Imbocchiamo il sentiero appena a valle del parcheggio che sale subito ripido nel bosco (palina con le indicazioni per i colli del Rui e Greguri). Dopo duecento metri arriviamo a un piccolo bivio, non molto evidente quando, come in questi giorni, c’è l’erba alta. In realtà entrambe le diramazioni si ricongiungono più in alto. Noi seguiamo il ramo di sinistra, che è un poco più breve e risale alcune ripide balze. La Rocca Provenzale di qua si mostra in tutta la sua imponenza e più lontane appaiono le vertiginose cascate di Stroppia ora in piena attività.
Dopo che i due rami si sono ricongiunti (ometto) c’è un pianoro: una cinquantina di metri oltre, in corrispondenza di un piccolo ometto (prestare attenzione perché non c’è nessuna altra indicazione), parte a sinistra una labile traccia che imbocchiamo.

A sinistra la labile traccia da imboccare © Cuneotrekking
Il sentiero, non sempre evidente a causa dell’erba alta, compie alcune giravolte e ci porta all’attacco della via (bolli rossi e targhetta).
Partiamo subito risalendo lo zoccolo roccioso iniziale e arriviamo in breve al prato Stella, un ripiano erboso dove sorgono i ruderi di una costruzione.

Verso prato Stella © Cuneotrekking
A monte del prato, in corrispondenza di una evidente cengia erbosa (bolli rossi e targa con poesia dedicata alla Rocca Provenzale), riparte la salita.

La traccia della salita. In basso prato Stella. © Cuneotrekking

Sulla cengia erbosa © Cuneotrekking

Salita su placche © Cuneotrekking

Che panorama dietro alle nostre spalle! © Cuneotrekking
Nei tratti più impegnativi sono presenti spit, chiodi o fittoni che rendono la progressione più sicura.

In alcuni punti si possono trovare spit, chiodi o fittoni © Cuneotrekking
Dopo alcuni zig zag su placche sbuchiamo sulla cresta sud, da cui godiamo di una vista mozzafiato sulle cascate di Stroppia e, alle nostre spalle, sulla conca erbosa di Chiappera.

Stiamo per sbucare sulla cresta sud © Cuneotrekking

La spettacolari cascate di Stroppia © Cuneotrekking

La conca di Chiappera. Al fondo l’Oronaye. © Cuneotrekking
Di qua il percorso diventa difficile da descrivere perché si sviluppa tra cenge, placche, creste, balze, conchette erbose e muretti rocciosi.

Risaliamo la cresta © Cuneotrekking

Un tratto meno verticale © Cuneotrekking

Sempre più panoramico © Cuneotrekking
Cerchiamo comunque sempre i segni rossi, in certi punti evidenti mentre in altri sbiaditi, e qualche ometto.

Uno sbiadito bollo rosso © Cuneotrekking
A circa tre quarti della salita dal prato Stella raggiungiamo il punto più impegnativo, un muretto, comunque non esposto, di un paio di metri di II+ con un piccolo tetto (fittone resinato).

Il muretto, il punto più impegnativo del percorso © Cuneotrekking
Di qua procediamo su roccette più facili.

Ultimi tratti prima della vetta © Cuneotrekking
Arriviamo in un panoramico e vertiginoso intaglio sotto a un enorme masso inclinato da cui torniamo a sentire il fragore delle cascate di Stroppia. Al termine della salita sbuchiamo finalmente sulla cresta da cui appare la caratteristica croce di vetta riempita di pietre.

Sulla cresta finale © Cuneotrekking
Dietro di lei appare improvvisamente il muro verticale della Rocca Castello (2452 m), separata dalla Rocca Provenzale dalla lunga e affilatissima cresta della Punta Figari (2345 m).

