Questo articolo è stato originariamente scritto da Valerio per la Outdoor Guide 2022 della rivista Skialper che ci ha gentilmente concesso la possibilità di pubblicarlo anche qua.
A uno sguardo superficiale gli ultimi mesi potrebbero essere sembrati tranquilli: poche nuove uscite, solo qualche aggiornamento incrementale. Eppure dietro le quinte si sono verificati importanti cambiamenti i cui effetti si manifesteranno solo nel corso dei prossimi anni.
Garmin è finalmente passata ai display OLED anche sui dispositivi di alta gamma (l’epix di seconda generazione) e all’USB-C sull’inReach Mini 2 (vedi su Amazon). Purtroppo, probabilmente a causa del problema della carenza di semiconduttori, ha messo la pietra tombale sulle famiglie eTrex Touch e Oregon, per inciso le nostre preferite nelle precedenti edizioni di questa guida. Gli unici palmari rimasti sono i GPSMAP e i Montana, enormi e costosi, e i preistorici eTrex senza schermo touch. Che piaccia o meno il futuro è tracciato: sempre più sportwatch e meno palmari.
COROS è arrivata alla maturità lanciando il VERTIX 2 (vedi su Amazon), che se la gioca ad armi pari con i Garmin fēnix. La società con radici cinesi-americane è diventata in brevissimo tempo uno dei principali attori del panorama sportivo, assai più temibile degli storici Polar o Suunto, al punto da permettersi di sponsorizzare atleti di punta come Kilian Jornet, Tommy Caldwell e Eliud Kipchoge. Un nuovo concorrente è sempre un vantaggio per i consumatori, anche se COROS deve scrollarsi la fama, non del tutto ingiustificata, di clone di Garmin.
Suunto è stata ceduta dal gruppo Amer Sports alla cinese Liesheng. Sulla carta per noi utenti non dovrebbe cambiare nulla, ma è chiaro che questa cessione evidenzi una certa difficoltà dell’azienda finlandese. In effetti si trova in una posizione scomoda: i prezzi elevati la mettono in competizione con i migliori Garmin e COROS, che però sono significativamente superiori come funzionalità.
Polar si tiene lontana dal segmento dei top di gamma puntando sui prodotti dal buon rapporto qualità/prezzo. Purtroppo i suoi cicli di rilascio mal si sposano con la nostra guida: nel momento in cui scriviamo non ci sono novità se non il Grit X Pro (vedi su Amazon), un aggiornamento minore del Grit X che include vetro zaffiro e il supporto alle costellazioni GLONASS, Galileo e QZSS, oltre ad alcune funzionalità software portate anche sul Grit X “liscio”.
Il 2022 segna un importante punto di svolta: batteria e precisione non sono più fattori differenzianti. Un tempo c’era chi sceglieva un certo dispositivo perché aveva una autonomia maggiore, magari a scapito di altre funzionalità. Oggi non è più necessario: quasi tutti i produttori (salvo Apple) sono passati agli stessi chipset GNSS Sony o MediaTek Airoha che condividono discrete prestazioni e autonomie elevatissime.
Sempre grazie ai chipset Sony/MediaTek Airoha si stanno diffondendo sempre più ricevitori in grado di sfruttare altre costellazioni: GLONASS, Galileo, Beidou, IRNSS, QZSS. Si possono così ricevere più segnali e ottenere maggiore accuratezza nelle condizioni difficili, ossia dove il segnale fatica a penetrare (foreste particolarmente fitte) o rimbalza (canyon o in prossimità di pareti rocciose). Alcuni dispositivi sono in grado di ricevere i segnali anche su una frequenza più bassa rispetto a quella canonica, da cui il nome “multi-banda”. In certe condizioni questo permette di ridurre ulteriormente gli errori di posizione. Tuttavia è importante sottolineare che anche utilizzando i migliori ricevitori presenti in questa comparazione ci saranno degli errori, in alcuni casi significativi. È del tutto normale, basta tenerlo in conto senza farci illudere dai risultati apparentemente inequivocabili riportati dai nostri dispositivi.
Fatte queste premesse, come da tradizione abbiamo suddiviso i prodotti testati nelle seguenti categorie:
Sportwatch e smartwatch. Sono innegabilmente comodi: si portano al polso, hanno il sensore cardiaco integrato (ormai sufficientemente preciso se allacciato nel modo corretto: stretto due dita sopra al polso), gestiscono allenamenti e possono essere utilizzati per più sport, dalla corsa nel parco, al giro in bici, all’uscita di scialpinismo. Gli orologi sono di moda, quindi c’è molta concorrenza e la scelta abbonda. Tecnicamente quelli incentrati sull’uso sportivo si chiamano “sportwatch”, mentre tutti gli altri sono genericamente “smartwatch”.
Palmari. Sono quelli che possiamo utilizzare per orientarci in modo efficace grazie alla cartografia e alla generosa dimensione del display. Sono meno in voga quindi la concorrenza è praticamente scomparsa e rimane un solo produttore: Garmin. Il monopolio de facto ha i suoi contro: i prodotti evolvono poco e i costi non scendono. Ma perché non usare semplicemente un’app per lo smartphone? A dispetto di quello che molti pensano non è per la precisione, che nella maggior parte dei casi è del tutto paragonabile, ma per la praticità: un dispositivo dedicato è robusto, non consuma la batteria dello smartphone (fondamentale per fronteggiare le emergenze), si legge meglio sotto al sole e, soprattutto, ha un display sempre acceso. Senza contare che tirare fuori lo smartphone dalla tasca, togliersi i guanti, sbloccarlo, cercare l’app che sta registrando il percorso (visto che nel frattempo saremo passati ad altro) non è affatto comodo.
