Dopo circa 1 km di cammino sotto le pendici della Punta Rocciaia tra alberi di frassino e betulle, incrociando alcune volte il rio, arriviamo ad un bivio dove prendiamo a destra verso il gias Fontana Freida (palina) trascurando la deviazione che porta ai Tetti Virutra.
Dopo meno di 200 metri, nei pressi di una seconda palina, la strada termina e si riduce a sentiero (1027 m). Cominciamo a salire in modo più sostenuto addentrandoci in breve in un bel bosco di faggi su un percorso davvero gradevole che sale ripido a zig-zag sulla sinistra orografica del vallone.
Durante la salita si passa sotto le dolomitiche e vertiginose pareti rocciose della Punta del Van (1967 m). Un traverso al termine del lungo percorso in faggeta raggiunge una zona interessata dalla slavina dell’inverno 2012/2013 che ha lasciato sul terreno parecchie decine di tronchi. Ora il tratto percorso dal sentiero è stato ripulito.

Nella zona interessata dalla slavina © Cuneotrekking
Salendo ci affacciamo all’ampia conca del vallone della Freida. La colla Balur rimane ancora un po’ nascosta a sinistra ma fin da subito si nota, al centro, l’omonima erta cima.

Conca del vallone della Freida. Si vede la Cima Balur © Cuneotrekking
Il sentiero si destreggia sulla sinistra orografica, supera qualche nevaio residuo e va a ricongiungersi, più su, ad un’ampia strada che, in discesa, taglia le pendici del Monte Testa e della Punta del Van portando verso il Passo del Van (1761 m). Seguiamo la strada che sale fino al gias Fontana Fredda (1591 m), lasciandolo a destra per proseguire su percorso a tornanti fino alla colla Balur (1780 m).

Ricongiungimento con la strada che porta al Passo del Van © Cuneotrekking
Durante l’avvicinamento una dozzina di caprioli scorrazzano sui prati in prossimità della colla.

Il Monte Balur © Cuneotrekking
Sulla sella è ubicato il rifugio privato del Balur, costruito in pietra con tetto in lamiera; poco distante è collocata una seconda costruzione.

Il rifugio posto sulla colla © Cuneotrekking
Spostandoci lungo il prato verso destra andiamo a scegliere un punto d’attacco per la salita al Monte Balur (1827 m), che si presenta ripido e scivoloso.

Inizio della salita al Monte Balur © Cuneotrekking

La salita tra rododendri © Cuneotrekking

Verso la piccola cima © Cuneotrekking
Aggirandolo leggermente a destra, in ripida salita procediamo a istinto lungo una rampa erbosa, tra rododendri e moltissimi fiori, fino al cippo in pietra che ne segna il punto più alto.

In cima © Cuneotrekking
Grande panorama sul vallone di accesso, sulla vicina cima del Testas (1830 m), sulla Bisalta (2404 m) e, a sud, sui monti Servatun (2277 m) e Bussaia (2451 m); a nord sulla Punta del Van (1969 m).

Dalla cima veduta sulla colla e il rifugio © Cuneotrekking

La cima Bussaia a destra © Cuneotrekking
Dal Monte Balur scendendo sul lato opposto ci ricongiungiamo al sentiero che torna verso il rifugio.

Ritorno sulla verdeggiante colla © Cuneotrekking

Monte Balur visto dal rifugio © Cuneotrekking

Ancora veduta sul Bussaia e il Servatun © Cuneotrekking
Spostandoci poi verso est, attraverso prati verdissimi e infiorati, andiamo a raggiungere l’arrotondata cima del Monte Testas.

Croce di vetta sul Monte Testas © Cuneotrekking
Dalla croce di vetta vediamo in seguito sopraggiungere la nebbia che ha già invaso il vallone della Freida. In pochi minuti ne rimaniamo avvolti ed è proprio un peccato dover abbandonare un luogo così aperto e incantevole.

