Lasciata a destra la strada che prosegue verso il colle Fauniera (o colle dei Morti) imbocchiamo quella che svolta a sinistra verso il colle di Valcavera. Superato un tornante in leggera discesa diventa sterrata e contorna le pendici della cima di Test. Questo tratto è aperto al traffico ma, a eccezione dei fine settimana estivi, non passano molti veicoli.
Dal centro della conca del gias Chiaffrea emerge una splendida piramide rocciosa, curiosamente non nominata sulle carte, circondata da colate detritiche che finiscono tra i pascoli.

Da sinistra in primo piano: la piramide rocciosa senza nome, Testa di Bandia, Becco Nero e una porzione del Becco Grande (foto scattata il 4 agosto)
In primavera questi prati sono un vero tripudio di fiori: non a caso proprio dal colle di Valcavera parte il panoramico Sentiero dei fiori. Più lontano davanti a noi appare il colle Bandia, alla cui destra si trova il panettone del Becco Nero, così chiamato per il colore scuro delle sue rocce, a sua volta sovrastato dal Becco Grande che nasconde alla vista Rocca la Meja (2831 m)
La sterrata avanza sempre dolcemente. Ignoriamo due deviazioni che salgono a destra e in breve arriviamo al pianeggiante colle Bandia, preceduto dall’omonima cappella (fontana). Sul colle sono presenti alcune fortificazioni dell’Ottocento ormai in rovina. Quello che oggi è un paradiso per escursionisti e biker in passato fu una zona militare strategica.
Ignorando altre deviazioni proseguiamo in piano sulla sterrata.

Sulla sterrata verso il colle della Margherina
In breve arriviamo al colle della Margherina, preceduto da un laghetto senza nome. Qua appare di colpo l’impressionante mole della parete sud di Rocca la Meja (2831 m) una rocca dolomitica che emerge verticale dai prati. La parete sembra inaccessibile ma, in realtà, è solcata da una evidente cengia che ricorda il simbolo del minore “<” che porta con modeste difficoltà fin quasi alla vetta.

La vertiginosa parete sud di Rocca la Meja
Dal colle abbandoniamo la sterrata che proseguirebbe fino al passo della Gardetta e svoltiamo su quella, più dissestata, che sale a destra verso il colle d’Ancoccia.

Salendo verso il baraccamento Margherina
Qui le marmotte regnano sovrane. Passiamo accanto ai ruderi del baraccamento Margherina, una delle tante fortificazioni in cui un tempo venivano alloggiate le truppe, e in breve arriviamo al piccolo laghetto della Meja, spettacolare punto fotografico perfetto per una sosta rilassante.

Fantastico punto fotografico

Il laghetto della Meja

Mucche al pascolo
Chi lo desidera può fare una deviazione: dietro al lago parte il Sentiero Rosella, una stretta traccia marcata da tacche rosa.

Il Sentiero Rosella
Con alcuni strappi ripidi (poco meno di 200 metri di dislivello) arriviamo sulla cima del Becco Nero, un imperdibile balcone panoramico sull’intera zona: non a caso proprio qui durante il ventennio fascista venne edificata una torretta di osservazione.

La bellissima Rocca la Meja vista salendo sul Sentiero Rosella
Davanti a noi appare lontano il colle di Valcavera, punto di partenza del percorso, e un inaspettato laghetto tra i prati. Più lontani spiccano i monti Ruissas (2512 m), Omo (2615 m) e Salè (2630 m).
Proseguiamo ora sulla traccia in discesa.

Scendendo dal Becco Nero

Scendendo verso il colle d’Ancoccia
Passiamo accanto a un bunker del Vallo alpino, il sistema di fortificazioni voluto da Mussolini per proteggere il confine italiano in previsione della seconda guerra mondiale.

I bunker dell’Opera 311 fotografati salendo al Becco Nero
Si tratta dell’Opera 311, costituita da due torrette ancora visitabili con un po’ di cautela e una pila.

Ingresso del bunker. Occhio alla testa!
Scendiamo al colle d’Ancoccia da cui riprendiamo la sterrata.

Dal colle d’Ancoccia un ultimo sguardo all’indietro verso Rocca la Meja
Per avere degli scorci ancora migliori, dopo due lievi tornanti imbocchiamo una traccia a destra che scende sui prati a monte del laghetto e ci riporta al colle Bandia.

Il bellissimo laghetto senza nome (foto scattata il 4 agosto)

Tornando verso il colle Bandia (foto scattata il 4 agosto)
Di qua torniamo a ritroso sullo stesso percorso dell’andata per concludere un itinerario consigliato a tutti dai panorami indimenticabili.
cristina
03/10/2019 alle 14:28
sembra veramente strepitoso. Ho una domanda: questo anello del becco nero ( come da titolo) perchè poi leggo alla fine che si deve fare tutta la strada a ritroso?
è fattibile con problemi di cartilagini alla ginocchia ( non ci sono discese ripide e lunghe?)
quanto è la lunghezza effettiva per ritornare da dove si è partiti?
lo consigli anche a me che non sono allenata anche se cammino parecchio in piano in città?
In termini di tempo impiegato quanto valuti potrei impiegarci per tornare al punto di partenza?
grazie per la risposta.I
Valerio Dutto
04/10/2019 alle 14:45
Ciao Cristina, se eviti la deviazione del sentiero Rosella che porta sulla cima del Becco Nero il sentiero è adatto a tutti. La distanza complessiva (inclusi andata e ritorno) è di 10 km (la trovi indicata nei dati tecnici). Per farti un’idea del percorso guarda la mappa appena sotto ai dati tecnici: vedrai che la prima parte fino al colle Bandia è comune all’andata e al ritorno. Volendo, se non ti preoccupa guidare su una sterrata in certi punti un po’ stretta, potresti arrivare fino al colle Bandia direttamente in auto accorciando così il giro. Spero di esserti stato di aiuto.