Comunicatori satellitari. Attenzione, non parliamo di telefoni satellitari, che sono una categoria a parte, ma di dispositivi come i Garmin inReach e gli Spot. Il loro focus è la sicurezza, ovvero la possibilità di comunicare a persone care o a una centrale operativa, anche in assenza di copertura cellulare. La comunicazione avviene tramite SMS o email, non telefonate. Visto che è necessario stipulare un abbonamento si rivolgono in particolare a chi fa spedizioni in ambienti remoti o alle guide, ma sono sempre più popolari anche tra gli amatori.
Sportwatch e smartwatch

Garmin fenix 7 Sapphire Solar © Valerio Dutto
Garmin fēnix
In breve
I fēnix, nonostante i prezzi elevati (che quest’anno fanno un ulteriore balzo in avanti rispetto ai modelli precedenti), sono gli ambiti orologi multidisciplinari che offrono un numero elevatissimo di funzioni. L’ultima incarnazione sono i fēnix 7: parliamo al plurale perché ci sono molte varianti e combinazioni (vedi sotto). Rispetto ai fēnix 6 includono alcuni miglioramenti: touch screen, maggiore autonomia, piccole nuove funzionalità software, multi-banda (solo nelle versioni Sapphire), una torcia LED (solo sul 7X) e una maggiore efficienza della ricarica solare (nelle versioni in cui è presente).
Dispositivi
fēnix 7S (699,99 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 42 mm, indicata per chi ha il polso sottile. Ha uno schermo da 1,2”, cinturino da 20 mm e un’autonomia teorica della batteria in modalità GPS con tutti i sistemi satellitari attivi pari a 26 ore.
fēnix 7 (699,99€, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 47 mm. Ha uno schermo da 1,3”, cinturino da 22 mm e un’autonomia della batteria teorica in modalità GPS con tutti i sistemi satellitari attivi pari a 40 ore.
fēnix 7X Solar (899,99 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 51 mm. Ha uno schermo da 1,4”, cinturino da 26 mm e un’autonomia teorica della batteria in modalità GPS con tutti i sistemi satellitari attivi pari a 63 ore. È l’unico modello a disporre di una piccola torcia LED integrata.
Per ciascuno esistono varianti più costose: Solar, con piccole celle fotovoltaiche che con la luce solare aumentano ulteriormente la durata della batteria, e Solar Sapphire, che utilizza il vetro zaffiro per una maggiore resistenza a urti e graffi. Quest’ultima versione è in grado di ricevere i segnali anche su una frequenza più bassa rispetto alla canonica, da cui il nome “multi-banda”. Sparisce la versione Pro: ora mappe, Wi-Fi e la possibilità di ascoltare musica direttamente dall’orologio sono finalmente incluse nella versione standard.
Il test
I fēnix stanno raggiungendo la piena maturità e si confermano gli sportwatch più completi del mercato. Sono in grado di fare felici, senza scendere a troppi compromessi, runner, trail runner, escursionisti, alpinisti, mountain biker e soprattutto chi pratica più di queste attività. Naturalmente i prezzi a cui sono venduti fanno pretendere il massimo, quindi è giusto elencarne i difetti: il display poco leggibile al chiuso, il design che non stupisce, la navigazione tra i menu che in alcuni casi richiede una “caccia al tesoro” (peraltro a nostro avviso sarebbe più logico spostare i tasti Up e Down dal lato sinistro a quello destro). Piccole sbavature per dispositivi a cui dal punto di vista sportivo si può recriminare davvero poco. Avere le mappe al polso è veramente comodo (e con il touch screen lo è ancora di più che in passato), a patto di sostituire quelle precaricate con le assai migliori OpenStreetMap.
Un approfondimento sulla versione Solar: piccole celle fotovoltaiche disposte su una stretta cornice e sotto al display permettono di ridurre i consumi. C’è da dire che anche sugli altri modelli dura così tanto che lo apprezzerà solo chi fa ultra trail o tour di più giorni senza possibilità di ricaricalo.
Le alternative
In casa Garmin l’epix che finalmente include un display AMOLED senza sacrificare troppo l’autonomia della batteria o il nuovissimo Forerunner 955 (vedi su Amazon). In alternativa il COROS VERTIX 2 o, meglio ancora, il più conveniente COROS APEX Pro. Se non ci serve la cartografia possiamo rivolgerci all’Instinct 2. Chi invece cerca la massima autonomia della batteria può prendere in considerazione l’Enduro, anch’esso con la ricarica solare.

Garmin Enduro © Valerio Dutto
Garmin Enduro
Aggiornamento: a metà agosto 2022 Garmin ha presentato il nuovo Enduro 2 che, a differenza del modello precedente, può essere considerato a tutti gli effetti un fratello maggiore del fēnix 7X Sapphire Solar. La scheda seguente è ancora relativa al precedente modello.
In breve
Il modello in casa Garmin che punta tutto sulla durata estrema della batteria. È basato sul “fratello” fēnix 6X Pro Solar (oggi rimpiazzato dal fēnix 7X Sapphire Solar), da cui eredita buona parte delle caratteristiche, ma è più leggero e offre un’autonomia maggiore. Garmin ha però dovuto sacrificare Wi-Fi, mappe, musica e memoria interna (che scende da 32 GB a 64 MB). Nella confezione è incluso un valido cinturino in nylon leggero e leggermente elasticizzato che permette una chiusura davvero precisa.