Veduta dal Monte Testas verso la Colla Balur con la nebbia che inizia a salire © Cuneotrekking
Attendiamo un momento per vedere se si dirada, poi riprendiamo la discesa fino al gias Fontana Fredda trovando un buon posto per la sosta del pranzo. Infine ritorniamo sui nostri passi a Roaschia. Sulla strada del ritorno © Cuneotrekking
Marco
18/06/2014 alle 20:58
Molto bella questa escursione, non mancherò sicuramente di farla…
Grazie…
Mattia Bertero Supporter
28/04/2016 alle 14:28
Ciao a tutti voi.
L’escursione di questa mattina riprendere quasi esattamente questa qui dei ragazzi di Cuneotrekking con una piccola differenza che dirò più avanti.
Siccome nel pomeriggio avevo un impegno do uno sguardo ad escursioni di vallate vicine a casa mia (Mondovì) o relativamente vicine.
Ed ecco che girovagando nel sito trovo questa, mi ispira molto.
Non l’ho mai fatta in vita mia.
Parto molto presto per permettermi di arrivare presto a casa, così alle 7:45 sono a Roaschia ed inizio ad intraprendere il sentiero.
Quando sono partito da Mondovì il tempo era nuvoloso ma le previsioni dicevano che avrebbe rischiarato per la mattinata, infatti non vengono smentite: le nuvole alla partenza stanno piano-piano diradandosi.
Fa freddo ed il vento è gelido quando c’è.
La prima cosa che noto subito è che la via sterrata inizia a salire un po’ decisa verso il Vallone di Freida, più avanti incontro un boscaiolo con un giovane che stanno tagliando un po’ di tronchi.
Più avanti la via si trasforma in sentiero.
Ed ancora salita…
Il tempo continua a migliorare.
Successivamente la via si immette in un bosco di faggi in piena fioritura mentre sul terreno c’è ancora un tappeto di foglie secche dell’autunno precedente, il contrasto rende il luogo molto caratteristico.
Ed ancora salita…
Il sentiero non è molto marcato ma è ben tenuto e ben visibile.
Verso la fine del bosco ci sono ancora i segni della slavina che i ragazzi di Cuneotrekking avevano già constatato, dalla fotografia del sito non è cambiato niente.
Ed eccomi che improvvisamente sbuco nella conca del Vallone di Freida e qui ho una “bella” sorpresa: c’è ancora tanta neve, in verità pensavo di trovarne di meno.
Proseguo fiducioso che avrei trovato una soluzione, il sentiero tutto sommato si mantiene pulito fino a poco sotto il Gias di Fontana Freida, da quel punto la neve risulterà una presenza costante fino quasi al Colle Balur.
Intanto sui costoni della Punta Baral un branco di circa una ventina di camosci mi tiene d’occhio per poi scappare quando decidono che sono troppo vicino a loro, bellissimi.
Il problema della neve in questione è che nella notte deve aver fatto talmente freddo che ha congelato la neve ed io non ho portato l’attrezzatura per poterla affrontare in sicurezza.
Accidenti…
Non è nemmeno così spessa ma la pendenza del posto è notevole per un piccolo strato.
Così decido di arrivare verso il colle ad occhio, cercando più possibilmente sprazzi di terreno libero e, nei passaggi obbligatori su neve, dove è il più piano possibile.
Ed ancora salita…
Con notevole attenzione proseguo verso il colle, alla mia destra il Monte Balur domina su tutto.
Un passetto alla volta arrivo dalle parti del Colle Balur dove la neve invece era già stata sostituita dall’erba verde della primavera.
Arrivo al Colle Balur dopo due ore dalla partenza da Roaschia.
Qui studio il modo per salire sul Balur ma noto che i suoi pendii sono ancora innevati.
Niente da fare, ci rinuncio, troppo pericoloso.
Così punto sulla sgombra cima del Monte Testas.
Arrivo a destinazione in breve tempo ed il panorama che mi si presenta è meraviglioso: il tempo ormai è perfettamente sereno e la pianura cuneesi è ben visibile verso Nord, volgendo verso Ovest ecco il fiero Monviso e le montagne delle Valli Po, Maira e Varaita, vicino al Testas le montagne della Serra Garb si presentano ancora con abiti invernali (Testa, Guardiola, Servatun, Bussaia).
E il silenzio è quasi totale, peccato che ogni tanto si sentono in lontananza i rumori dei macchinari delle vicine cave.
Rimango sulla vetta per un’ora per mangiare e per riposarmi.
Poi riprendo la discesa e quello che confidavo si è avverato: il Sole ha scaldato la neve e la resa più morbida, rendendo notevolmente più agevole la discesa (prestando sempre la dovuta attenzione s’intende).
Dopo un’ora e quaranta sono di nuovo a Roaschia.
Bella gita, in un vallone abbastanza isolato e selvaggio, bello il come prima sembra tutto così impervio e poi sul colle tutto diventi arrotondato e aperto. C’è ancora un po’ di neve, magari consiglierei di portarsi almeno dei ramponi che potrebbero ancora servire, io me la sono cavata ma ho preso qualche rischio di troppo.
Peccato per il Monte Balur ma non era il caso di rischiare.
Un saluto da Mattia da Mondovì.
Elio Dutto
29/04/2016 alle 13:30
Bravo Mattia, gran bella escursione, anche se hai trovato un po’ di neve. Per stare più tranquilli, con le temperature odierne converrebbe portarsi dietro un paio di ramponi, che possono risolvere situazioni anche solamente per brevi tratti. Altro bel percorso, da quelle parti, è la cima di Van, ma è meglio aspettare che la neve se ne sia andata. Ciao.
Mattia Bertero Supporter
29/04/2016 alle 14:43
Ciao Elio.
Si infatti, non pensavo proprio di trovarne ancora così tanta e così dura.
La Cima di Van l’avevo anche presa in considerazione, la farò quest’estate allora vista la neve presente nella zona.
Un saluto e grazie per la citazione dell’escursione alla Punta Culour :-).
Matteo
21/06/2016 alle 12:30
Ciao a tutti, io volevo solo sapere quando si impiega a salire fino in cima, in quanto stavo programmando di andare in mattinata. È’ fattibile ?
Valerio Dutto
21/06/2016 alle 14:10
Ciao Matteo, essendoci più o meno 1000 metri di dislivello considera circa 2 ore/2 ore e mezza per la salita…