Aggiornamento: non perdetevi la descrizione di questa stessa escursione compiuta con gli amici americani venuti a commemorare i familiari perduti nel 1954 (link).
Era ormai da alcuni anni che la mia mente vagava nella direzione del Monte Carbonè. Avevo letto alcune riviste di montagna che parlavano di questa gita in un territorio cosparso di laghetti. Mi sembrava, però, che l’itinerario non fosse granchè interessante e lo pensavo persino un po’ monotono. Non mi restava che andarci per cambiare opinione. Finalmente venerdì 3 agosto 2007 mi si presenta l’occasione. Sono solo, non ho trovato nessuno che mi accompagni. Mio figlio, in quel periodo, è dalle parti di Grindelwald, in Svizzera, per ammirare altre vette. Non sono molto propenso ad avventurarmi da solo, ma questa è una gita che non presenta pericoli.
Alle 7 di mattina mi trovo pronto al parcheggio di San Giacomo di Entracque (1200 metri circa). Attraverso il ponte e seguo la strada che sale in direzione delle ex palazzine reali. La stradina sterrata passa proprio in mezzo ai caseggiati. Faccio rifornimento d’acqua presso la fontana al margine di essi e di buon passo risalgo la carrareccia (scorciatoie) che mi porta nell’ampio Vallone di Colomb. Nei pressi di una malga la strada scende lievemente verso il grandioso Prà del Rasur (1430 metri circa). Si entra così nell’ampia conca di questo meraviglioso pianoro, da cui, verso il fondo, si dipartono i sentieri che salgono in direzione del lago del Vej del Bouc e del lago bianco dell’Agnel, del Rifugio Federici (Pagarì) e del Bivacco Moncalieri. Strada facendo ammiro le Cime di Cossato, Viglino e del Clapier. Verso i tre quarti del vallone sale, sulla sinistra (palina), il sentiero che mi interessa, ossia quello che va in direzione del Lago del Vei del Bouc. Il sentiero inizialmente è bello e procede su erba, poi si inoltra per un bel tratto in un boschetto di faggi per uscire poi allo scoperto su un grande crinale di erba e pietre. Attraversa un rio e poi, con lunghi e numerosi tornanti, sale in direzione dell’emissario del lago del Vei del Bouc. In prossimità del lago diventa meno ripido e ad un certo punto incrocia, sulla destra, il ponticello in legno che conduce alla riva del lago. Continuo la marcia sul sentiero principale e salgo in direzione del Gias soprano del Vei del Bouc dove ho una prima ed ampia visione del lago. Sono le 8:45; ho percorso più di 800 metri di dislivello e me ne rimangono quasi altrettanti.
Il Lac del Vei del Bouc
Proseguo il mio cammino in direzione del Colle del Sabbione fino ad incontrare alla mia sinistra il cartello che indica il Passo del Carbonè. Il sentiero erboso sale di quota in direzione nord-est con lunghe serpentine fino ad incontrare una zona pietrosa; in alto alla mia sinistra vedo un grande branco di camosci che spaventato cerca riparo altrove. Penso di essere a circa 2400 metri di quota. Da qui ha inizio il bello di questa escursione. Passata la pietraia il sentiero si inerpica verso nord in direzione di un colletto, da cui fa capolino un bello stambecco.
Un bell’esemplare di stambecco spunta oltre il colletto
Raggiunto il colletto, mi volto e non posso fare a meno di ammirare e fotografare il grandioso paesaggio che mi si presenta in direzione dei Gelas, Maledia e Clapier. Da qui, se si conosce l’ubicazione, si può scorgere anche il rifugio Pagarì. La giornata non è delle più limpide ed ogni tanto qualche cima si copre, ma la vista su questi monti mi rende felice ed entusiasta; quanto vorrei essere in compagnia di mio figlio per dividere con lui questa bellezza.
Panorama verso la Cima Chafrion (il Gelas è nascosto dalle nubi
Panorama verso il Monte Clapier
Panorama verso il Monte Clapier e la Cima della Maledia
Panorama verso il Rifugio Pagarì
Il sentiero ora prosegue in questa zona divenuta d’un tratto selvaggia e sale in direzione di un costone roccioso. Oltrepassato, continuo la camminata in un avvallamento dove ha sede anche un piccolo laghetto, in questo momento senz’acqua, e poi risalgo un secondo ripido costone in direzione nord. Da qui si prosegue su terreno quasi pianeggiante fino ad incrociare, 150 metri più in basso, il bel “lago della Roccia”.
Il Lago della Roccia
Il sentiero prosegue solitario per un tratto e poi rimane un’ultima rampa in salita a zig-zag che conduce alla meta del mio viaggio, ossia allo spartiacque dove è collocato il Passo del Carbonè (il cartello lo indica a quota 2800, ma secondo stime più aggiornate dovrebbe trovarsi a quota 2730). Sono le 10:15; mi rendo conto di essere salito veloce e sono contento perché così ho più tempo a disposizione per guardarmi intorno.
Vista dal Colle Carbonè
Vorrei proseguire ora la salita per il Monte Carbonè (2802 metri) che ho lì davanti: ne avrei tutto il tempo, con altri 20/25 minuti di cammino potrei ammirare da lassù altri paesaggi e vedere nuovi laghetti, ma sono solo, non ho visto anima viva durante tutto il tragitto, non vorrei che mi capitasse qualcosa e allora desisto.