Dispositivi
L’Enduro è disponibile con cassa in acciaio (749,99 €) o in titanio rivestito Diamond-like carbon (849,99 €, vedi su Amazon).
Il test
L’autonomia dell’Enduro è impressionante: stiamo parlando di ottanta ore in modalità GPS normale, che superano addirittura le duecento attivando la modalità “batteria max” (che riduce la qualità delle tracce registrate e disattiva sensore cardiaco e Bluetooth). Pur utilizzando il GPS tutti i giorni non bastano 2/3 settimane per scaricarlo. Tenendo conto del prezzo di listino (diminuito di 50 € rispetto a quando è stato presentato) si fanno sentire l’assenza di Wi-Fi, mappe e musica. È chiaro che l’Enduro è uno sportwatch pensato per ultra runner, per i quali è il nuovo punto di riferimento, per tutti gli altri ci sono i fēnix.
Le alternative
Oggi quasi tutti i GPS hanno autonomie eccellenti, impensabili fino a pochi anni fa. Chi non fa ultra estreme può rivolgersi ai fēnix o ai COROS, che offrono più funzionalità a prezzi inferiori.

Garmin Instict 2 Solar © Valerio Dutto
Garmin Instinct 2
In breve
È la porta d’ingresso al mondo dei multisport Garmin. Il piccolo display monocromatico e l’estetica ricordano gli iconici G-Shock CASIO degli anni ottanta e novanta. A esclusione della cartografia c’è tutto l’indispensabile: barometro, bussola, supporto multi-costellazioni, vetro resistente ai graffi e cassa in polimeri fibrorinforzati. Rispetto alla precedente versione, pur mantenendo lo stesso aspetto, offre uno schermo con maggiore risoluzione, il saturimetro, nuovi profili sportivi, un modello più compatto (Instinct 2S) e maggior autonomia della batteria.
Dispositivi
Instinct 2S (349,99 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 40 mm.
Instinct 2 (349,99 €, vedi su Amazon). È la versione con cassa da 45 mm.
Esistono ulteriori varianti: Solar, che in modalità smartwatch (ossia senza attivare il GPS) può potenzialmente raggiungere autonomia illimitata, oltre a edizioni incentrate su utilizzi specifici (Tactical, Camo, Surf, dēzl).
Il test
L’Instinct è un prodotto che si ama o si odia. Senza dubbio è robusto, piccolo, estremamente leggero, con grande autonomia. Si controlla con cinque tasti, perché vista la fascia di prezzo mancano touch screen e supporto per le mappe. Un prodotto che va dritto al punto, fattore che ha decretato il successo del predecessore. Tuttavia il display monocromatico con una finestra circolare in alto a destra non piace a tutti e il prezzo non è così basso. Se piace lo stile rimane uno dei dispositivi Garmin dal rapporto prezzo/prestazioni più bilanciato.
Le alternative
Il Garmin vívoactive 4 (vedi su Amazon) o il COROS APEX.

COROS VERTIX 2 (a sinistra) e Garmin fenix 7 Sapphire Solar (a destra) © Valerio Dutto
COROS VERTIX 2
In breve
È il top di gamma COROS, il primo dispositivo che ha gli attributi per sfidare i fēnix. Include (quasi) tutte le funzionalità che ci si aspetta da uno sportwatch di alto livello: Bluetooth 5 dual-mode, Wi-Fi, multi-costellazioni, multi-banda. Supporta anche la musica, ma attenzione: non i servizi di streaming tipo Spotify e Apple Music, solo i vecchi MP3 (ma chi li usa più?). A differenza dei Garmin non supporta i pagamenti contactless. Curiosamente, al contrario di tutti gli altri COROS, accetta solo sensori Bluetooth e non ANT+.
Dispositivi
VERTIX 2 (699,99 €, vedi su Amazon). È l’unica versione al momento disponibile, anche se è possibile scegliere cinturino e colore della ghiera.
Il test
Il COROS VERTIX 2 è un dispositivo valido, affidabile, robusto, dall’eccezionale autonomia della batteria. Una menzione speciale per l’app: è veramente ben fatta, decisamente superiore a Garmin Connect. Eppure non possiamo ignorare l’elefante nella stanza: il VERTIX 2 sembra un clone dei Garmin fēnix, venduto allo stesso prezzo di listino. COROS sta lavorando bene, ma non è l’azienda più originale del mercato, deve costruirsi un’identità propria. Lo stile è un po’ grossolano, l’interfaccia richiede il suo tempo per essere padroneggiata e si vede che è appena uscita dal laboratorio (nell’alpinismo mostra i dati del lap!). La mappa, a meno che non si stia seguendo una traccia, non appare tra le varie pagine dati ma va raggiunta con non poca fatica. Siamo sulla buona strada, ma ancora lontani dalla maturità.
Le alternative
A parità di prezzo sicuramente i fēnix: il primo modello di questa serie Garmin risale al 2012 e i dieci anni in più di esperienza sono evidenti. Più interessante il COROS APEX Pro che vale la pena considerare per il miglior prezzo.

COROS APEX Pro © Valerio Dutto
COROS APEX Pro
In breve
Si contende con il Suunto 7 la palma di dispositivo “più economico” (si fa per dire) che supporta la cartografia. A differenza del Suunto 7 è un vero sportwatch con eccellente autonomia della batteria. Dispone del touch screen, sebbene possa essere utilizzato solo per alcune funzionalità (come scorrere le mappe o i grafici). Rispetto al fratello maggiore VERTIX 2 ha un display da 1.2” al posto che da 1,4”, materiali e finiture meno pregiate, autonomia inferiore (ma comunque eccellente), assenza di Wi-Fi e multi-banda e assenza del supporto per gli MP3 (ma chi li usa più?). Per contro dimensione e peso sono più contenuti, consoni a chi non ama dispositivi enormi, e il prezzo è bilanciato.
