galileo. A differenza dei GPSMAP 65 non è multi-banda. La cartografia preinstallata è inadeguata, ma è facile installarne altre completamente gratuite, di ottima qualità, basate sulle OpenStreetMap.
66st (449,99 €). Identico al 66s, ma con mappe TopoActive Europe precaricate, purtroppo troppo povere per essere davvero utili.
66sr (499,99 €). Identico al 66s, ma con supporto multi-banda come i 65.
66i (599,99 €, vedi su Amazon). È il modello top di gamma. Rispetto al 66st offre in più le funzionalità inReach (vedi sezione dedicata). A differenza degli altri GPSMAP non supporta il GLONASS e la batteria non è sostituibile, pertanto va ricaricata con un alimentatore USB (non incluso).
Il test
Non aspettiamoci miracoli dalla grossa antenna: in condizioni normali i GPSMAP sono del tutto paragonabili agli altri GPS, mentre in condizioni difficili offrono prestazioni un poco superiori. Ma questo ha un prezzo in termini di esborso iniziale, ingombro e peso (i GPSMAP 66 non stanno in tasca né nella maggior parte delle fasce a vita degli zaini). Per questo li consigliamo quasi esclusivamente a chi traccia sentieri, anche considerando che la logica di registrazione traccia è ancora quella tradizionale Garmin che continua a confondere tante persone. Discorso a parte per il 66i che, grazie alle funzionalità inReach, è molto interessante per chi fa spedizioni o alle guide che accompagnano clienti in montagna o all’estero.
Le alternative
Se usiamo il GPS per orientarci, seguire tracce e misurare le statistiche dell’uscita potrebbe vale la pena risparmiare qualcosa e orientarci verso gli eTrex, eTrex Touch o Oregon.
Garmin eTrex Touch 25 | Garmin eTrex Touch 35 | Garmin Oregon 700 | Garmin GPSMAP 65s | Garmin GPSMAP 66s | Garmin GPSMAP 66st | Garmin GPSMAP 66i | |
---|---|---|---|---|---|---|---|
Tipologia | Palmare | Palmare | Palmare | Palmare | Palmare | Palmare | Palmare |
Peso | 159 g | 159 g | 210 g | 217 g | 230 g | 230 g | 241 g |
Dimensione display | 2,6” | 2,6” | 3" | 2,6" | 3” | 3” | 3” |
Tipo display | TFT | TFT | TFT | TFT | TFT | TFT | TFT |
Display sempre acceso | |||||||
Durata batterie dichiarata in modalità GPS | Fino a 16 h | Fino a 16 h | Fino a 16 h | Fino a 16 h | Fino a 16 h | Fino a 16 h | Fino a 35 h |
Touch screen | |||||||
Tipo batteria | 2 AA | 2 AA | 2 AA | 2 AA | 2 AA | 2 AA | Ioni di litio |
Altimetro barometrico | |||||||
Bussola elettronica | |||||||
Supporto cartografia | |||||||
GPS | |||||||
GLONASS | |||||||
Galileo | |||||||
Multi-banda | |||||||
Bluetooth | |||||||
Wi-Fi | |||||||
ATN+ | |||||||
Cellulare | |||||||
Comunicazione satellitare | |||||||
Sensore cardiaco | |||||||
Impermeabilità | IPX7 | IPX7 | IPX7 | IPX7 | IPX7 | IPX7 | IPX7 |
Live track | |||||||
Supporto app di terze parti | |||||||
Supporto attività multisport | |||||||
Prezzo di listino (a partire da) | 249 € | 299 € | 399,99 € | 399,99 € | 399,99 € | 449,99 € | 599,99 € |
Comunicatori satellitari

Garmin inReach Mini © Valerio Dutto
Garmin inReach
In breve
Gli inReach derivano da tecnologia DeLorme che nel 2016 è stata acquisita da Garmin. Il loro focus è la sicurezza, ossia la possibilità di comunicare in modo bidirezionale, anche in assenza di copertura cellulare, con persone care oppure con una centrale operativa. Non sono telefoni satellitari perché la comunicazione avviene tramite SMS o email. Per la comunicazione fanno uso della rete satellitare Iridium, che offre il 100% di copertura del globo, ma è necessario sottoscrivere un abbonamento con prezzi a partire da 15€/mese. Gli inReach offrono un sistema di tracking che permette di mandare a intervalli regolari la propria posizione ai contatti designati.
