Escursione con racchette da neve al rifugio Bagnour, 2017 m – Valle Varaita
Situata sulla sponda idrografica sinistra della valle Varaita, la struttura del rifugio ha i suoi inizi nel 1941. Nata in quell’anno come postazione militare per l’avvistamento degli aerei nemici è diventata, in seguito, rifugio alpino all’interno della più grande riserva di pini cembri dell’Europa meridionale, il bosco dell’Alevè.
Lasciare l’auto poche centinaia di metri prima della borgata Castello di Pontechianale. La partenza è localizzata dal rifugio dell’Alevè, 1585 m, un centinaio di metri a valle del parcheggio.
Dati tecnici
- Ascesa: 550 metri circa
- Distanza: 7,0 km circa
- Altitudine partenza: 1.583 metri
- Altitudine massima: 2.017 metri
- Difficoltà: T (Turistico)
- Sul percorso: grangia, lago, rifugio
- Equipaggiamento: Racchette da neve
- Ad anello: Sì
- Cartografia: Fraternali Editore – Carta 17, IGC – Carta 106
- Partenza: Indicazioni stradali
Risalita la valle Varaita fino a Castello ci troviamo oggi alle prese con un interessante percorso che si sviluppa totalmente all’interno dello stupendo bosco dell’Alevè, considerato la più grande riserva protetta del pino cembro dell’Europa meridionale (850 ettari di estensione tra i comuni di Pontechianale, Casteldelfino e Sampeyre).
Questa particolare specie di pino si differenzia dagli altri per gli aghi a mazzetto, cinque, e per il colore diverso tra l’esterno, verde, e l’interno, grigiastro, e il suo legno è molto apprezzato dagli scultori.
Dal rifugio dell’Alevè, un centinaio di metri a valle del parcheggio, prende inizio il sentiero denominato U8 che entra subito con ripido percorso nel vivo del bosco.
Castello e il lago di Pontechianale salendo nel bosco dell’Alevè (foto scattata con drone)
Nel tratto iniziale di salita
Dopo una svolta verso sinistra si esce allo scoperto proseguendo con un semicerchio che riporta nuovamente verso l’interno e raggiunge, più avanti, la baita/rifugio Grongios Martre (1736 m), graziosissima e accogliente costruzione fatta utilizzando solo materiale locale (pietre e legno di pino cembro).
Arrivo al rifugio Grongios Martre
Il rifugio visto con il drone
La salita riprende tortuosa subito dopo, poi esce nuovamente allo scoperto nei pressi di una bella e isolata baita in pietra (grange Peiro Grongetto). Alle nostre spalle intanto si evidenzia sempre più la piramide innevata e slanciata del Pelvo d’Elva (3064m).
Il Pelvo d’Elva alle nostre spalle
Lasciato a destra un sentiero (sarà la nostra strada del ritorno) proseguiamo diritto verso l’interno del bosco (che conserva anche esemplari di pino vecchi di 800 anni) in costante salita tra grandi cumuli di neve.
Proseguendo sul sentiero…
…si raggiunge la grangia Peiro Grangetto
Altra veduta della grangia
Lasciando a sinistra un sentiero di collegamento con il vallone Vallanta, con un semicerchio verso destra ci portiamo più su entrando nuovamente nel folto della cembreta.
Più avanti, ad un bivio, lasciamo a sinistra il sentiero per le Gronge Gheit (vallone di Vallanta) per raggiungere un’ampia radura molto panoramica verso la parte alta del Monviso e sul retrostante Pelvo d’Elva (3064 m).
Ad un bivio successivo
Passaggio nella raduta
Veduta alle nostre spalle
Poche centinaia di metri prima del rifugio Bagnour
Lasciato ancora proseguire un sentiero che porta al lago Secco, svoltiamo verso sinistra seguendo l’ultima parte di salita tra splendidi cembri approdando, dopo alcune centinaia di metri, ai piedi della struttura del rifugio Bagnour (2,6 km dalla partenza).
Il rifugio Bagnour
Il rifugio visto dal drone
Il luogo è molto suggestivo e infonde una profonda sensazione di pace e tranquillità. Il lago del Bagnour, adagiato nel pianoro, è coperto dalla neve ma ne individuiamo facilmente la collocazione.
Con un po’ più di tempo a disposizione sarebbe bello compiere ancora un tratto di percorso nel vallone dei Duc che permette una più ampia vista panoramica sulle cime sud-ovest della val Varaita.
Dal rifugio riprendiamo la strada del ritorno seguendo (direzione sud) un percorso ad anello che in discesa ci porta a lambire il lago Secco (1890 m).
In partenza per la discesa al lago Secco
Alcune immagini della discesa al lago Secco…
…tra i pini cembri carichi di neve
Il lago Secco visto dall’alto
Proseguendo in discesa, dopo un po’ incrociamo un sentiero trasversale (cartello segnaletico per Gronge Gheit, Castello).
Durante il ritorno a valle
Svoltiamo a destra e, in modesta salita verso nord-ovest, percorriamo un lungo tratto nel bosco che va a chiudere l’anello nei pressi della grangia Peiro Grongetto.
