Torniamo a Folchi in una giornata fredda con temperature a -7 °C per ripetere un’escursione fatta appena tre giorni prima. Dopo esserci lasciati alle spalle il “gelicidio” (brutta parola diventata di moda in questi tempi) siamo ansiosi di vedere com’è cambiato il manto nevoso.
A differenza della neve farinosa di domenica, questa volta lungo tutto il cammino di andata e ritorno avremo la sorpresa di trovarlo duro e consistente, quindi perfetto per le nostre ciastre. L’avessimo immaginato prima, sarebbero stati sufficienti i ramponi. L’escursione che proponiamo può essere variata e accorciata a propria discrezione (alcune scorciatoie si possono individuare) a seconda del tempo a disposizione o del tipo di neve incontrata.
Parcheggiata l’auto all’entrata di Folchi percorriamo un tratto all’interno della borgata poi, piegando a sinistra, risaliamo la riva (est) incrociando, poco sopra le case, la strada che si allunga nel vallone Creusa.
Il percorso, dopo i primi tornanti, ci porta a costeggiare le case di tetti Giacolinet, e segue costantemente la strada innevata che pigramente va ad aggirare alcuni pendii più ad est.
Ignorato prima un bivio verso destra e superato in seguito il tetto Maron, procediamo verso l’incassato vallone di Creusa percorrendone la sinistra orografica.

La strada di salita © Cuneotrekking

Alcuni tetti lungo il percorso © Cuneotrekking
In alto, sul versante opposto, si rendono intanto chiaramente visibili il monte Vecchio (1919 m), il colle Arpiola, (1700 m), il Bric Castea (1801 m) e il Bec Baral (2130 m). Seguendo pedestremente la strada, dopo un bel po’ di percorso approdiamo a uno slargo del vallone.
Poco più avanti, un tornante volta verso nord tagliando alcuni boschi di castagni e prosegue a lambire le case dei tetti Creusa (1390 m). Qui incontriamo uno sci alpinista e sarà l’unica persona che avremo il piacere di vedere in tutta la giornata.
Nel successivo tratto di strada rientriamo nuovamente in territorio boschivo e dopo aver aggirato sul finire una paretina rocciosa svoltiamo su una seconda radura, più ampia della precedente, sede del gias Creusa sottano (1541 m).

Arrivo al gias Creusa sottano © Cuneotrekking
Dopo l’ultimo caseggiato adibito a riparo, svoltiamo a destra (ovest). Per aggirare un pronunciato poggio percorriamo in salita un segmento che porta in direzione di un versante privo di alberi.

I primi raggi di sole spuntano da cima delle Giosolette © Cuneotrekking
A circa metà altezza, onde evitare rischi di slavine, tagliamo in diagonale verso destra per superare un corto boschetto di faggi.

Nel taglio diagonale che si addentra tra i faggi © Cuneotrekking

Ghiaccio vivo sui rami dei faggi © Cuneotrekking

Uscendo dal boschetto © Cuneotrekking
Al termine del bosco, tornati sul pulito, svoltiamo a sinistra sulla traccia che si dirige alla costa Campaula.

Salendo un tratto della costa Campaula… © Cuneotrekking

…con vista sul Bec Matlas (2148 m) © Cuneotrekking

Poco oltre © Cuneotrekking
Poi la lasciamo proseguire verso l’alto approdando invece, verso destra, su un cucuzzolo dal quale ora si rende visibile a nord-ovest la lunga costa del Pianard e le cime innevate del Bec d’Orel e del Bussaia.

Salendo sul cucuzzolo… © Cuneotrekking

…compaiono ad ovest le cime del Bec d’Orel e Bussaia… © Cuneotrekking

…e quella del Bric Brusatà (in basso) © Cuneotrekking

Sul lato opposto si può scorgere il vicino monte Vecchio e la Bisalta al fondo (sinistra) © Cuneotrekking
Da qui spicca a breve distanza il Bric Brusatà, la nostra meta. Con un taglio trasversale ci portiamo alla base del tratto di salita poi, svoltando a destra, percorriamo la cresta innevata rimanente fino alla cima.

Salendo verso il Bric Brusatà © Cuneotrekking
Durante questo ultimo tratto del crinale notiamo sulla neve preoccupanti segni di spaccature del manto nevoso, che risaliamo ponendo la massima attenzione (attenzione! in caso di dubbi meglio rinunciare).

A pochi passi dalla cima © Cuneotrekking

Foto scattata tre giorni prima con Valerio e Martino © Cuneotrekking

Zoom su Palanfrè © Cuneotrekking
Dopo le consuete foto torniamo indietro sui nostri passi e, senza rifare il medesimo percorso dell’andata, scendiamo un tratto nel vallone sottostante (rivolto a est) per andare a riprendere, poco prima dell’imbuto finale, un bel sentiero sulla destra tra gli alberi che prosegue in cresta per un buon tratto.

In discesa © Cuneotrekking
Quando arriviamo ad un trivio di sentieri (segnato da numerose tacche bianco/rosse sugli alberi), seguiamo quello di destra che con un diagonale discendente ci riporta presso le case dei tetti Creusa (1390 m) che ci attendono per il pranzo.
Due tronchi di frassino ci faranno da sedile verso un belvedere panoramico di tutto rispetto.

Arrivo ai tetti Creusa © Cuneotrekking
Qui rivediamo lo sci alpinista già incontrato all’andata, che ci conferma la pericolosità di certi tratti da lui incontrati (i classici “whoom” di assestamento e neve ghiacciata).
Al termine riprendiamo la strada che con percorso sinuoso ci riporta a Folchi.

