Entriamo tra le case del piccolo borgo di Valcasotto. Passati davanti agli edifici dedicati alla stagionatura dei formaggi aggiriamo da destra la locanda del Mulino, accanto alla quale possiamo ancora vedere la grande ruota in legno dell’ottocentesco mulino a cui deve il nome.

Lo stemma di Casa Savoia sulle ringhiere del borgo Valcasotto © Valerio Dutto
Risaliamo la stradina (via san Ludovico) in direzione dell’antica scuola e dell’imponente parrocchiale di san Ludovico. Arrivati alla piazzetta Emidio Ferraris aggiriamo la seicentesca chiesa sulla stradina la cui pavimentazione passa dal porfido all’asfalto.

La parrocchiale di san Ludovico © Valerio Dutto
Centocinquanta metri oltre, a un bivio, svoltiamo a destra e continuiamo ancora su asfalto passando tra le case di borgata Borgne. Proseguiamo tra castagni, faggi e betulle risalendo alcuni lunghi tornanti. Al terzo svoltiamo a sinistra sulla strada in salita, ora dal fondo sterrato, che compie ancora un lungo tornante per poi passare tra le malandate case Romagnoli.

Sulla sterrata in direzione delle case Romagnoli © Valerio Dutto

Sulla sterrata in direzione delle case Romagnoli © Valerio Dutto

In vista delle case Romagnoli © Valerio Dutto
La sterrata prosegue e compie un semicerchio nel bosco dopo il quale taglia un tratto più aperto e panoramico. Trascurata la deviazione per Surie proseguiamo dritto prima in leggera discesa, poi in dolce salita fin che non sbuchiamo su una panoramicissima radura.

Sulla panoramicissima radura © Valerio Dutto
Di qua è ben visibile l’estetica cresta rocciosa delle Rocce di Perabruna che unisce l’Antoroto con la cima Ciuaiera.

La bellissima cresta rocciosa delle Rocce di Perabruna © Valerio Dutto
Proseguiamo tagliando la radura in leggera discesa. Confluiti su un’altra sterrata la seguiamo in discesa verso destra arrivando a monte delle case diroccate de La Grangia, situate in ottima posizione.

Le case diroccate de La Grangia © Valerio Dutto
Soluzioni architettoniche di pregio ci fanno capire che non si doveva trattare di una borgata povera: in effetti un tempo era al servizio dei monaci certosini che vivevano nel monastero che poi diventò la reggia di Valcasotto.
La sterrata prosegue e più in basso termina sulla provinciale diretta verso la colla di Casotto. La seguiamo verso sinistra per poche decine di metri in leggera salita per poi abbandonarla quasi subito per una stradina asfaltata (sbarra) che scende a destra.
Poco più in basso, dove il fondo diventa sterrato, arriviamo alla correria, destinata ad accogliere i frati conversi, religiosi che non avevano formulato i voti ed erano per questo relegati ai lavori più umili.

Arrivo alla correria © Valerio Dutto
Pieghiamo verso sinistra e seguiamo il magnifico viale alberato che con una zeta in leggera salita ci porta alla maestosa reggia di Valcasotto, che appare inaspettata disposta a ferro di cavallo intorno a un cortile sorretto da possenti mura in pietra.

La maestosa reggia di Valcasotto © Valerio Dutto

Ancora la reggia di Valcasotto © Valerio Dutto
La reggia, in origine monastero certosino, ebbe una storia travagliata e intorno alla metà dell’Ottocento fu acquistata da re Carlo Alberto diventando castello reale di Casa Savoia. Oggi è di proprietà della regione Piemonte che dal 2020 l’ha riaperta al pubblico (consigliatissima la visita, ma occorre prenotare).
Dopo la visita scendiamo nuovamente alla correria. Trascurando questa volta la strada asfaltata da cui siamo arrivati, la costeggiamo imboccando la sterrata che scende sul lato est dell’edificio (tacche bianco/rosse).

Tacche bianco/rosse lungo il percorso © Valerio Dutto
Superato un rio proseguiamo sulla sterrata dal fondo assai smosso (questo tratto potrebbe essere fangoso). Per fortuna migliora quasi subito diventando una bella stradina inerbita che si tiene al di sotto della provinciale che scorre invisibile più in alto.
Guadato senza difficoltà un rio la sterrata si restringe a mulattiera.

Sulla mulattiera inerbita © Valerio Dutto
Più avanti superiamo i ruderi della Cascina del seccatoio (altro rio da guadare) e proseguiamo fino all’ottocentesca cappella di San Rocco, circondata da un piccolo parco giochi ormai in decadenza. Davanti all’ingresso si trova un maestoso abete bianco monumentale, alto ben quaranta metri.
Superato un ultimo rio scendiamo sulla stradina asfaltata di accesso al cimitero che seguiamo verso destra tornando in breve a Valcasotto dove chiudiamo l’anello. Imperdibile il pranzo alla locanda del Mulino con visita alla stagionatura Occelli.

La stagionatura Occelli, un piccolo paradiso per gli amanti del formaggio! © Valerio Dutto
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