Lago Chiaretto

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  1. Ciao a tutti.
    Oggi avevo proprio voglia di vedere un lago dopo tanti mesi di vette e colli vari.
    Sapendo ben che la maggior parte dei 113 specchi d’acqua della provincia sono ancora inagibili per la neve avevo optato questo giro del Lago Chiaretto, consigliatomi gentilmente anche da Elio, convenuto con me che questa escursione poteva essere tra le più fattibili in questo periodo.
    Così alle 8:30 sono al Pian Melzè per iniziare questa nuova avventura, sono posti che conosco da una vita ma questo giro ad anello non l’avevo mai fatto.
    Fa freddo, ci sono 3 gradi, ma il cielo è di un bel turchese scuro come lo si vede solo in montagna.
    Ed il Re di Pietra e le montagne del suo gruppo sono sempre uno spettacolo, ancora di più con la neve.
    Posteggiati vicino a me c’è una combriccola numerosa intenta ad andare a scalare il Granero.
    Intraprendo l’asfaltata che mi avrebbe portato al Pian del Re, durante la salita vedo il vallone di discesa dell’anello alla mia sinistra che passa a destra del Monte Granè, per la maggior parte è innevato.
    Per fortuna sono un tipo previdente e nel mio prezioso zaino ho i ramponcini ma anche i ramponi da ghiaccio.
    Mi saranno molto ma molto utili dopo…
    In 40 minuti sono arrivato in un Pian del Re deserto e privo di neve, fa uno strano effetto, in estate è sempre così affollato.
    Mi dirigo verso il sentiero che punta verso il Quintino Sella e vedo che il versante di salita al lago Fiorenza è totalmente innevato a partire dalle sorgenti del Po (che sono ancora attive anche se a portata ridotta nonostante la siccità che sta colpendo il Piemonte).
    Scelgo fin da subito di utilizzare i ramponi da ghiaccio, mi danno più sicurezza dei ramponcini.
    La neve si presenta contro ogni mia previsione abbastanza dura e compattata, non s’affonda ed i ramponi sono a proprio agio in questo tipo di terreno.
    Salgo come un treno.
    Nella foga taglio i vari tornanti ed in poco tempo arrivo al Lago Fiorenza.
    Lo trovo ancora totalmente ghiacciato e la neve ricopre quasi tutta la zona circostante.
    E’ uno spettacolo, il Monviso, il Visolotto ed il Viso Mozzo si stagliano fieri nel turchese scuro del cielo.
    Resto qualche minuto a fare fotografie e ad ammirare la bellezza del luogo prima di riprendere il cammino verso la seconda tappa del giro, il Lago Chiaretto.
    Arrivo agevolmente fino al colletto prima della massicciata rocciosa dove il sentiero risulta molto esposto, speravo che il sole avesse portato via in parte la neve ma la mia speranza risulta vana, c’è neve dappertutto che costringe gli escursionisti invernali a fare dei traversi sul manto nevoso alquanto pericolosi.
    E’ il punto più critico dell’escursione e mi desta un po’ di preoccupazione per via del manto nevoso che così esposto alla luce solare potrebbe tenere poco.
    Ma ad ogni passo che faccio sotto questa massicciata mi accorgo che i ramponi tengono botta e questo punto pericoloso lo passo molto bene ed in scioltezza.
    Arrivo al Chiaretto: sembra quasi che non esista, c’è solo una landa nevosa con qualche sasso che spunta qua e la, solo qualche chiazza di quel famoso turchese mi fa capire che qualcosa sotto quel ghiaccio c’è.
    Scendo sulle rive del lago, sono le 11:00 e decido di fermarmi qui a mangiare pranzo.
    Qui il posto è ancora più impressionante rispetto al Lago Fiorenza: il Monviso è vicinissimo ed imponente, così come il Visolotto e la vicina Punta Gastaldi.
    Poi con la neve mi da proprio l’impressione di trovarmi più in alto rispetto ai 2261 metri del lago, una natura più selvaggia, anche qui mi fa strano non sentire nessuno visto che in estate il sentiero per il Quintino Sella è tra i più trafficati della provincia.
    Tra l’altro non troverò nessuno a fare questo giro a parte me, solo con la montagna; non disprezzo affatto la compagnia anzi, se sono in un gruppo affiatato si sta in paradiso, ma certe volte a stare in un posto così bello da soli ti fa aprire la mente, ti fa ragionare, ti fa commuovere.
    Mangio pranzo e riparto verso le 11:40 in direzione del Pian Melzè.
    La via di discesa tra lande di massi che sembrano stati lanciati da dei giganti la faccio molto improvvisata, le traccie di precedenti visitatori ci sono ma sono molto vaghe, così ho deciso di scendere un po’ a caso dove ritenevo più sicuro.
    Ritroverò la via normale di discesa all’altezza del bivio per la sterrata del Monte Granè dove incontro un gruppo di ragazzi intenti ad andare su quest’ultimo e mi chiede informazioni sulla condizione della neve del percorso che ho fatto.
    Alle 13:30 sono dalla macchina al Pian Melzè.
    Oggi è stata molto bella la gita, tra ambienti solitamente affollati trasformati improvvisamente in natura selvaggia, una montagna dura e severa molto suggestiva, poi il Monviso è sempre un piacere vederlo da vicino.
    Non credevo di trovare così tanta neve: 50 cm c’erano tutti per quasi tutta la durata dell’escursione ma ho toccato punti di un metro di spesso nelle zone più in ombra, per fortuna i miei ramponi da ghiaccia hanno svolto bene il loro dovere.
    Un saluto da Mattia da Mondovì.