Dispositivi
Mini (349,99 €, vedi su Amazon). È il piccolo della famiglia. Può mandare richieste di SOS e messaggi satellitari (scegliendo tra preimpostati, scritti direttamente sul dispositivo -ma è lento e laborioso-, o sul nostro smartphone collegato in Bluetooth). A differenza di tutti gli altri dispositivi non è un GPS da usare per tracciare le attività sportive (in teoria lo potrebbe diventare utilizzando l’Earthmate sul nostro smartphone, ma ha poco senso utilizzarlo per quello scopo).
SE+ (449,99 €) e Explorer+ (499,99 €). Sebbene marchiati Garmin sono ancora di derivazione DeLorme. Con l’uscita del GPSMAP 66i è ragionevole supporre che SE+ e Explorer+ siano arrivati al capolinea.
Il test
Il grande vantaggio rispetto a buona parte dei concorrenti è che gli inReach permettono non solo l’invio, ma anche la ricezione di messaggi. È importante però sottolineare che la comunicazione è ben diversa da quella dei normali SMS: dobbiamo essere all’aperto senza ostacoli verso il cielo e ogni messaggio richiede alcuni minuti per essere inviato o ricevuto. In caso di emergenza possiamo premere il bottone SOS aprendo il cappuccio protettivo sotto cui è nascosto. La nostra richiesta verrà inviata alla centrale operativa GEOS, società recentemente acquisita da Garmin attiva nella gestione e monitoraggio delle emergenze, che avviserà i soccorritori più vicini cui spetterà l’intervento.
Le alternative
Per rimanere in casa Garmin il GPSMAP 66i (vedi su Amazon). In alternativa lo Spot X (vedi su Amazon), che fa uso della rete Globalstar che, a dispetto del nome, non copre l’intero globo e in generale è ritenuta meno affidabile di Iridium. Oppure ancora lo SPOT Gen4 (vedi su Amazon), più economico, ma che non offre una comunicazione bidirezionale.

Spot Gen4 © Valerio Dutto
Spot
In breve
Sono la risposta di Spot, parte del gruppo Globalstar, ai Garmin inReach. Grazie alla rete satellitare della casa madre possono comunicare attraverso SMS o email da 140 caratteri sottoscrivendo un abbonamento che parte da 11,95€/mese. Il costo è minore rispetto agli inReach perché fanno uso di una rete che non copre l’intero globo e in generale è ritenuta meno affidabile di Iridium. Come gli inReach offrono un sistema di tracking che permette di mandare a intervalli regolari la propria posizione.
Dispositivi
Spot Gen4 (143,53 €, vedi su Amazon). Non è un errore: il prezzo ufficiale è davvero questo. È il modello base che offre solo una comunicazione unidirezionale senza display.
Spot X (249 €) e Spot X Bluetooth (299 €, vedi su Amazon). La differenza è spiegata nel nome: attraverso il Bluetooth possiamo associare il secondo al nostro smartphone per comporre messaggi, sincronizzarlo con la piattaforma web e in generale controllarlo dall’app Spot X.
