Imbocchiamo via Cerati e percorriamo il breve tratto fino a una fontana. Svoltiamo a destra in via Rana, nome appropriato visto che nelle sere di tarda primavera rane e rospi l’attraversano gracchiando.
La risaliamo su asfalto fino a quando, più su, si stacca a destra una scalinata che ci permette di tagliare un tratto. Arriviamo al santuario di sant’Antonio, oggi centro spirituale, visibile la notte dalla pianura perché ben illuminato.
Proseguiamo oltre il santuario raggiungendo nuovamente la strada asfaltata che seguiamo in salita fino alla località Pasturone.

Località Pasturone © Valerio Dutto
Proseguiamo sempre sulla strada asfaltata ignorando tutte le deviazioni. Più su la strada piega verso destra (ovest) e diventa sterrata.

La sterrata verso tetti Bellone © Valerio Dutto
Dopo una curva e una leggera discesa raggiungiamo i tetti Bellone.
Ci teniamo a monte delle case, ignoriamo la prima sterrata che in corrispondenza di un palo elettrico si stacca a sinistra e svoltiamo poco dopo sempre a sinistra.

Procedendo © Valerio Dutto
Arriviamo a un bivio dove confluiscono più strade e seguiamo quella che sale dolcemente a destra. Ignorando tutte le deviazioni arriviamo, ben più su, a una casa isolata, che aggiriamo a destra.

Oltre la casa isolata, calpestando un po’ di neve scesa il giorno prima © Valerio Dutto
Continuiamo ancora a salire e dopo due curve arriviamo a una segheria particolarmente ben tenuta. Proprio di fronte, scendendo qualche decina di metri, si trova la fontana del Bandito. Si racconta che un brigante, nella prima metà dell’Ottocento, si rifugiò qua dopo essere stato avvelenato e riuscì a guarire semplicemente bevendo l’acqua di questa sorgente.
Tornati alla segheria la aggiriamo arrivando a un’area con panchine e piloncino, il Trüc du pilun. Tra le numerose strade prendiamo quella che sale ripida a sinistra. Arrivati a poca distanza da un casolare con una tettoia svoltiamo ancora a sinistra imboccando un bellissimo sentiero che ci porta sulla dorsale che si affaccia sulla bassa valle Vermenagna.
Seguendo le indicazioni rosse SMO (Sentieri di Marco Olmo) prendiamo il sentiero che sale deciso a destra. In breve arriviamo al pilone della battaglia, teatro di scontri avvenuti nel lontano passato contro i Saraceni, ma anche luogo della battaglia di Roccavione tra il marchesato di Saluzzo e gli Angioini di Francia. Siamo nel punto più alto dell’itinerario. Appena oltre si aprono bellissimi scorci panoramici sul Monviso.
Scendiamo dalla parte opposta su un lungo prato in forte pendenza incrociando poco più in basso il Sentiero dei faggi. Alla base del prato prendiamo un poco evidente sentiero che scende deciso a sinistra. Quando spiana procediamo a destra su un bellissimo mezzacosta.
Arriviamo al colle Bercia (906 m), dove c’è un pilone, purtroppo in cattivo stato di conservazione, dedicato a Sant’Antonio da Padova e a San Donato. Ignoriamo le indicazioni per il Bric Berciassa, da cui faremo ritorno, e seguiamo il sentiero a sinistra che compie alcuni sali scendi a mezza costa.
Giunti a un colletto prendiamo ancora a sinistra seguendo le indicazioni per il pilone Arnostia. Dopo un altro piacevole mezzacosta arriviamo a una palina vicino a un ometto di pietre. Seguiamo le indicazioni a destra verso il Bric Berciassa, conosciuto erroneamente dai bovesani come pilone della Renostia (o Arnostia), che raggiungiamo poco dopo. In una cassetta c’è anche il libro di vetta.

Il Bric Berciassa © Valerio Dutto
Nonostante la quota modesta è uno straordinario punto panoramico a giro d’orizzonte sulla pianura, sulla Bisalta che di qua appare in tutto il suo splendore e sulla valle Vermenagna, putroppo nella parte bassa segnata dalla presenza di grandi cementifici.
La zona intorno al Bric Berciassa è sito archeologico e recentemente è stata arricchita da alcuni pannelli informativi.

Cuneo, dall’inconfondibile forma appuntita © Valerio Dutto

La Bisalta in tutto il suo splendore © Valerio Dutto
Per il ritorno seguiamo la panoramica dorsale dalla parte opposta dalla quale siamo arrivati.