Dispositivi
APEX Pro (499,99 €, vedi su Amazon). È l’unica versione al momento disponibile, anche se è possibile scegliere il cinturino e colore della ghiera.
Il test
Il COROS APEX Pro è la più grande sorpresa di questa comparativa ed emerge come uno dei dispositivi più bilanciati. È veramente valido, con eccellente durata della batteria, precisione e un’ottima app (superiore a Garmin Connect). L’interfaccia richiede il suo tempo per essere padroneggiata e come per il VERTIX 2 si vede che è appena uscita dal laboratorio. La mappa, che va installata in autonomia seguendo le istruzioni presenti sul sito COROS, non appare tra le varie pagine dati a meno che non si stia seguendo una traccia. Un appunto: in tutte le prove il sensore cardio del nostro esemplare ha dato risultati non affidabili per i primi minuti di ogni attività.
Le alternative
L’APEX Pro non ha veri e propri rivali: sacrifica poche cose, tutto sommato marginali, rispetto ai top di gamma, ma ha un prezzo concorrenziale. Speriamo stimoli la concorrenza a presidiare meglio questa fascia di prezzo.

Suunto 9 Peak © Valerio Dutto
Suunto 9 Peak
In breve
Essenzialmente è un Suunto 9 Baro in un corpo molto più compatto, leggero ed elegante. Il display è un poco più piccolo, 1,2” invece che 1,4”, ma in compenso guadagna il pulsossimetro. È realizzato con materiali di qualità: vetro in cristallo zaffiro, cassa in acciaio inossidabile o titanio, pratico cinturino in silicone da 22 mm con un pin metallico che permette di chiuderlo in modo preciso. Include anche qualche novità funzionale: dalla possibilità di aggiornare il firmware attraverso il Bluetooth, alla ricarica veloce in appena un’ora, alla nuova “snap to route” per agganciare la traccia all’itinerario che stiamo seguendo (funzionalità arrivata recentemente anche sul Suunto 9 Baro).
Dispositivi
9 Peak (569 €, vedi su Amazon). È l’unica versione disponibile, anche se è possibile scegliere tra più colori e eventualmente optare per la versione con cassa in titanio (699 €).
Il test
Più che uno smartwatch è un puro sportwatch. Sicuramente fa bene il suo lavoro: preciso, affidabile, eccellente autonomia della batteria. Dopo l’Apple Watch è il più elegante di questa rassegna (stona solo la cornice nera un po’ troppo ampia rispetto al display). L’app Suunto è funzionale, mentre la piattaforma Sports Tracker continua a essere troppo limitata. I punti di debolezza sono nell’assenza delle funzionalità “smart”: niente mappe, musica, pagamenti, app di terze parti, live track, Wi-Fi. Le notifiche sono veramente essenziali (non mostra le emoticon ed è possibile rispondere solo scegliendo tra pochi messaggi predefiniti), non registra alcun dato 24×7, la modalità non disturbare è basilare (se non ci si ricorda di attivarla suona anche di notte mentre è in carica), il touch screen è poco reattivo e in generale è un po’ lento. Quello che dice di fare lo fa bene e la batteria dura davvero tanto, ma ormai questo lo diamo per scontato e le assenze si fanno sentire rispetto alla concorrenza di pari prezzo.
Le alternative
In casa Garmin i fēnix, anche nella versione 6, oppure il Forerunner 945. Per risparmiare invece i Forerunner 745 o l’Instinct 2. In casa Polar il Grit X.
Suunto 5 Peak
In breve
È un Suunto 9 Peak depotenziato, ossia senza altimetro barometrico, bussola, touch screen e con una minore autonomia, ma comunque più che sufficiente visto che il produttore finlandese dichiara 20 ore in modalità GPS. Anche dal punto di vista costruttivo utilizza materiali meno pregiati rispetto al fratello maggiore: cristallo, cassa e bottoni sono in semplice plastica.
Dispositivi
5 Peak (299 €, vedi su Amazon). È l’unica versione disponibile, anche se è possibile scegliere cinturino e colore della ghiera.
Il test
Il Suunto 5 Peak non è nato per stupire. Solo la ghiera è in acciaio inossidabile, tutto il resto è in plastica, con un display da appena 1,1” circondato da un’ampia cornice: sembra uno sportwatch di qualche anno fa. Pesano l’assenza dell’altimetro barometrico e della bussola, anche perché a pari prezzo ci sono dispositivi come il Garmin vívoactive 4 o il COROS APEX che queste caratteristiche le hanno (oltre a molte altre).
Le alternative
Il Garmin vívoactive 4, l’Instinct 2 o il COROS APEX, che a parità (o quasi) di prezzo sono molto più completi.

Apple Watch Series 7 da 41 mm © Valerio Dutto
Apple Watch Series 7
Aggiornamento: a metà settembre 2022 Apple ha presentato il nuovo Apple Watch Series 8, un nuovo modello Apple Watch Ultra pensato per atleti e sportivi e soprattutto il sistema operativo watchOS 9, installabile sugli Apple Watch dal 4 in poi, che introduce alcune nuove funzionalità sulle app Allenamento e Bussola utili per lo sport.