Il test
Il tempo di invio dei messaggi è difficilmente predicibile: nei nostri test è variato da un paio di minuti a oltre i venti (essenziale tenerlo nella posizione indicata sul manuale e con perfette condizioni di visibilità del cielo). È tuttavia un difetto da ridimensionare considerando il prezzo ragionevole di acquisto e di abbonamento, che rendono gli Spot abbordabili anche agli amatori. Conoscendone i limiti (e mandando qualche messaggio in più, visto che durante le nostre prove non tutti sono stati recapitati al destinatario) ci permettono di rassicurare la famiglia e magari addirittura salvarci la vita grazie al collegamento con la centrale operativa GEOS. Da tenere presente che la rete Globalstar, a dispetto del nome, non copre l’intera Terra: lo sono Europa e Americhe, Groenlandia esclusa, ma a chi pensa di usarlo in altri continenti consigliamo di verificare sul sito ufficiale l’effettiva disponibilità del servizio. Una considerazione sul Gen4: non essendoci un display bisogna utilizzare i bottoni, cosa che non è ideale in condizioni di emergenza visto che sono poco intuitivi. Anche i led risultano difficili da vedere al sole.
Le alternative
Per chi cerca una comunicazione bidirezionale il Garmin inReach Mini (vedi su Amazon) o il GPSMAP 66i (vedi su Amazon).
Garmin GPSMAP 66i | Garmin inReach Mini | Spot Gen4 | Spot X Bluetooth | |
---|---|---|---|---|
Tipologia | Palmare/Satellitare | Satellitare | Satellitare | Satellitare |
Peso | 241 g | 100 g | 142 g | 198 g |
Dimensione display | 3” | 0,9” | 2,7" | |
Tipo display | TFT | MiP | Dot matrix | |
Display sempre acceso | ||||
Durata batterie dichiarata in modalità GPS | Fino a 35 h | Fino a 90 h in modalità di rilevamento ogni 10 minuti (impostazione predefinita) | Fino a 1.250 messaggi | Fino a 240 h |
Touch screen | ||||
Tipo batteria | Ioni di litio | Ioni di litio | 4 AAA | Ioni di litio |
Altimetro barometrico | ||||
Bussola elettronica | ||||
Supporto cartografia | ||||
GPS | ||||
GLONASS | ||||
Galileo | ||||
Bluetooth | (esiste una versione senza) | |||
Wi-Fi | ||||
ATN+ | (come sensore) | |||
Cellulare | ||||
Comunicazione satellitare | ||||
Sensore cardiaco | ||||
Impermeabilità | IPX7 | IPX7 | IP68 | IP67 |
Live track | ||||
Supporto app di terze parti | ||||
Supporto attività multisport | ||||
Prezzo di listino | 599,99 € (vedi su Amazon) | 349,99 € (vedi su Amazon) | 145,33 € (vedi su Amazon) | 299 € (vedi su Amazon) |
Piattaforme web
Un aspetto cruciale che generalmente non viene considerato nella scelta del nuovo GPS è la piattaforma online a cui esso si collega. Eppure, anche se data per scontata, è parte essenziale dell’esperienza utente.
Ogni produttore ha la sua: Garmin ha Connect (connect.garmin.com), Polar ha Flow (flow.polar.com) e Suunto ha Sports Tracker (sports-tracker.com). L’eccezione è rappresentata da Apple, che non ha una vera e propria piattaforma accessibile da browser ma fa uso delle app Attività e Salute sull’iPhone abbinato (con tutti i limiti del caso).
Il compito di queste piattaforme è fare da collettore alle nostre attività, anche se praticamente tutte offrono qualcosa in più: monitoraggio dello stato di salute, piani di allenamento, sfide con gli amici o con persone del nostro stesso livello, suggerimenti sui percorsi da fare. L’obiettivo è duplice: da una parte motivarci a fare di più, dall’altra legarci all’ecosistema del produttore. Le più mature sono sicuramente Garmin Connect e Polar Flow, mentre al confronto Sports Tracker di Suunto è molto limitata (per fare un esempio mancano del tutto gli allenamenti o le metriche personali).