Sulla strada del ritorno a Folchi © Cuneotrekking

Folchi ripreso dall’alto © Cuneotrekking
Mattia Bertero Supporter
30/11/2019 alle 15:11
Ciao a tutti voi.
Dopo giorni che sembravano infiniti finalmente il maltempo sembra aver lasciato posto al sole.
Su in quota ha nevicato moltissimo e quindi è giunto il tempo di indossare per la prima volta in questo inverno 2019/2020 le ciaspole.
Per tutta la settimana mi sono scervellato per trovare un luogo sicuro, non troppo alto, in cui il pericolo valanghe fosse limitato.
Alla fine tra le varie scelte mi convince questo Bric Brusatà che non ho mai affrontato in vita mia.
E quindi eccomi alle 8:20 a Folchi per iniziare questa nuova gita.
Fa freddo, un grado sottozero, e il posto è ancora all’ombra, una condizione che per la maggior parte della salita mi accompagnerà, troverò il Sole solo al Gias Creusa Sottano.
Giornata che si preannuncia serena.
La neve la trovo fin dal parcheggio e non mancherà mai, ma è gelata, ho le ciaspole con le lame per il ghiaccio quindi avanzo senza problema.
Seguo fedelmente la strada che porterà fino al Gias Creusa Sottano, passando in mezzo ai boschi.
Non c’è nessuna traccia per terra, sono completamente da solo, non conoscendo il posto ho scaricato la traccia GPX del Bric e anche quella della Costa Campaula nel caso abbia ancora le gambe per andare oltre.
Essendo la prima gita con le ciaspole di questa stagione non voglio esagerare.
Procedo veloce ed in breve tempo arrivo al Gias Creusa Sottano.
Qui devo fare completamente affidamento alla traccia GPS: aggiro l’altura che sovrasta il gias a sinistra e punto verso il bosco di faggi, ma qui erroneamente vado troppo a sinistra, così mi ritrovo su ripidissimi pendii.
Non volendo tornare indietro decido di fare un taglio deciso rispetto alla traccia, questa salita mi ammazza le gambe, inoltre la neve gelata mi fa prendere diverse precauzioni, per fortuna compare il Sole che l’ammorbidisce un po’ così da rendermi più facile la salita.
Davanti a me ora mi compare il costone di salita della Costa Campaula, noto alla mia destra un colletto che decido di raggiungere.
Arrivato in cima mi accorgo del mio errore: invece di comparirmi davanti il Bric Brusatà come nelle foto di questa pagina di Cuneotrekking me l’ho ritrovo a destra e con la visuale di taglio.
Sono salito troppo in alto sulla cresta verso Campaula!
Devo fare un taglio in diagonale ed in discesa verso il Bric, la neve gelata qui è in parte a mio favore perchè mi garantisce una certa stabilità del manto ma devo comunque stare attento ed non inciampare e cadere altrimenti….
Qui trovo la neve molto gibbosa, modellata dal vento, davvero bella da vedere.
Arrivo finalmente all’ultimo pezzo con la piccola cresta di salita al Bric, oggi la neve era sicura ma confermo anch’io che questo tratto, specialmente gli ultimi metri, possono essere pericolosi e se non si è sicuri è meglio non intraprenderli.
Arrivo al punto più alto alle 10:35.
Il tempo è stupendo ed il panorama è STRAORDINARIO: la zona di Palanfrè con la Cresta del Pianard, il Pianard stesso fatto ad inizio anno sempre con le ciaspole per la via diretta, la Rocca d’Orel ed il Bussaia; la pianura bella visibile con il lontananza le montagne della Valle d’Aosta prive di foschia, la Bisalta, le cime della Valle Vermenagna come il Bac Baral, Monte Giosolette.
Non c’è vento e si sta davvero bene sul cucuzzolo.
Rimando una mezz’ora più o meno a scattare le foto prima di riprendere la strada del ritorno.
Ora per non affrontare quel tratto infido che mi ha ingannato decido di seguire la traccia GPX di discesa, quindi giù nel vallone sottostante il Bric (da fare con neve sicura) ed entrare nel bosco di faggi prima della strettoia nel bosco fitto (si nota bene una sorta d’entrata, puntare su quella).
Trovo tacche di sentiero che seguo fino ad un bivio in cui si scende a destra, in seguito mi ricongiungerò con il sentiero di salita a Tetti Creusa dove mi fermo per pranzo vista l’ora.
Qui incontrerò gli unici due escursionisti della giornata, due ciaspolatori.
Dopo pranzo decido di modificare la mia discesa, sul telefono carico la traccia GPX della Costa Campaula ricordandomi che qui lo staff di Cuneotrekking aveva fatto un taglio deciso nel bosco.
Lo intraprendo anche io destreggiandomi tra gli alberi senza un percorso segnato o segni nella neve.
In poco tempo mi ricongiungo con la via di salita, non mi resta altro che tornare a Folchi.
Sono le 13:00 quando arrivo dalla macchina.
Il borgo è deserto, aspettando che gli scarponi e le ciaspole si asciughino al Sole lo esploro un po’.
Carino questo agglomerato di case, belle le pitture esterne della chiesta.
Bel esordio sulle ciaspole, un po’ provato per quel pezzo in cui mi sono un po’ perso, ma niente di così problematico.
Bello il panorama dal Bric.
Un saluto da Mattia da Mondovì.