Torre Castello © Cuneotrekking

Zoom sulla affilatissima cresta della Punta Figari © Cuneotrekking
Il massiccio Provenzale/Castello presenta quattro punte. Da sud a nord la prima che si incontra è la Rocca Provenzale (2402 m). Qui la cresta diventa più frastagliata e si abbassa fino alla Punta Figari (2345 m). Successivamente si incontra Torre Castello (2448 m), la punta che presenta le maggiori difficoltà alpinistiche, separata da una profonda spaccatura verticale dalla Rocca Castello (2452 m), massima elevazione della montagna.
Il panorama che gustiamo di qua è superlativo: oltre a Punta Figari e Rocca Castello che inevitabilmente monopolizzano lo sguardo, la vista spazia a 360° verso il vallone del Maurin e le cime che lo contornano, i tremila che culminano nel Brec de Chambeyron (3389 m) e le sottostanti cascate di Stroppia, poi sulla conca di Chiappera da questa parte dominata dal castello roccioso del monte Oronaye.
Dopo esserci fermati per una ventina di minuti riprendiamo la discesa disarrampicando lungo lo stesso itinerario fatto in salita. Cerchiamo di seguire alla meglio i bolli rossi anche se in un paio di occasioni, non essendo sempre evidenti, siamo dovuti tornare sui nostri passi.

Pranzo al prato Stella con vista © Cuneotrekking

Sul sentiero del ritorno © Cuneotrekking

Quasi all’auto © Cuneotrekking
Daniele
03/07/2019 alle 10:53
Sono anni che penso di provare a salire la Rocca Provenzale . Grazie per avermi fatto vedere come è e soprattuto avermi fatto capire che è al di sopra delle mie capacità … Un saluto .
Daniele
Valerio Dutto
03/07/2019 alle 23:23
Ciao Daniele, abbiamo scritto questa descrizione anche perché tanti, ingiustamente, la sottovalutano (e rischiano). Per questo il tuo commento mi ha fatto particolarmente piacere: la sicurezza deve venire prima di tutto. La Provenzale in fin dei conti rimane sempre lì: con il passare del tempo l’esperienza cresce, chissà che tra qualche anno non ti venga voglia di tentarla 😉
Osvaldo
19/10/2021 alle 10:38
La montagna della mia adolescenza_giovinezza!!!
Dal 1971 [16 anni] al 1981 l’ho fatta almeno una trentina di volte, con un amico, con gruppi di amici e in tutte le stagioni dell’anno. Una volta perfino il 6 gennaio con un caro amico, con tanto di foto ricordo fatta a turno accanto alla croce quasi totalmente sommersa dalla neve.
GIORNI INDIMENTICABILI!
La Provenzale mi ha formato e allenato a vincere le paure [almeno alcune..!] a gustare l’amicizia della salita a ringraziare il Signore per così grandi bellezze GRATIS! A volte si partiva da DRONERO, [abitazione], alle 4 della domenica mattina e alle 11 eravamo alla “Messa Grande”, fieri dell’impresa… INCOSCIENTI? Sì, al massimo! Scampati da morte? Almeno un paio di volte. In particolare in un’occasione QUALCUNO mi ha sostenuto e dato un’istinto mai più provato, nel sottrarmi a un “placcaggio” che mi aveva paralizzato i movimenti: sapersi inchiodato a una placca con 600 m. di strapiombo NON è assolutamente piacevole!
Ma.. non era ancora L’ORA.
Ogni volta che la vedo il cuore palpita di commozione!
ORA, OGGI, dopo tanti anni le vado vicino più che posso con la mia bici da corsa: ho l’impressione di essere come il gatto che fa le fusa al suo padrone strusciandogli le scarpe… ma non ho più salito e non salirò più la sua cima.
Grazie per la possibilità di aver potuto condividere questo frammento di vita. Buona giornata!!!
Fulvio
28/08/2019 alle 08:28
I miei complimenti per la dettagliata e preziosa relazione che hai scritto sulla Rocca Provenzale sulla via normale ! Ps volevo chierTi un’informazione ? Che tipo di corda consigli di portare ? Siamo in tre , una mezza ? O una normale? da quanti metri ?
Anticipatamente grazie se vorrai rispondermi
Valerio Dutto
28/08/2019 alle 17:47
Ciao Fulvio, grazie per i complimenti. Se procedete in conserva, su roccia sarebbe bene usare una corda singola. Per la Provenzale ne basta una corta, da una ventina di metri.
Osvaldo
19/10/2021 alle 10:42
… dimenticavo: le salite alla Rocca Provenzale erano SEMPRE “in libera”: né corde, chiodi, caschi, etc. NULLA di questo, solo mani, gambe, e cuore. CON TANTA INCOSCIENZA, APPUNTO!