Inoltre vi sono piattaforme di terze parti, che generalmente sono più complete o si focalizzano su qualche aspetto, come gli allenamenti o le sfide con gli amici. I produttori hanno stretto delle partnership con alcune di esse in modo da inviar loro in automatico, se desiderato, le attività registrate. La più conosciuta è sicuramente Strava, ma ce ne sono infinite altre: TrainingPeaks, MyFitnessPal, Endomondo, MapMyRun/MapMyRide, Runtastic, Runkeeper, ecc.
Non è finita: Garmin ha una piattaforma parallela per gli inReach chiamata Explore (explore.garmin.com), Suunto è passata a Sports Tracker solo recentemente perché in passato usava Movescount (movescount.com). In più ogni piattaforma ha delle app associate: Garmin ha Connect, Polar ha Flow, Suunto ha… Suunto (da non confondersi con la gemella Sports Tracker), anche se il Suunto 7, poiché basato su Wear OS, si appoggia anche a Google Fit. Inoltre Garmin ha Earthmate per gli inReach, ancora marchiata DeLorme.
Confusi? E pensare che non abbiamo ancora parlato degli applicativi per computer: Garmin ne ha una pletora (Express, BaseCamp, WebUpdater, MapManager, MapInstall), alcuni dei quali in via di dismissione, Suunto ha SuuntoLink (per i dispositivi più recenti) e Moveslink/Moveslink2 (per i più vecchi), Polar ha FlowSync. Una vera giungla!
Gli unici dispositivi che possono essere usati in modo indipendente sono i Garmin, cosa vantaggiosa visto che non sempre disponiamo di connettività a Internet. Senza contare che le piattaforme web potrebbero non essere pienamente operative, come è accaduto lo scorso luglio quando proprio l’azienda americana è stata vittima di un attacco che per una settimana ha messo KO i suoi servizi online. In quel periodo non abbiamo potuto collegarci a Garmin Connect, ma i tradizionali applicativi per computer ci hanno permesso di utilizzare i ricevitori attraverso il buon vecchio cavo.
Costellazioni satellitari
In principio è arrivato il GPS, gestito dal governo degli Stati Uniti, realizzato negli anni settanta per applicazioni militari e aperto a tutti vent’anni più tardi. La Russia in piena guerra fredda, per non dipendere dai suoi antagonisti, ha sviluppato il GLONASS, che dopo alcuni anni di pressoché abbandono è tornato pienamente operativo nell’ultimo decennio. A inizio anni duemila l’Unione europea ha ideato Galileo, entrato in servizio solo recentemente e rivolto principalmente ai settori civili e commerciali. Inoltre la Cina ha realizzato Beidou, l’India IRNSS, il Giappone QZSS, focalizzati però esclusivamente sui rispettivi territori e quindi di limitato interesse per noi.
GPS, GLONASS e Galileo funzionano in tutto il globo e, semplificando al massimo, sono basati sugli stessi principi, addirittura offrono precisioni analoghe. Il GPS è chiaramente il più conosciuto, al punto da essere impropriamente usato come sinonimo di tutte queste tecnologie, anche se dovremmo usare il più corretto GNSS, acronimo di Global Navigation Satellite System.
Ma perché ne stiamo parlando? Perché i dispositivi che sfruttano più costellazioni ricevono più segnali e migliorano l’accuratezza nelle condizioni difficili, ossia dove il segnale fatica a penetrare (come nelle foreste particolarmente fitte), o rimbalza (come nei canyon o in prossimità di pareti rocciose).
Praticamente tutti i ricevitori citati in questo articolo supportano GPS e GLONASS, alcuni anche Galileo. Inoltre, i Garmin GPSMAP 65 e 66sr, come alcuni smartphone più moderni, sono in grado di ricevere i segnali anche su una frequenza più bassa rispetto alla canonica, da cui il nome “multi-banda”. Questo permette, in certe condizioni, di ridurre ulteriormente gli errori di posizione.
Conclusioni
Come abbiamo visto le scelte abbondano e non ce n’è una migliore in assoluto: dipende dagli sport che facciamo, dalle nostre necessità (privilegiamo la comodità, la durata della batteria, la precisione?) e da preferenze personali.