In breve
Apple continua la strada dei piccoli miglioramenti incrementali. Rispetto al precedente Series 6 non cambia molto: display leggermente più grande con bordi ridotti, ricarica più veloce, cristallo anteriore più robusto, resistenza alla polvere di grado IP6X. Nulla di stravolgente, ma la qualità costruttiva si conferma inarrivabile dai concorrenti: display eccellente, linea e design raffinati, cinturino comodissimo.
Dispositivi
Series 7 da 41 mm (439 €, vedi su Amazon). È la versione da 41 mm. Il modello base ha cassa in alluminio e l’ottimo cinturino Sport in fluoroelastomero.
Series 7 da 45 mm (469 €, vedi su Amazon). È la versione da 45 mm. Il modello base ha cassa in alluminio e cinturino Sport. Il display è un poco più grande, la durata della batteria leggermente maggiore e il peso di qualche grammo superiore.
Per ciascuno esistono varianti più costose: Cellular (per inviare e ricevere messaggi, rispondere alle telefonate, ricevere notifiche, e ascoltare musica in streaming anche quando non abbiamo l’iPhone con noi), casse più pregiate (acciaio inossidabile o titanio) e infiniti cinturini, originali (molto costosi) o compatibili.
Il test
Non c’è ombra di dubbio: l’Apple Watch è il miglior smartwatch in circolazione. Display, cinturino, design e qualità costruttiva sono un netto passo avanti rispetto a tutti i prodotti concorrenti. Però è più orientato verso un utilizzo fitness/wellness vista l’autonomia limitata della batteria (che comunque sfiora le dieci ore) e la necessità di utilizzare app di terze parti per avere funzioni un poco più avanzate (e anche così non paragonabili agli altri dispositivi di questo test).
In passato abbiamo sottolineato come i produttori di sportwatch tradizionali debbano guardarsi le spalle da Apple. Oggi non ne siamo più così sicuri visto che con la settima versione dal punto di vista sportivo è cambiato poco o nulla: il supporto a sensori esterni continua a essere ridottissimo, l’app Allenamento non è ancora personalizzabile, mancano campi dati essenziali, mappe e grafici continuano a rimanere una chimera. Un vero peccato visto che stiamo parlando del miglior display e touch in circolazione.
Le alternative
L’Apple Watch è una buona scelta per lo sportivo occasionale che ha un iPhone. Chi ha un Android deve rivolgersi ad altro, come i Fitbit Charge 5 (vedi su Amazon) o i Garmin Venu 2 (vedi su Amazon).
Palmari

Garmin GPSMAP 66sr © Valerio Dutto
Garmin GPSMAP
In breve
È la famiglia di dispositivi pensati per il rilevamento e la tracciatura dei sentieri. Grazie alla grossa antenna sporgente quad helix offrono maggiore precisione in condizioni difficili, a discapito di ingombro e peso. La vocazione dei GPSMAP per il rilevamento è evidente anche dal numero e disposizione dei tasti. Non sono touch screen, quindi possiamo usarli con i guanti, ma l’interazione è meno intuitiva e la scrittura macchinosa. A settembre 2020 sono stati presentati alcuni modelli “multi-banda”, ossia in grado di ricevere i segnali anche su una frequenza più bassa rispetto alla canonica, per ridurre ulteriormente gli errori di posizione. I GPSMAP sono divisi in due sottofamiglie: i 65, che ricordano i precedenti 64 e hanno un display da 2,6”, e i 66, dal design un poco più moderno e un display da 3”.
Dispositivi
65 (349,99€). È il modello di ingresso della famiglia. È il primo Garmin con supporto multi-banda, ma ricorda i precedenti GPSMAP 64 (stesso design, display da 2,6”, assenza di Wi-Fi, Connect IQ, live track). Non dispone degli indispensabili altimetro barometrico e bussola elettronica.
65s (399,99€, vedi su Amazon). Identico al 65, ma con altimetro barometrico e bussola elettronica.
66s (399,99 €, vedi su Amazon). È moderno (salvo il design che ricorda un telefono anni ’90) e completo perché include tutto ciò che serve: pieno supporto per la cartografia, altimetro barometrico, bussola elettronica, Bluetooth, Wi-Fi, notifiche, Connect IQ, microSD, Galileo. A differenza dei GPSMAP 65 non è multi-banda. La cartografia preinstallata è inadeguata, ma è facile installarne altre completamente gratuite, di ottima qualità, basate sulle OpenStreetMap.
66st (449,99 €). Identico al 66s, ma con mappe TopoActive Europe precaricate, purtroppo troppo povere per essere davvero utili.
66sr (499,99 €, vedi su Amazon). Identico al 66s, ma con supporto multi-banda come i 65. La batteria non è sostituibile, pertanto va ricaricata con un alimentatore USB (non incluso).
66i (599,99 €, vedi su Amazon). È il modello top di gamma. Rispetto al 66st offre in più le funzionalità inReach (vedi sezione dedicata). A differenza degli altri GPSMAP non supporta il GLONASS e, come nel caso del 66sr, la batteria non è sostituibile.
Il test
Non aspettiamoci miracoli dalla grossa antenna: in condizioni normali i GPSMAP sono del tutto paragonabili agli altri GPS, mentre in condizioni difficili offrono prestazioni un poco superiori. Ma questo ha un prezzo in termini di esborso iniziale, ingombro e peso (i GPSMAP 66 non stanno in tasca né nella maggior parte delle fasce a vita degli zaini). Per questo li consigliamo quasi esclusivamente a chi traccia sentieri, anche considerando che la logica di registrazione è ancora quella tradizionale Garmin che confonde tante persone. Discorso a parte per il 66i che, grazie alle funzionalità inReach, è molto interessante per chi fa spedizioni o alle guide che accompagnano clienti in montagna o all’estero.