Iniziamo il ritorno © Valerio Dutto
Con un po’ di attenzione si può anche scovare il garb ‘d la rana Giäna, una profonda fenditura ben nascosta dalla vegetazione.
La leggenda vuole che la regina Giovanna d’Angiò si fosse stabilita proprio qua quando a Boves cominciò a manifestarsi una terribile epidemia. La regina promise di andarsene a patto che le procurassero un paio di scarpe perfette per i suoi piedi. I migliori calzolai si misero allora al lavoro, ma nessun paio da loro prodotto si dimostrò adatto ai suoi piedi. Fu solo grazie all’astuzia della serva della regina che, spargendo un po’ di farina intorno al letto, si scoprì l’arcano: i suoi piedi erano in realtà zampe di gallina.
Continuiamo a seguire fedelmente la dorsale che con alcuni ripidi sali e scendi ci riporta al colle Bercia.

Il sentiero sulla dorsale © Valerio Dutto

Sali e scendi © Valerio Dutto

Nuovamente al colle Bercia © Valerio Dutto
Da qui, anziché tornare sul sentiero fatto all’andata, svoltiamo a sinistra nel sentiero che scende nel cupo bosco di castagni.

Nel bosco di castagni © Valerio Dutto
Dopo un breve tratto ci ricongiungiamo alla strada sterrata già percorsa in salita.

Di nuovo sulla sterrata © Valerio Dutto
Torniamo in discesa alla confluenza di varie stradine e questa volta, anziché tornare ai tetti Bellone, proseguiamo in piano dritto davanti a noi. Dopo una curva inizia la ripida discesa detta muntà ‘d l’asu. Più in basso ci ricongiungiamo all’asfalto.
Dopo una ventina di metri, nei pressi di un palo elettrico, svoltiamo nel bosco a destra (vallone Ariou). Una settantina di metri dopo uno splendido sentiero pianeggiante verso sinistra ci porta tra boschi molto curati sulle colline di Costalunga.

Splendido sentiero pianeggiante tra boschi molto curati © Valerio Dutto
Più avanti il sentiero diventa una sterrata che passa tra le vigne con splendidi panorami verso la Bisalta e sulle colline che digradano a sud verso la frazione Cerati.
Su un casolare è conservato un affresco della Madonna completato il 22 marzo 1861, negli stessi giorni in cui veniva proclamata l’Unità d’Italia.

Il casotto con l’affresco © Valerio Dutto
Giunti a una nuova confluenza di stradine imbocchiamo quella in discesa, via Costalunga, che più in basso ci riporta su via Cerati.

In discesa su via Costalunga © Valerio Dutto
Per evitare l’asfalto attraversiamo il ponte verso la casa gialla e prendiamo a sinistra il sentierino sulla parte opposta del canale. In breve facciamo ritorno all’auto chiudendo questo splendido anello a due passi da casa.
Alberto
12/05/2020 alle 14:56
Scusate, secondo voi è un percorso fattibile in bici?
Valerio Dutto
12/05/2020 alle 15:44
Ciao Alberto, è un percorso che faccio spesso in MTB. È quasi interamente percorribile, a parte il tratto negli immediati dintorni del Bric Berciassa/garb ‘d la rana Giana e la salita al pilone della Battaglia, che si può comunque aggirare da sotto. Spero di esserti stato di aiuto!
Roberto G.
14/05/2020 alle 16:08
Fatto questa mattina il giro,bello bello. La voglia di camminare ha vinto anche sul parecchio fango lungo il percorso ?
Grazie per averlo condiviso.
Non mi aspettavo di trovare una segheria così ben fornita ed in ordine in mezzo ai boschi.
Ciaoo
Valerio Dutto
14/05/2020 alle 18:27
Grazie Roberto per il feedback! La descrizione era chiara? Essendoci tanti bivi non è facile spiegarsi bene 🙂
Roberto G.
15/05/2020 alle 10:13
Descrizione perfetta,io le tracce che metti le scarico su viewranger e vanno benissimo.
Grazie alla prossima
Valerio Dutto
15/05/2020 alle 21:12
Super! Grazie mille!
Luisa M
20/05/2020 alle 17:34
Bellissimo giro e ben indicato; ci siamo persi una volta sola finendo in un prato di ortiche ma abbiamo recuperato presto. Con oruxmaps.