Il Monte Carbonè
Sarà per la prossima volta. Tanto quassù voglio ritornare, mi piace troppo questo posto e sicuramente tornerò in compagnia di Valerio, appassionato di montagna e di fotografia. Dal Passo, adagiato nella valle opposta, si vede il bel lago Carbonè, sulle cui rive nell’ultima guerra mondiale, precisamente il 28 novembre 1947, si era schiantato Dakota C47, aereo da guerra americano, procurando numerose vittime fra i suoi militari. Il 24 ottobre 1954, sul monte Carbonè se ne schiantò un altro, sempre americano, con 21 vittime (vedi “Ali Spezzate” di Sergio Costagli e Gerardo Unia – Ed. l’Arciere – 1999).
Il Lago Carbonè visto dal Passo
Dopo essere sceso un po’ in direzione del lago ho iniziato il mio ritorno a valle andando a pranzare più in giù in compagnia degli stambecchi visti durante la salita. Durante la pausa pranzo ho poi incontrato le prime ed uniche persone della giornata: due signori che anch’essi salivano al Passo dopo aver letto l’itinerario illustrato su “la Guida” di qualche settimana prima.
Gita ottima sotto tutti i punti di vista, con un buon dislivello ma che un escursionista un po’ allenato può fare tranquillamente. Se si avrà la fortuna di imbattere una bella giornata, la zona percorsa unita al grandioso paesaggio ripagherà ampiamente la fatica.
Matteo 89
19/07/2009 alle 18:38
La salita alla cima anche se non l’hai percosa interamente sai se presanta particolari difficoltà o è “facile?”
cuneotrekking
20/07/2009 alle 11:20
La salita alla Cima è considerata “Facile” in gergo alpinistico, ma si svolge su terreno ripido. Sceso di qualche decina di metri sul versante opposto, occorre prendere a sinistra sulla china erbosa (ripida) soprastante il Lago Carbonè per puntare decisamente al canalino che spacca il castello sommitale. Superato verso destra un masso incastrato (3 m. II-) si sale fino alla forcella su detriti mobili. Sullo spartiacque non ci sono più difficoltà; su percorso pianeggiante si raggiunge la cima.
Bruce Zoitos
30/04/2010 alle 02:49
I was very interested to read your account of Monte Carbone. My cousin was aboard the plane which crashed there on 24 October 1954. I have been researching that incident and am planning a visit to Entracque in order to see the area for myself, hopefully in August this year.
Is it possible to visit the site of this plane crash on Monte Carbone? I am 50 years old and in average physical condition. How much time does the climb require? I would very much like to hire a guide to take me to this location.
Thanks!
cuneotrekking
02/05/2010 alle 13:24
Dear Bruce,
I forwarded your message to Elio, the description’s author. As soon as possible he will reply you with more details.
Hope this will help,
Valerio.
Pitea59
01/08/2020 alle 16:25
Provato il 31 luglio 2020. Giorno caldissimo, ma oltre i 2200 metri si stava bene. Itinerario lungo, dopo il lago del Vej del Bouc il primo tratto ha un sentiero esile ed erboso, comunque visibile. Più in alto diventa più ampio e sale abbastanza confortevole. L’ultimo pezzo è un saliscendi oltre i 2700 metri, sembra di essere arrivati ma non è così. Il GPS dava al passo (uno stretto intaglio) 2784 metri. Viste bellissime sui monti e su tre laghi, del Vej della Roccia, di Carbonè. Vale la fatica
cuneotrekking
08/05/2010 alle 19:53
Dear Bruce, I’m sorry for answering you so late. This is because I came back just today from an holiday in Spain. First of all, I’m glad to know that someone from the USA reads our blog.
If you agree, we would be very proud to bring you at lago Carbonè, on the place where your uncle died. The place’s very nice, between wonderful mountains. The period (august) is perfect; the height difference is about 1500/1600 metres. You just need to be willing to walk, find a good pair of walking boots and be lucky to find a nice day. We will find you backpack and rackets. Your age, if you’re in good physical conditions, will not give you any problem; I’m aged 60, but I don’t even feel them when I’m on my mountains!
Let’s keep us in contact to organize. Just e-mail me at my address (cuneotrekking (at) gmail.com).
Goodbye, and thank you. Elio.
alexporro
29/06/2011 alle 12:51
Ciao, più o meno quanto ci vuole da S. Giacomo per arrivare al Pagarì?! E’ tanto ripida la strada? Grazie
cuneotrekking
30/06/2011 alle 19:43
Ciao Alex, l’ultima volta che ci sono stato, andando di buon passo, ci ho messo 3 ore e cinque minuti. Normalmente preventiva però circa 4 ore. Il percorso non è ripido: la pendenza aumenta un po’ solo nell’ultimo tratto. Spero di esserti stato di aiuto, Elio.
Andrea
26/08/2011 alle 15:08
Salve, mi interesserebbe molto sapere se nei pressi del lago Carbonè si possono ancora vedere i resti dei 2 Dakota precipitati.
Grazie
cuneotrekking
26/08/2011 alle 16:01
Ciao Andrea, probabilmente non hai letto l’escursione che abbiamo fatto con gli americani, perchè in alcune fotografie scattate in quell’occasione si vedono dei resti del Dakota precipitato nel 1954. Altri resti sono tutt’ora visibili nel lago.
Ti lascio il link così anche tu le potrai vedere:
/2010/09/30/escursione-commemorativa-al-lago-del-carbone/
Ciao.
P.S. Il secondo Dakota si è schiantato poco più in là nel vallone delle Quarantene