Essendo questa una lunga escursione, ci siamo dati appuntamento per le 6:30 a San Giacomo di Entracque (1213 m). Le giornate purtroppo si stanno accorciando e ce ne accorgiamo perché a quell’ora, nonostante il cielo sia terso, sta appena albeggiando. Iniziamo la marcia passando il ponte sul torrente Gesso per infilarci, di lì a poco, tra i maestosi faggi secolari che precedono le ex palazzine reali.
Un po’ di pausa, appena oltre i fabbricati, per riempirci le borracce di acqua fresca alla fontana e… via sulla sterrata che serpeggia nella faggeta prima di raggiungere il pian del Rasur.
Il primo sole lambisce i monti che vanno a racchiudere il vallone di Colomb; con questa premessa dovremo aspettarci una gran bella giornata. Camminando lungo il pianoro ci torna in mente che in questi stessi giorni di settembre, lo scorso anno eravamo qui per accompagnare al lago del Carbonè i nostri amici americani Bruce, Steve, Paula e Stephanie che si recavano, per la prima volta, sul luogo dove avevano perso rispettivamente un cugino ed il padre nella tragedia dell’aereo Dakota del 1954 (escursione commemorativa al lago del Carbonè).
Raggiunto il gias sottano del Vej del Bouc (1430 m), lasciamo a sinistra il sentiero che sale al lago omonimo. Poco avanti superiamo il ponte che scavalca il torrente trasferendoci sulla sinistra orografica del vallone. Seguendo il percorso in lenta salita, dopo alcune centinaia di metri ci portiamo al bivio per il bivacco Moncalieri che lasciamo a destra (sarà la nostra via del ritorno).
Poco più avanti il sentiero inizia una lunga serie di monotoni zig-zag sulle pendici del vallone di Pantacreus tra macchie di ontani, avvicinandosi poco alla volta al gias sottano del Muraion (1843 m). Procedendo nella marcia superiamo poi un piccolo boschetto di faggi; cammin facendo ci avviciniamo allo scosceso spallone del Muraion che supereremo attraverso il ripido passo del Muraion (2030 m).
Oltre il passo il paesaggio cambia decisamente aspetto, diventando più roccioso e selvaggio. La veduta si amplia maggiormente verso la testata del vallone e si hanno più vicine le cime Cossato, Viglino e Clapier.
Con un traverso verso sud-est scavalchiamo un piccolo rio, quindi, zigzagando tra le rocce, raggiungiamo il bivio per il passo ed il lago Bianco d’Agnel.

Dopo il passo del Muraion il paesaggio cambia aspetto © Cuneotrekking
Svoltando a destra affrontiamo una lunga rampa di erba e roccia sul sentiero che serpeggia in direzione sud-ovest. A tratti, alle nostre spalle, riusciamo a scorgere parte del lago Bianco d’Agnel.
Verso il termine della salita il panorama si modifica ancora una volta diventando ancora più impervio e roccioso.
Ora riusciamo finalmente ad intravedere la sagoma della Maledia che con il Caïre del Muraion va a chiudere la visuale ad ovest.

Nella conca a sinistra si intravede il lago Bianco d’Agnel © Cuneotrekking

Maledia a sinistra e Caïre del Muraion a destra © Cuneotrekking

Nelle vicinanze del rifugio. All’orizzonte si intravede il Monviso © Cuneotrekking
Salendo ancora un po’, poco prima del grande cippo col tricolore, notiamo sulla destra la diramazione in discesa che porta al bivacco Moncalieri.
Ancora qualche decina di metri e siamo all’incrocio con i sentieri che conducono al passo del Pagarì e al rifugio Nizza.

Paline segnaletiche appena prima del rifugio © Cuneotrekking
Il rifugio compare di lì a pochi metri. Sono le 9:50, abbiamo camminato per 3h 10. È sempre bello tornare in questo posto così selvaggio, specie se si ha la fortuna di imbattersi in una giornata come oggi.
Ci fermeremo al Pagarì una ventina di minuti, il tempo di ammirare il rifugio, la Maledia, sorseggiare un buon tè e scattare qualche foto. La nostra intenzione è di fare ritorno passando dal lago Bianco del Gelas.
Dovremo quindi aggirare il Caïre del Muraion perdendo circa 200 metri di dislivello poi, dal passo soprano del Muraion, risalirne più di un centinaio per raggiungere il lago Blu del Gelas e infine il lago Bianco del Gelas. Per effettuare questa traversata calcoliamo da un’ora a un’ora e mezzo di cammino.
Tornati al bivio visto in precedenza, scendiamo nell’avvallamento pietroso a destra e più in basso del rifugio per superare un ruscello d’acqua. La traversata che segue si effettua su buon sentiero un po’ aereo che va a costeggiare le ripide rive del Caïre del Muraion.
Aggirato un primo costone, il sentiero, compiendo un semicerchio, declina con tratti su pietraia e porta a contornare, al fondo, un secondo costone.