Le alternative
Purtroppo Garmin ha dismesso le linee eTrex Touch e Oregon, per cui l’unica alternativa rimangono gli eTrex classici, un vero e proprio balzo nel passato.
Comunicatori satellitari

Garmin inReach Mini 2 © Valerio Dutto
Garmin inReach Mini 2
In breve
Gli inReach derivano da tecnologia DeLorme che nel 2016 è stata acquisita da Garmin. Il loro focus è la sicurezza, ossia la possibilità di comunicare in modo bidirezionale, anche in assenza di copertura cellulare, con persone care oppure con una centrale operativa. Non sono telefoni satellitari perché la comunicazione avviene tramite SMS o email. Per la comunicazione fanno uso della rete satellitare Iridium, che offre il 100% di copertura del globo, ma è necessario sottoscrivere un abbonamento con prezzi a partire da 15€/mese. Gli inReach offrono un sistema di tracking che permette di mandare a intervalli regolari la propria posizione ai contatti designati.
Dispositivi
Mini 2 (399,99 €, vedi su Amazon). È il piccolo della famiglia. Può mandare richieste di SOS e messaggi satellitari (scegliendo tra preimpostati, scritti direttamente sul dispositivo -ma è lento e laborioso-, o sul nostro smartphone collegato in Bluetooth). A differenza di tutti gli altri dispositivi non è un GPS da usare per tracciare le attività sportive (in teoria lo potrebbe diventare utilizzando l’Earthmate sul nostro smartphone, ma ha poco senso utilizzarlo per quello scopo). Rispetto alla precedente versione, pur mantenendo lo stesso aspetto, offre una maggiore autonomia della batteria, l’interfaccia USB-C (finalmente!), la bussola e alcune altre funzionalità secondarie. Il prezzo per contro aumenta di 50 €.
SE+ (449,99 €) e Explorer+ (499,99 €). Sebbene marchiati Garmin sono ancora di derivazione DeLorme. È ragionevole supporre che SE+ e Explorer+ siano arrivati al capolinea, per cui non ci sentiamo di consigliarli.
Il test
Il grande vantaggio rispetto a buona parte dei concorrenti è che gli inReach permettono non solo l’invio, ma anche la ricezione di messaggi. È importante però sottolineare che la comunicazione è ben diversa da quella dei normali SMS: dobbiamo essere all’aperto senza ostacoli verso il cielo e ogni messaggio richiede alcuni minuti per essere inviato o ricevuto. In caso di emergenza possiamo premere il bottone SOS aprendo il cappuccio protettivo sotto cui è nascosto. La nostra richiesta verrà inviata alla centrale operativa GEOS, società recentemente acquisita da Garmin attiva nella gestione e monitoraggio delle emergenze, che avviserà i soccorritori più vicini cui spetterà l’intervento.
Le alternative
Per rimanere in casa Garmin il GPSMAP 66i. In alternativa lo Spot X, che fa uso della rete Globalstar che, a dispetto del nome, non copre l’intero globo e in generale è ritenuta meno affidabile di Iridium. Oppure ancora lo SPOT Gen4, più economico, ma che non offre una comunicazione bidirezionale.

Spot Gen4 © Valerio Dutto
Spot
In breve
Sono la risposta di Spot, parte del gruppo Globalstar, ai Garmin inReach. Grazie alla rete satellitare della casa madre possono comunicare attraverso SMS o email da 140 caratteri sottoscrivendo un abbonamento che parte da 11,95€/mese. Il costo è minore rispetto agli inReach perché fanno uso di una rete che non copre l’intero globo e in generale è ritenuta meno affidabile di Iridium. Come gli inReach offrono un sistema di tracking che permette di mandare a intervalli regolari la propria posizione.
Dispositivi
Spot Gen4 (145,53 €, vedi su Amazon). Non è un errore: il prezzo ufficiale è davvero questo. È il modello base che offre solo una comunicazione unidirezionale senza display.
Spot X Bluetooth (299 €, vedi su Amazon). È il modello più completo. Grazie al Bluetooth possiamo associarlo al nostro smartphone per comporre messaggi, sincronizzarlo con la piattaforma web e in generale controllarlo dall’app Spot X.
Il test
Il tempo di invio dei messaggi è difficilmente predicibile: nei nostri test è variato da un paio di minuti a oltre i venti (essenziale tenerlo nella posizione indicata sul manuale e con perfette condizioni di visibilità del cielo). È tuttavia un difetto da ridimensionare considerando il prezzo ragionevole di acquisto e di abbonamento, che rendono gli Spot abbordabili anche agli amatori. Conoscendone i limiti (e mandando qualche messaggio in più, visto che durante le nostre prove non tutti sono stati recapitati al destinatario) ci permettono di rassicurare la famiglia e magari addirittura salvarci la vita grazie al collegamento con la centrale operativa GEOS. Da tenere presente che la rete Globalstar, a dispetto del nome, non copre l’intera Terra: lo sono Europa e Americhe, Groenlandia esclusa, ma a chi pensa di usarlo in altri continenti consigliamo di verificare sul sito ufficiale l’effettiva disponibilità del servizio. Una considerazione sul Gen4: non essendoci un display bisogna utilizzare i bottoni, cosa che non è ideale in condizioni di emergenza visto che sono poco intuitivi. Anche i led risultano difficili da vedere al sole.
