Dal primo gennaio 2022 entrerà in vigore il decreto legislativo 40 del 28 febbraio 2021 volto a revisionare le norme di sicurezza nelle discipline sportive invernali. Un documento di una ventina di pagine che sui social sta scatenando un putiferio per via dell’articolo 26 comma 2:
“I soggetti che praticano lo sci-alpinismo o lo sci fuoripista o le attività escursionistiche in particolari ambienti innevati, anche mediante le racchette da neve, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano rischi di valanghe, devono munirsi di appositi sistemi elettronici di segnalazione e ricerca, pala e sonda da neve, per garantire un idoneo intervento di soccorso.”
Un decreto che non stupisce più di tanto visto che da quasi vent’anni esiste una legge dalla formulazione simile, la 363 del 24 dicembre 2003, che tuttavia include solo gli sci alpinisti e differisce per un aggettivo: “I soggetti che praticano lo sci-alpinismo devono munirsi, laddove, per le condizioni nivometeorologiche, sussistano evidenti rischi di valanghe, di appositi sistemi elettronici per garantire un idoneo intervento di soccorso”.
Il nuovo decreto, giusto o meno che lo si reputi, rende di fatto obbligatorio portare con sé ARTVA, pala e sonda per tutte le attività su terreno innevato. Molti si chiedono quale pericolo di valanga ci possa essere facendo una camminata in un bosco, altri litigano su quale sia l’indice del bollettino nivologico per cui sussistano rischi.
Il punto però non è la ricerca del cavillo o la probabilità di ricevere o meno la sanzione. Così come al giorno d’oggi non ci sogneremmo di mettere in discussione l’obbligo delle cinture di sicurezza in auto, anche a basse velocità o in assenza di “evidenti” rischi, allo stesso modo chiunque frequenti un minimo la montagna in inverno non dovrebbe fare a meno della dotazione per l’autosoccorso. Che sia uno sci alpinista o un “semplice” ciaspolatore.
Certo, non possiamo ignorare l’elefante nella stanza: ARTVA, pala e sonda sono costosi visto che per il set si parte da 280/300 €. Poi dobbiamo portarli con noi, con un peso non trascurabile e occupando spazio prezioso, cosa che potrebbe costringerci a comprare un nuovo zaino con scompartimento dedicato.

Uno zaino con scompartimento dedicato per pala e sonda © Valerio Dutto
Ultimo, ma non meno importante, dobbiamo saperli usare, frequentando periodicamente i corsi del CAI e delle guide alpine.
Eppure spendiamo un sacco di soldi per scarpe, gusci in Gore-Tex, bastoncini in carbonio. Legge o meno, essere muniti di ARTVA, pala e sonda e soprattutto saperli usare correttamente oggi è semplice buon senso, esattamente come andare in bici con il casco, oltre che segno di rispetto verso tutti quelli che frequentano la montagna innevata. Ecco perché da alcuni anni inseriamo il kit tra l’equipaggiamento necessario di tutte le gite descritte con le racchette da neve.
Per avere un quadro più completo ho fatto alcune domande a Simone Greci, aspirante guida alpina, e a Roberto “Bunny” Ferrino, che nel 2018 venne sepolto da una valanga dalla quale fu miracolosamente recuperato dai soccorritori dopo cinque ore.
Che cosa ne pensi dell’obbligo di ARTVA, pala e sonda?
Simone Greci: Credo sia corretto non solo per sé, ma anche come forma di responsabilità verso il proprio gruppo o gli altri. A chi mi chiede «ma è il caso portare il kit anche quando c’è poca neve?» rispondo che in realtà le valanghe non guardano la quantità di neve. Poi chiaramente non basta averli con sé, occorre saperli utilizzare. Non è banale, è necessario essere addestrati, rifarlo tutti gli anni. Quando sei emotivamente coinvolto più sei addestrato, più vai con il pilota automatico, più aumentano le probabilità di riuscita del salvataggio.