Inizio discesa verso i laghi del Gelas © Cuneotrekking

Tratto di sentiero © Cuneotrekking

Sguardo nella direzione del passo del Carbonè © Cuneotrekking

Tratto di sentiero © Cuneotrekking
Al termine del tratto successivo una frana ci ostacola il passaggio. Noi la scavalchiamo (ma la si può aggirare dal basso) per raggiungere il passo soprano del Muraion (2430 m).

Passaggio sulla frana, poco prima del passo soprano del Muraion © Cuneotrekking
Oltre, sbordiamo nel ripido vallone di Pantacreus.
Riprendiamo immediatamente a salire verso sinistra (seguire tacche rosse e provvidenziali ometti – attenzione in caso di nebbia) tra tratti erbosi e rocce montonate che conducono sulle rive dello splendido e ancora un po’ innevato primo lago Blu del Gelas (2501 m).

Arrivo al primo lago Blu del Gelas © Cuneotrekking

Sulla pietraia verso il lago Bianco del Gelas © Cuneotrekking

In salita dal primo lago Blu del Gelas © Cuneotrekking
Contornandolo sulla destra e superata una pietraia raggiungiamo le rive erbose del secondo e più grande lago Bianco del Gelas (2549 m). Il paesaggio intorno a noi è incantevole. Verrebbe voglia di piantare una tenda e rimanere qui. Ci sistemiamo sulle rive del lago per la pausa pranzo in compagnia di un nutrito gruppo di stambecchi che qui risiedono stabilmente. Dal punto in cui ci troviamo vediamo il bivacco Moncalieri (ma bisogna saperne individuare la posizione) ed il passo dei Ghiacciai a sud ovest ed il passo del Carbonè a nord-est dall’altra parte del vallone.

Lago Bianco del Gelas © Cuneotrekking
Senza fretta e con gli occhi ancora pieni di immagini e colori stupendi, dai resti del rifugio Moncalieri riprendiamo la ripidissima e lunga discesa nel vallone di Pantacreus per poi deviare, al fondo, verso il gias di Pantacreus (1862 m).

L’inizio della discesa nel vallone di Pantacreus © Cuneotrekking
Dal gias si riprende con la lunga discesa tra gli ontani che va ad incrociare il sentiero di salita al Pagarì. Svoltando a sinistra si ritorna al gias del Vej del Bouc e si prosegue infine fino a San Giacomo di Entracque.