Le alternative
Per chi cerca una comunicazione bidirezionale il Garmin inReach Mini 2 o il GPSMAP 66i.
Piattaforme web
Un aspetto cruciale che generalmente non viene considerato nella scelta del nuovo GPS è la piattaforma online a cui esso si collega. Eppure, anche se data per scontata, è parte essenziale dell’esperienza utente.
Ogni produttore ha la sua: Garmin ha Connect, Polar ha Flow e Suunto ha Sports Tracker. L’eccezione è rappresentata da Apple, che non ha una vera e propria piattaforma accessibile da browser ma fa uso delle app Attività e Salute sull’iPhone abbinato (con tutti i limiti del caso).
Il compito di queste piattaforme è fare da collettore alle nostre attività, anche se praticamente tutte offrono qualcosa in più: monitoraggio dello stato di salute, piani di allenamento, sfide con gli amici o con persone del nostro stesso livello, suggerimenti sui percorsi da fare. L’obiettivo è duplice: da una parte motivarci a fare di più, dall’altra legarci all’ecosistema del produttore. Le più mature sono sicuramente Garmin Connect e Polar Flow, mentre al confronto Sports Tracker di Suunto è molto limitata (per fare un esempio mancano del tutto gli allenamenti o le metriche personali).
Inoltre vi sono piattaforme di terze parti, che generalmente sono più complete o si focalizzano su qualche aspetto, come gli allenamenti o le sfide con gli amici. I produttori hanno stretto delle partnership con alcune di esse in modo da inviar loro in automatico, se desiderato, le attività registrate. La più conosciuta è sicuramente Strava, ma ce ne sono infinite altre: TrainingPeaks, MyFitnessPal, Endomondo, MapMyRun/MapMyRide, Runtastic, Runkeeper, ecc.
Non è finita: Garmin ha una piattaforma parallela per gli inReach chiamata Explore, Suunto è passata a Sports Tracker solo recentemente perché in passato usava Movescount. In più ogni piattaforma ha delle app associate: Garmin ha Connect, Polar ha Flow, Suunto ha… Suunto (da non confondersi con la gemella Sports Tracker), anche se il Suunto 7, poiché basato su Wear OS, si appoggia anche a Google Fit. Inoltre Garmin ha Earthmate per gli inReach, ancora marchiata DeLorme.
Confusi? E pensare che non abbiamo ancora parlato degli applicativi per computer: Garmin ne ha una pletora (Express, BaseCamp, WebUpdater, MapManager, MapInstall), alcuni dei quali in via di dismissione, Suunto ha SuuntoLink (per i dispositivi più recenti) e Moveslink/Moveslink2 (per i più vecchi), Polar ha FlowSync. Una vera giungla!
Gli unici dispositivi che possono essere usati in modo indipendente sono i Garmin, cosa vantaggiosa visto che non sempre disponiamo di connettività a Internet. Senza contare che le piattaforme web potrebbero non essere pienamente operative, come è accaduto a luglio 2020 quando proprio l’azienda americana è stata vittima di un attacco che per una settimana ha messo KO i suoi servizi online. In quel periodo non abbiamo potuto collegarci a Garmin Connect, ma i tradizionali applicativi per computer ci hanno permesso di utilizzare i ricevitori attraverso il buon vecchio cavo.
Costellazioni satellitari
In principio è arrivato il GPS, gestito dal governo degli Stati Uniti, realizzato negli anni settanta per applicazioni militari e aperto a tutti vent’anni più tardi. La Russia in piena guerra fredda, per non dipendere dai suoi antagonisti, ha sviluppato il GLONASS, che dopo alcuni anni di pressoché abbandono è tornato pienamente operativo nell’ultimo decennio. A inizio anni duemila l’Unione europea ha ideato Galileo, entrato in servizio solo recentemente e rivolto principalmente ai settori civili e commerciali. Inoltre la Cina ha realizzato Beidou, l’India IRNSS, il Giappone QZSS, focalizzati però esclusivamente sui rispettivi territori e quindi di limitato interesse per noi.
GPS, GLONASS e Galileo funzionano in tutto il globo e, semplificando al massimo, sono basati sugli stessi principi, addirittura offrono precisioni analoghe. Il GPS è chiaramente il più conosciuto, al punto da essere impropriamente usato come sinonimo di tutte queste tecnologie, anche se dovremmo usare il più corretto GNSS, acronimo di Global Navigation Satellite System.
Ma perché ne stiamo parlando? Perché i dispositivi che sfruttano più costellazioni ricevono più segnali e migliorano l’accuratezza nelle condizioni difficili, ossia dove il segnale fatica a penetrare (come nelle foreste particolarmente fitte), o rimbalza (come nei canyon o in prossimità di pareti rocciose).
Praticamente tutti i ricevitori citati in questo articolo supportano GPS e GLONASS, alcuni anche Galileo. Inoltre alcuni sono in grado di ricevere i segnali anche su una frequenza più bassa rispetto alla canonica, da cui il nome “multi-banda”. Questo permette, in certe condizioni, di ridurre ulteriormente gli errori di posizione.
OpenStreetMap (OSM)
Sempre più dispositivi supportano le mappe; ogni produttore offre le sue, ma pochi sanno che derivano dalla stessa base: OpenStreetMap. C’è chi semplifica dicendo che sono carte geografiche dell’intero globo; in realtà sono un immenso database di dati geografici grezzi che servono per creare mappe: strade, edifici, fiumi, monumenti.