Quando sei emotivamente coinvolto più sei addestrato, più vai con il pilota automatico, più aumentano le probabilità di riuscita del salvataggio. © Valerio Dutto
Roberto Ferrino: L’ARTVA mi ha salvato la vita. A mio avviso deve far parte del budget da mettere in conto, esattamente come gli sci, gli scarponi, lo zaino. Conosco persone che dicono «non lo porto perché vado sempre solo». Eppure io ero solo: a me è servito, grazie all’ARTVA mi hanno ritrovato. Certo, se fossimo stati in due sarebbe stato più facile e veloce, per questo non mi avventurerei più in solitaria, se non su itinerari che so essere molto frequentati. Poi bisogna saper leggere la neve e nel caso rinunciare, come mi è capitato oggi nel vallone del Cros sopra Limone Piemonte, dove la neve non teneva.
Secondo te ha senso che li porti con sé anche chi ciaspola?
Simone Greci: Le valanghe non guardano in faccia nessuno. Paradossalmente con le ciaspole è ancora peggio che con gli sci: sei più lento, il tuo carico è meno distribuito quindi hai maggior probabilità di sollecitare lo strato nevoso e generare un sovraccarico che fa partire il distacco. È proprio una questione fisica.
Roberto Ferrino: Assolutamente sì. Probabilmente con le ciaspole ancor più che con gli sci, perché non puoi scappare.
C’è qualche modello economico che consigli?
Simone Greci: I dispositivi attualmente in vendita sono tutti omologati. Chiaramente ci sono modelli top molto funzionali, precisi e evoluti, come i Mammut Barryvox (vedi su Amazon). Tra i modelli base uno dei più conosciuti è l’Ortovox ZOOM+ (recensione), inoltre ci sono prodotti che vengono venduti con il kit completo a un prezzo vantaggioso, come appunto gli Ortovox (vedi su Amazon) o i PIEPS (vedi su Amazon). A chi guarda il mercato dell’usato consiglio però di lasciar perdere quelli antiquati analogici.

Simulazione di ricerca travolto con un Mammut Barryvox S © Valerio Dutto
A prima vista il nuovo decreto potrebbe sembrare difficile da digerire, ma porterà un beneficio a tutti i frequentatori della montagna in inverno, da una parte per permetterci di intervenire tempestivamente qualora assistessimo a una valanga che coinvolge altre persone, dall’altra, nel malaugurato caso fossimo travolti noi, per permettere a chi è nei dintorni di salvarci la vita.
Enrico Testa Supporter
10/12/2021 alle 11:27
Come sempre si evince che ci legifera e spesso pure chi interpreta non conosce la montagna. Basterebbe precisare l’obbligo per determinate condizioni derivate da bollettino valanghe e precisare cosa significa “fuoripista” e “particolari condizioni”.
Per salire alla baita di Pian Muné o all’Helios di Pontechianale è abbastanza pista? Bisogna comprare Artva etc a tutti i bambini? E il Bagnour o il Dahu sono fuoripista?
300€ per me e mia moglie sossoldi, ma per una famiglia a questo punto è meglio andare al mare visto che il Rigopiano ci insegna che a questo punto non sei al sicuro nemmeno nella sala da pranzo di un hotel.
I punti cardine devono essere due, precisione della norma e prezzi, altrimenti continueremo tutti ad approfittare della falla per antonomasia del nostro sistema: non esistono controlli
Davide
19/12/2021 alle 12:48
Il punto cardine è che NESSUNO deve essere obbligato a spendere soldi in attrezzature che ritiene inutili.
Fulvio Spada
10/12/2021 alle 11:45
Mi associo a Enrico: una famiglia di 4 persone dovrebbe spendere quasi 1.000 euro extra per andare a fare un’escursione con le ciaspole su un percorso privo di rischi?