Ritorno nel vallone del Colomb © Cuneotrekking
Giorgio
16/10/2011 alle 20:14
Bellissimi posti (che conosco) e belle foto… bravi…Grazie ciao.
madpack
09/11/2011 alle 13:31
Molto bella la foto d’arrivo al primo lago del GElas!
Lino lagana
22/09/2015 alle 14:46
Immensa stima e gratitudine, x gli spettacoli cke ci fai vedere,!!!!!!!!!!!
Elio Dutto
22/09/2015 alle 18:56
Ciao Lino e grazie!!! Non sono io l’artefice, ma è la natura di questi nostri posti che ci regala scenari da favola…
Simone
15/08/2018 alle 14:35
Bellissimo anello, il rifugio è davvero stupendo e il gestore gentilissimo. Prima del rientro se si ha abbastanza tempo consiglio di raggiungere anche Cima Pagarì, dalla cui vetta a 2908 m si gode di una vista impagabile.Sconsiglio però la deviazione di ritorno a escursionisti non esperti, sia per la frana evidenziata nella descrizione che per la vegetazione che nella parte bassa dell’itinerario in molti punti ha completamente invaso il sentiero rendendolo molto difficoltoso
Elio Dutto
15/08/2018 alle 17:48
Grazie Simone per l’aggiornamento.
Mattia Bertero Supporter
04/08/2019 alle 17:13
Ciao a tutti voi.
L’escursione di oggi è un ritorno: era il 2012 quando affrontai l’ultima volta la via per il Rifugio Pagarì ed oggi ho sentito la necessità di tornare lassù dopo 7 anni.
Così alle 7:30 sono in partenza da San Giacomo d’Entracque per prendere la direzione del Pagarì e le sue famose 5 ore di cammino segnate sulla segnaletica.
Ho faticato a trovare posto per il parcheggio: i campeggi della borgata sono tutti pieni, tantissimi turisti dall’Olanda.
Per loro le nostre montagne saranno l’Himalaya…
Il tempo è un po’ nuvoloso ma le previsioni danno bel tempo, temperatura sui 14 gradi, freschetto ma sopportabile con indumenti estivi.
La strada è asfaltata fino alla colonia di Don Bosco poi diventa sterrata e s’innoltra nel vallone in direzione dei Pra di Rasur.
Mi sento abbastanza in forma, non ho dormito bene la notte prima ma sento le gambe perfettamente operative, per cui procedo con un bel passo spedito ma non di corsa.
Arrivo al pianoro in poco tempo ed il sole illumina solo le vette più alte, noto che la nuvolosità si sta diradando ed infatti, quando sto per imboccare la salita vera e propria verso il rifugio dopo il Gias Vei del Bouc, il cielo è perfettamente sereno e lo sarà fino alla fine della gita.
Molto bene.
Inizio a ricordarmi del perchè in 7 anni dal 2012 non ci ero più tornato: la serie infinita di tornanti, che poi la salita non ha nemmeno chissà quali pendenze. Anzi in molti punti si procede in piano.
Il problema è che è lunga, lunga, lunga, lunga.
Intanto il sole fa capolino dal versante opposto ed inizia già a scaldare bene, inoltre c’è poco o niente vento.
La salita procede regolare, incontro già diversi escursionisti in discesa ed altri più avanti di me che sono in salita anche loro.
Solo nelle ultime rampe di tornanti, quelle che puntano direttamente verso il rifugio la fatica ha iniziato a farsi sentire, l’ultima mezz’ora la passo davvero con qualche problema di troppo.
Nel frattempo noto alla mia sinistra il Lago Bianco dell’Agnel, sarebbe una bella escursione da fare in futuro quella arrivando anche al Passo dell’Agnel.
La meta si avvicina ad ogni passo, questo mi tiene a galla.
E finalmente compare il cippo di pietra con l’asta delle bandiere, li rifugio è li!
Ed eccomi alle 11:00 davanti al Pagarì soddisfatto che la mia grande fatica sia stata ricompensata.
3 ore e mezza di salita, quasi coincidente con il tempo che avevo fatto 7 anni fa, e come 7 anni fa quei ultimi tornanti mi hanno dato problemi.
Intorno al rifugio ci sono una decina di escursionisti ed altri stanno arrivando ed altri stanno partendo, alcuni tornano indietro mentre altri proseguono verso il Passo del Pagarì.
Rimango li per 45 minuti, tempo di fare qualche foto, mangiare il pranzo al sacco e consumare una bella birra Pagarina come la tradizione vuole.
Piccola curiosità nel 2012 c’era un grande stambecco maschio che dava il benvenuto agli escursionisti avvicinandosi e studiandoci, ora nel 2019 quello stambecco non c’è più ma oggi c’erano due stambecchi giovani molto intraprendenti ad avvicinarsi a noi.
Avevo inizialmente intenzione di fare questi percorso da anello anche per vedere i laghi del Gelas ma non mi sono fidato delle mie gambe provate dall’ultima mezz’ora e quindi sono tornato indietro per il sentiero dell’andata.
In discesa trovo ancora tanta gente che sta salendo.
Alle 14:30 sono dalla macchina a San Giacomo d’Entracque.
Un’escursione che mi è piaciuta molto nonostante mi ha tirato fuori qualche problema di troppo, il Pagarì è sempre una meta affascinante, posizionata in un ambiente aspro e selvaggio, ma penso che farò passare altri 7 anni almeno prima di rifarla.
Un saluto da Mattia da Mondovì.
Elio Dutto
04/08/2019 alle 18:49
Il Pagarì è sempre una bella meta. Ritornarci dopo tanti anni dà ancora più soddisfazione. Peccato non aver fatto il giro dai laghi e dal bivacco Moncalieri. Avresti ancora avuto tanto tempo davanti, visto che alle 14,30 eri già alla macchina. Sarà per un’altra volta. Ciao.
Mattia Bertero Supporter
04/08/2019 alle 19:05
Si, peccato davvero, mi è dispiaciuto.
Non sentivo le gambe sicure per fare altro, non so dirti, istinto. L’ultima mezz’ora le ho dovute forzare un po’, non volevo rischiare che mi cedessero su quel percorso, anche considerato che quel tratto è meno frequentato del solito percorso del Pagarì, se avessi avuto problemi…
Ciao Elio.
Elio Dutto
04/08/2019 alle 21:32
Se è così hai fatto bene a non fare il giro. Giovane come sei potrai farlo tante altre volte. Ciao
Andrea
03/11/2019 alle 23:23
Secondo voi è fattibile, tempo permettendo, nel prossimo weekend o pensate che lassù la neve sia già abbondante?
Elio Dutto
04/11/2019 alle 18:53
Ciao Andrea. Ora come ora puoi trovare neve dai 2300 metri in poi. Oggi abbiamo fato un percorso a 2573 metri e abbiamo trovato 7/8 cm di neve dura e vento fortissimo. Se nei prossimi giorni non dovesse più nevicare può essere che un pochino sciolga, ma le previsioni forse non sono ottimali per il fine settimana. Ciao