Le carte derivate da OpenStreetMap sono basate esattamente sugli stessi dati grezzi di partenza. Ciò che cambia sono i colori, l’enfasi data ai sentieri, anziché alle piste ciclabili o alle strade bianche, i dettagli mantenuti o trascurati (per esempio le fontane non interessano a chi viaggia in auto, ma per chi è a piedi o in bici sono molto utili).
Il database di OpenStreetMap è completamente aperto e libero: chiunque può parteciparvi usando software come JOSM, siti come l’editor iD o app dedicate. Pur non essendo dati certificati hanno raggiunto un buon livello di affidabilità.
Una curiosità: OpenStreetMap non ha scopo di lucro e i suoi dati hanno una licenza libera, quindi è possibile utilizzarli anche per applicazioni commerciali con il solo vincolo di citare il progetto e usare la stessa licenza per eventuali dati derivati. Che è esattamente ciò che fanno i vari produttori.
Conclusioni
Come abbiamo visto le scelte abbondano e non ce n’è una migliore in assoluto: dipende dagli sport che facciamo, dalle nostre necessità (privilegiamo la comodità, la durata della batteria, la precisione?) e da preferenze personali.
Quale che sia il modello scelto dovremo dedicarci del tempo per comprenderne le funzionalità, configurarlo a nostra misura, conoscerne software e piattaforme web collegate. Ricordando che per usarlo appieno dovremo collegarlo attraverso il Bluetooth al nostro smartphone (esperienza che non sempre fila liscia, soprattutto per chi usa Android), installare delle app (plurale visto che spesso sono più di una), registrarci alla piattaforma web del produttore e magari quelle di terze parti come Strava o TrainingPeaks.
Per concludere è importante sfatare un mito: i GPS non sono così precisi. E, soprattutto, la precisione non è proporzionale al prezzo del dispositivo. Magari l’abbiamo già notato confrontando i risultati con gli amici a fine uscita: ci sono sempre discrepanze, in alcuni casi significative. È normale che sia così, è il limite intrinseco della tecnologia GPS (e delle costellazioni gemelle GLONASS e Galileo).
Marco Supporter
03/08/2022 alle 12:08
Mi chiedevo proprio poco tempo prima: chissà se Garmin ha partorito qualche novità degna di nota da sostituire il mio fido etrex 35 ?
Purtroppo non esiste ancora un prodotto che soddisfi la mia necessità.
Valerio Dutto
03/08/2022 alle 12:51
Ciao Marco, purtroppo è proprio così! Era molto valido il fratello maggiore Oregon 700, che però Garmin ha inspiegabilmente dismesso a favore dei GPSMAP, dispositivi grossi, scomodi, pesanti e costosi. Spero tornino sui loro passi, ma non ne sono così sicuro…
Stefano
03/08/2022 alle 19:19
È sempre un piacere leggere i vostri articoli, complimenti davvero.
Vorrei farvi un domanda:
Come mai non prendete in esame i prodotti Twonav – compe GPS?
Io possiedo un GPS Garmin map 66s
ed un Twonav Aventura 2.
Trovo che il software ed il sistema di gestire i file di Twonav sia molto più pratico e funzionale sopratutto per chi come me per lavoro deve gestire molte tracce di sentieri e registrare molti WP.
Cordiali saluti a tutti e buona montagna!!
Valerio Dutto
04/08/2022 alle 09:16
Ciao Stefano, ho provato più volte a contattare TwoNav per chiedergli informazioni, ma non ho mai ricevuto risposta. Non ci è riuscita nemmeno la redazione di Skialper. In passato avevo utilizzato dispositivi di produttori “minori” (penso a Lowrance, Magellan, MyNav) e l’esperienza mi aveva lasciato scottato: distribuzione limitata, prezzi elevati, assistenza scarsa o inesistente, poche informazioni in rete, dispositivi poco perfezionati, software così così. Molte di queste problematiche le rivedo in TwoNav. Devo ammettere che tutte queste cose insieme mi hanno sempre scoraggiato 🙂
Stefano
04/08/2022 alle 20:51
Buonasera Valerio,
Purtroppo hai assolutamente ragione ed è un vero peccato che questa azienda non abbia effettivamente nessuna cura nei rapporti con la clientela. Peggio per loro.
Ancora complimenti per i tuoi articoli che sono sempre molto interessanti ed esaustivi.
Saluti Montanari…
casa.dellarole
25/10/2022 alle 18:27
Bello questo articolo sui gps siete sempre molto professionali. Mi chiedo però vista la poca disposizione di garmin di sviluppare i palmari per out door, quali limiti ci sono nell’usare erge 1040 per il trekking? Da un punto di vista delle caratteristiche fisiche sarebbe eccellente, ma il software?
Valerio Dutto
26/10/2022 alle 17:07
Ciao, purtroppo gli Edge non sono adatti all’escursionismo perché tutto il software è stato scritto e pensato per chi va in bicicletta. Non mi riferisco solo alle funzionalità specifiche, ma proprio alle logiche di registrazione traccia e calcolo delle statistiche, che se ci si muove lentamente a piedi vengono anche molto sbagliate.
Enrico Ripamonti
28/11/2022 alle 15:15
Ciao Valerio, ti seguo da alcuni anni, sempre con grande interesse.
Trovo che l’articolo sia perfetto come chiarezza e di grande utilità.
Grazie!
Valerio Dutto
28/11/2022 alle 15:40
Grazie Enrico, mi fa davvero piacere!