Quale che sia il modello scelto dovremo dedicarci del tempo per comprenderne le funzionalità, configurarlo a nostra misura, conoscerne software e piattaforme web collegate. Ricordando che per usarlo appieno dovremo collegarlo attraverso il Bluetooth al nostro smartphone (esperienza che non sempre fila liscia, soprattutto per chi usa Android), installare delle app (plurale visto che spesso sono più di una), registrarci alla piattaforma web del produttore e magari quelle di terze parti come Strava o TrainingPeaks.
Per concludere è importante sfatare un mito: i GPS non sono così precisi. E, soprattutto, la precisione non è proporzionale al prezzo del dispositivo. Magari l’abbiamo già notato confrontando i risultati con gli amici a fine uscita: ci sono sempre discrepanze, in alcuni casi significative. È normale che sia così, è il limite intrinseco della tecnologia GPS (e delle costellazioni gemelle GLONASS e Galileo). Basta tenerlo in conto senza farci illudere dai risultati apparentemente inequivocabili che i nostri dispositivi ci fanno credere di aver misurato.
Valter
09/08/2021 alle 12:16
Troppo sbilanciato su Garmin. Qualche interesse? Per cortesia pubblicate nuova edizione aggiungendo per esempio COROS APEX PRO. Grazie
Valerio Dutto
09/08/2021 alle 12:37
Ciao Valter, nessun interesse, se leggi l’articolo è spiegato chiaramente il nostro punto di vista che cerchiamo di mantenere il più bilanciato possibile, senza lesinare le critiche a un produttore o all’altro, quando dovute. I COROS sulla carta paiono buoni dispositivi, ma al momento sono più orientati sulla corsa, per cui un po’ fuori da quella che è la mia esperienza. Tuttavia sono un’azienda aggressiva (intesa in senso buono) che tengo nel radar da qualche anno perché come sottolineo anche nell’articolo ci sarebbe bisogno di maggior concorrenza.
Daniele
11/08/2021 alle 17:46
Ho un COROS Vertix e non è incentrato sulla corsa ma anzi nasce per la montagna con altimetro, barometro e pulsiossimetro che oltre i 2500 da un’indicazione dell’acclimatamento in quota. Sotto i 2500 metri funge da saturimetro. Durata batteria in gps: 60 ore, straordinario. GPS preciso. Me lo porto in giro da un anno e ne sono entusiasta. Frequenti i rilasci di nuovi update con nuove funzionalità come Evolab.
Valerio Dutto
18/08/2021 alle 20:02
È appena stato presentato il nuovo VERTIX 2 che, per la prima volta sui COROS, include anche il supporto per la cartografia. Sulla carta sembra interessante, anche se il prezzo è del tutto paragonabile ai concorrenti top di gamma, mentre in passato il buon rapporto qualità/prezzo è stata la caratteristica dell’azienda cinese. Comunque appena possibile lo proveremo e dopo tutti i test lo includeremo in questa guida 😊
Michele
09/08/2021 alle 15:36
Avrei messo nel confronto anche il test accurato (e non due semplici righe) del Suunto 9 Baro oppure 9 Peak, nel complesso decisamente superiori al Suunto 7 e quindi maggiormente “sfidanti” i corrispettivi Garmin
Valerio Dutto
09/08/2021 alle 17:10
Ciao Michele, il Suunto 9 Baro era presente nella guida del 2020, ma quest’anno non l’ho più inserito perché non lo ritengo competitivo con gli altri presenti in questa comparativa. Il Suunto 9 Peak è al mio polso in questo momento, ma per poterne scriverne in modo accurato testo i dispositivi per almeno un mese o due.
Michele
11/08/2021 alle 17:31
Eh beh…ok. Differenti punti di vista 🙂. Ciao! 👋🏻
spera.andrea@gmail.com
13/09/2021 alle 17:42
Ciao Valerio,
sto valutando proprio l’acquisto del suunto 9 peak.
a distanza di qualche mese che mi dici per l’utilizzo trekking?