Gigi
10/12/2021 alle 16:13
Scusa, ma se è privo di rischi perché la famigliola dovrebbe munirsi di pala, Artva e sonda? La legge dice che c’è l’obbligo solo se sussistono questi rischi di valanghe. La difficoltà che emerge dalla nuova legge è come stabilire questa situazione, cioè quando i rischi di valanghe non sussistono, sia per chi pratica attività in ambienti innevati, che per chi dovrà eseguire i controlli dovuti.
Marco
10/12/2021 alle 22:44
Scusate ma quali sanzioni sono previste?
Mauro Spada
12/12/2021 alle 17:10
Il bollettino dell Arpa non va a località, va a zone molto ampie . Prealpi Lariane per esempio , https://www.arpalombardia.it/Pages/Neve-Valanghe-Ghiacciai/Neve,-Valanghe-e-Ghiacciai.aspx va dalle Grigne , al 3 Signori , Medale , Legnone… ma anche piani d’Erna o Bobbio…
WALLY
12/02/2023 alle 09:40
È una domanda che mi sto ponendo tutt’oggi e non trovo risposta….preciso che sono d accordo sulle utilizzo di artva ecc, ma se io con la mia famiglia vado in montagna dove non c’è rischio valanghe? Devo avere cmq tutto il kit? Mi sembra assurdo e soprattutto una spesa capitale dove non c’è bisogno.
Valerio Dutto
13/02/2023 alle 12:40
Se non c’è rischio di valanghe la legge è chiara e il kit ARTVA non serve. Ciao.
massimo
10/12/2021 alle 20:57
negli anni 70 un contadino ha iniziato a zappare l’orto a valle di un pendio erboso ancora innevato da dove si è staccata una slavina a lastroni che lo ha sepolto e ucciso. era nell orto davanti a casa sua. Meglio 1000 euro spesi.
Davide
19/12/2021 alle 12:46
Sì…. ma NON PUOI obbligare nessuno a spenderli.
Liberissimo di farlo tu, se vuoi…
Stefano
10/12/2021 alle 13:45
Ciao
Concordo con l’obbligatorietà dell’uso dell’attrezzatura ma ritengo utile fare chiarezza su alcuni concetti…
L’uso è esteso anche per ciaspolare su tracciati battuti (es Pian delle Gorre)?
L’App che ho in dotazione come membro Cai – GeoResq non avrà più senso?
Vista l’obbligatorietà del kit perché non rendono anche obbligatorio l’uso della radio dando le frequenze dedicate al soccorso?
Grazie
Stefano
Mario Rizza AE INV
10/12/2021 alle 13:58
Più che positivo, noi come OTTO Escursionismo e SRE CAI Alto Adige promuoviamo una serata propedeutica ed una uscita tecnica in ambiente per sensibilizzare gli escursionisti. Siamo spesso sullo Scarpone online!
Antonio Reali
11/12/2021 alle 09:18
Permettetemi…. Questo è un articolo fatto male, molto male che crea molta confusione.
Le ciaspolate solitamente si fanno in posti abbastanza pianeggianti, per la morfologia del terreno la valanga non scenderà mai. Quindi non c’è obbligo. Inutile fare al lupo al lupo per qualche clic…..
Carlo
12/12/2021 alle 02:45
Chi va in montagna si assume un rischio e le conseguenze del rischio stesso. Queste leggi come spesso accade in Italia sono fatte solo per costringere la gente a comprare qualcosa. Purtroppo anche intorno all’alpinista ( a causa anche del CAI) che è sostanzialmente un uomo libero che chiede di essere lasciato in pace si scatenato un business infernale che rischia solo di danneggiarlo.
Nicola Dal Prà
14/12/2021 alle 11:27
Penso che molti non andranno più con le ciaspe, un conto è andare dove c’è un effettivo pericolo di valanghe, un altro conto è andare in posti dove non sussiste questo pericolo, oltretutto non tutti si possono permettere di spendere soldi e fare pure un corso, sicuramente a pagamento pure quello. La trovo un’esagerazione
CristinaF
16/12/2021 alle 10:37
Tracciabilità mi sembra l’obiettivo qui. Faccio escursioni anche per scappare dagli effetti del Wi-Fi, ma ormai è impossibile. Non darei il consenso.