Richiudiamo l’anello alla grangia di Peiro Grongetto
Non rimane che riportarci sul tratto in discesa verso la baita/rifugio Grongios Martre e infine al parcheggio.
ernesto
18/02/2014 alle 19:02
io sono passato dal bagnour in estate, al ritorno dalla rocca jarea, e se in estate il posto è bello, ragazzi, con la neve è fantastico. spero di poter fare presto questa escursione.
come sempre foto bellissime. complimenti.
Elio Dutto
18/02/2014 alle 20:13
E’ indubbio che la neve rende il paesaggio ancora più bello e ovattato. Ciao Ernesto, grazie!
Mattia Bertero
01/11/2015 alle 15:44
Ciao a tutti voi.
Escursione n°46 per me e la mia morosa Silvia, questa volta abbiamo deciso di andare al Rifugio Bagnour però passando da un percorso alternativo che parte da Alboin, frazione di Casteldelfino, personalmente sono anni che non ci tornavo e rivedere il Bosco di Alevè ha sempre una qualcosa di speciale.
La giornata è splendida, non una nuvola in cielo e la neve caduta ad altitudini più alte contribuisce a creare un paesaggio molto caratteristico, fa addirittura caldo se il vento non fa la sua comparsa.
La frazione di Alboin è molto bella, posta in un punto panoramico della vallata, con le caratteristiche case di pietra del mondo alpino, inoltre è presente una fontana per l’acqua.
Il sentiero inizia in discesa per poi iniziare a salire con decisione subito dopo, il percorso non è ben indicato dalle palline di segnalazione ma risulta ben visibile, inoltre ad ogni bivio c’è la segnaletica per cui non ci si può sbagliare.
Il suo modo di risalire il versante e la presenza di alcuni resti di muretti su tutto il percorso tradisce la sua natura militare.
Saliamo abbastanza agevolmente fino alla Grange Pralambert Sottano dove il panorama si apre, oltre questo punto si penetra nel Bosco dell’Alevè vero e proprio.
I colori autunnali sono bellissimi, il contrasto tra il giallo delle foglie e l’azzurro del cielo crea un qualcosa di visivamente stupendo.
E il silenzio poi è magico, solamente ogni tanto qualche uccello canterino fa riecheggiare la sua presenza, sembra che tutta la montagna stia in silenzio in attesa dell’inverno.
Poco dopo ecco i primi sprazzi di neve con delle traccie di precedenti escursionisti.
Il bosco si fa sempre più fitto, il sentiero varia molte volte la sua pendenza, alternando tratti di falsopiano a tratti in decisa salita.
Al Grange Pralambert Soprano la neve risulta una presenza costante (un paio di centimetri di spessore) che cancella di fatto il sentiero, fortunatamente le orme dei precedenti escursionisti ci rilevano il sentiero nel grande labirinto del bosco.
Si procede abbastanza agevolmente sul manto nevoso e tra le mille curve intorno ai pini.
Arriviamo al Lago Secco lo troviamo già congelato.
Ultimi 100 metri di dislivello su una via ripida nel fitto del bosco ed ecco che il panorama si apre e ci compare la radura del Rifugio Bagnour con il suo vicino lago, congelato anch’essi.
La neve qui ha già lo spessore di qualche centimetro e crea un bel paesaggio caratteristico.
Il rifugio risulta ancora aperto al pubblico, ci accolgono i proprietari con la loro simpatica bambina ed una pastore tedesco di nome Dido.
Qui sostiamo e ci godiamo il posto, un piccolo angolo di Valle Varaita ancora incontaminato all’interno di uno dei più bei boschi che possiamo avere nella nostra provincia, in lontananza il Pelvo D’Elva svetta maestoso nel cielo e più indietro il Chersogno, una mia vecchia conoscenza.
Stiamo li circa un’ora prima di riprendere la strada del ritorno verso Alboin dove ci attende la macchina.
E’ stata una bellissima escursione, compiuta senza particolari problemi, in cui abbiamo potuto assaporare appieno la bellezza di questa stagione, immergendoci tra i colori ed il silenzio dell’autunno, e poi la piccola radura del rifugio è semplicemente magica.
Credo di avere scelto il periodo giusto per andare all’Alevè, a parere mio risulta più appagante rispetto all’estate.
Ci torneremo presto, magari percorrendo l’anello che avete descritto in questa pagina.
Un saluto da Mattia e Silvia di Mondovì.
Elio Dutto
01/11/2015 alle 20:49
Bravo Mattia, bella escursione e molto ben descritta. Mi hai fatto venire voglia di tornare da quelle parti per il posto stupendo!!!
Ciao e un saluto a Silvia
Ricky
28/03/2018 alle 17:17
Gita stupenda percorsa seguendo il vostro stesso itinerario!! Abbiamo incontrato un gruppetto di signori che anche loro seguono il vostro sito. Siete una garanzia. Ricky e Brixie
Elio Dutto
29/03/2018 alle 09:36
Ciao Ricky, grazie per averci scritto. Siete riusciti a fare tutto l’anello?
Ricky
29/03/2018 alle 12:42
Sì,come da descrizione. Bellissimo posto. Bella tosta la salitella iniziale,soprattutto se si parte presto con la neve bella gelata. Cmq grazie ancora per tutte le dritte che riusciamo ad avere da questo utilissimo sito. Pollice in su!buone gite.
Elio Dutto
29/03/2018 alle 13:35
Ciao Ricky, grazie che ci segui.