Grazie
Andrea
Valerio Dutto
13/09/2021 alle 18:53
In super sintesi: molto valido dal punto di vista sportivo, un po’ troppo essenziale invece sulla parte “smart”. Quello che dice di fare lo fa bene e la batteria dura davvero tanto, ma le assenze si fanno sentire rispetto alla concorrenza. Il suo problema a mio avviso è il prezzo che lo pone in diretta concorrenza con i fēnix. Rispetto a questi, anche tralasciando le funzionalità che alcuni possono considerare “accessorie” (musica, pagamenti, app di terze parti, live track, Wi-Fi, tracciamento 24×7, ecc.), è assente una cosa importante: il supporto per la cartografia (disponibile invece sui fēnix versione Pro). Niente da dire invece sulla qualità costruttiva: è realizzato con materiali di qualità e apprezzo molto compattezza, leggerezza ed eleganza (stona solo la cornice nera un po’ troppo ampia rispetto al display). Spero di averti risposto in modo sufficientemente esauriente 😉
spera.andrea@gmail.com
14/09/2021 alle 10:15
Ciao,
per cui dovendo spendere dei soldi a questo punto il Fenix pro è superiore da quello che capisco.
Grazie mille
Mario Ferraris
25/08/2021 alle 14:25
Dotazione e consigli semplicemente fantastico.
Ne approfitto per chiedere un consiglio in quanto problema per ora
Non risolto per difficoltà a comunicare con il centro assistenza Garmin.
Sul mio Oregon 600, che come da voi esposto fa’ un lavoro super, si sta rovinando lo sportello di chiusura delle batterie, in pratica si scolla il bordo esterno e si è formata una fessura che inevitabilmente lascia filtrare umidità e polvere.
Dove posso reperire il pezzo di ricambio? Grazie
Cordialmente
Mario Ferraris
Marco
30/08/2021 alle 10:10
Ciao e grazie per i vostri articoli che sono molto interessanti.
Stavo per muovermi per l’acquisto di un Etrex35 ma la vostra guida mi ha acceso il dubbio per optare per un Oregon700 una volta lette le caratteristiche (schermo più grande e connettività IQ) e considerando che i prezzi degli strumenti si sono abbassati molto.
Sull’Oregon 700 non ho trovato però articoli così esaustivi come sull’Etrex35, soprattutto per quello che riguarda IQ Connect, che sulla carta mi sembra estremamente comodo.
IQ Connect disponibile su Oregon700 funziona come quello di modelli più recenti o ci sono diverse release che quindi ne limitano l’utilizzo?
Visto che entrambi gli strumenti risultano datati, c’è la possibilità che quest’anno escano dei modelli sostitutivi e quindi conviene attendere per l’acquisto?
Grazie ancora di tutto, ciao!
Eugenio
06/11/2021 alle 22:58
Sto valutando l acquisto di un gps palmare SATMAP Active 20 x il display grande ,cosa ne pensi visto che é poco conosciuto ; che formato di mappe si possono installare. Grazie
Valerio Dutto
08/11/2021 alle 15:42
Ciao Eugenio, purtroppo non ho esperienza diretta dei Satmap. Quando incontro nuovi marchi sono sempre un po’ critico, forse perché in passato ne ho provati tanti promettenti sulla carta che poi mi hanno deluso. Sicuramente i prezzi non mi sembrano particolarmente competitivi…
Davide Supporter
20/05/2022 alle 11:32
Buongiorno,
Sto valutando di acquistare il Garmin Forerunner 945 sia per correre sia per le escursioni in montagna. Avete per caso avuto modo di testarlo? È adatto anche per il trekking? C’è chi lo consiglia rispetto al Fenix 6 per il peso inferiore e quindi si sente meno al polso sul lungo periodo…