Davide
19/12/2021 alle 12:43
Avranno qualche magazzino pieno di ARTVA, pale e sonde da svuotare….
In ogni caso me ne fregherò altamente e continuerò a ciaspolare come ho sempre fatto.
Andrea
27/12/2021 alle 18:55
Non sono d’accordo
Mi riferisco a 50 anni passati
In Appennino
L anno scorso
Lago Nero c erano 3.mt di neve
Sono d d’accordo su Arva
Ma con obbligo grado 3
Vado sempre da solo
La pala e la sonda non mi salvano
Se mi trovassi on quella situazione
Staccherei le ciaspole e via lo zaino
Nuoto libero cercando di rimanere più a galla possibile
Vedrei bene qualcosa tipo un gilet con una bombola da 200 gr di co2 che azzionandola lo gonfi
Michelangelo
06/01/2022 alle 15:58
Uso le ciaspole dal 1996. Ho sempre fatto uscite in massima sicurezza, consultando SEMPRE il bollettino valanghe prima di partire, anche se le escursioni sono sempre lungo sentieri ben conosciuti, ma in invernale. Sempre in quegli anni m’iscrissi al CAI e chiesi di poter fare un corso per l’uso dell’ARVA che ero disposto a comprare, per maggiore sicurezza. Mi risero in faccia e mi dissero che era per chi faceva sci alpinismo, non per chi ciaspolava. Ad oggi non mi sono mai avventurato in zone esposte o in cui avrei potuto causare distacchi nel malaugurato caso fossi stato costretto a una deviazione “fuori sentiero”. Sappiamo tutti quanto sia difficile usare bene un dispositivo del genere e l’idea di autosoccorso, magari in un’escursione di due persone, è una pia illusione, almeno con l’ARVA. Poiché la legge indica l’attività fuoripista e la necessità di facilitare i soccorsi, non sarebbe stato meglio indicare l’uso di un trasponder RECCO? Passivo, ovviamente, ad uso dei soccorritori professionali, ma dal costo contenuto e accessibile a tutti. Sono consapevole che i primi 15-30 minuti sono vitali e i soccorsi potrebbero tardare, ma da solo, probabilmente in una situazione di panico o fortemente emotiva, saprei fare di meglio che non chiamare i soccorsi professionali? Grazie per l’attenzione.
luigi
10/01/2022 alle 21:20
Ho visto ciaspolatori in posti che voi umani….. gli scialpinisti sono tutti dotati di artva pala e sonda da anni e a parte qualche eccezione usciamo sempre in piccoli gruppi da 2 a 5.
Facciamo spesso esercitazioni per l’utilizzo dell’attrezzatura di autosoccorso, sappiamo che un travolto ha le maggiori possibilità di salvarsi se viene estratto entro 15 min e quasi tutti fatto corsi CAI.
Per inciso il trasponder RECCO è utile a quelli del soccorso alpino per recuperare agevolmente il cadavere.
Danilo Pianca
15/02/2022 alle 08:51
Buongiorno,
semplicemente penso che, come per tutte le cose, la faccenda vada contestualizzata MOLTO meglio (definendo zona per zona le attività a rischio e le zone stesse a rischio).
Mi spiego meglio. nel caso della montagna per colpa di pochi TEMERARI (per non usare termini offensivi) che letteralmente se le vanno a cercare facendo sports estremi o semplicemente disattendono le regole dettate dal meteo e/o dalle guide e che poi grazie q loro tutta la comunita’ spende un sacco di soldi per recuperarli (e a volte anche i soccorritori purtroppo hanno la peggio) non vedo perché anche per una semplice ciaspolata in posti NON pericolosi devo andare a spendere tutti quei soldi.
Penso che andro’ a dare da mangiare alle caprette al parco (fino a che qualcuno non si fara’ mordere le dita ed allora diventera’ obbligariorio comprarsai i guanti da carpemtiere).
Danilo