Ne parlavo con Fulvio già da un sacco di tempo. Il luogo ci affascinava ma la consapevolezza della quasi non esistenza di tracce del sentiero ci aveva sempre tenuti un po’ in disparte. Dopo aver ben studiato il percorso decidiamo che finalmente è giunto il momento per andare a rintracciarlo. Troveremo qualche rara e insperata traccia lungo il percorso, ma buona parte di esso dovremo inventarlo.
Posiamo l’auto al termine della strada asfaltata, nei pressi della casa del malgaro (1500 m circa). Una copiosa fontana ci permette di riempire le borracce alla partenza. Percorriamo 2,4 km di strada sterrata e la abbandoniamo in prossimità del gias La Grotta (1700 m, resti di una malga in pietra).
Svoltiamo a sinistra superando il torrente di Riofreddo (quest’anno il guado è reso più semplice dalla siccità, mentre in altri periodi potrebbe essere difficoltoso). Dal lato opposto risaliamo le pendici tenendoci a poca distanza dal discendente rio della Paur e, risalendo la china, seguiamo poco sopra alcuni ometti che ci indirizzano verso un sentiero che entra in pineta con un traverso verso sinistra. Lo percorriamo per un po’ finché alcuni zig-zag ci conducono nei pressi di un bivio segnato da un ometto (1825 m circa).
Qui il percorso si divide: a destra si va nel vallone della Paur e alla rocca di Pan Perdù, a sinistra nel vallone di Pan Perdù e al lago omonimo. Seguendo questa seconda opzione, con un lungo traverso andiamo a superare un tratto boschivo e roccioso uscendo, al termine, in uno spazio aperto e, poco sopra, verso una prima balza dove è visibile un vecchio gias.

Al termine del tratto boschivo e roccioso © Cuneotrekking

Arrivo al vecchio gias © Cuneotrekking
Aggiratolo a sinistra inventiamo un percorso salendo alle sue spalle tra pietre, rododendri e larici, spostandoci gradualmente verso destra nelle vicinanze del rio.

Salendo oltre il gias… © Cuneotrekking

…alla ricerca di una traccia © Cuneotrekking
La salita ci conduce sui bordi di una seconda balza, dove permangono altri vecchi residui di costruzioni circolari in pietra.
Proseguendo ancora alle sue spalle risaliamo nuovamente alcune erte pendici fino ad una terza balza dove, all’estremità destra, giace un piccolo laghetto, ora in secca.

La terza balza con il laghetto (ora asciutto) © Cuneotrekking
Poco più in alto ritroviamo una traccia che, tra larici e rododendri, ci sposta lateralmente verso destra portandoci su una quarta balza.

Salendo verso la quarta balza © Cuneotrekking
Scavalcato il rio con una piccola flessione, proseguiamo lungo un inaspettato sentierino in direzione di una pietraia svoltando, al fondo di essa, leggermente a destra di un enorme ammasso di rocce scure che blocca ogni passaggio.

Sul lato opposto s’intravede una traccia © Cuneotrekking

L’ammasso roccioso che blocca il passaggio… © Cuneotrekking

…e che noi aggiriamo a destra © Cuneotrekking
Risalendo uno scivolo d’erba molto ripido alla sua destra ci portiamo su una estesa pietraia della quinta balza che superiamo puntando ad un esiguo scivolo erboso tra le rocce.
Da lì, piegando leggermente a sinistra raggiungiamo finalmente il lago che giace al centro di grande conca sassosa posta sotto le pendici della Rocca Pertusà (2740 m).

Ecco il lago di Pan Perdù © Cuneotrekking

Il lago dal versante sud © Cuneotrekking

Foto del lago dall’alto © Cuneotrekking

Veduta dal lato nord con al fondo la Rocca di Pan Perdù © Cuneotrekking
Siamo convinti, vista la posizione, che la neve caduta d’inverno persista per lungo tempo in questo luogo così remoto.
Dopo averlo fotografato riprendiamo la discesa fermandoci per fare pranzo alla quarta balza tra i larici ingialliti dal freddo autunnale.

Durante la discesa © Cuneotrekking

Immagini durante la discesa a valle con il magnifico spettacolo di monti ad ovest © Cuneotrekking

In discesa © Cuneotrekking

In discesa © Cuneotrekking
Il luogo è straordinario e rimaniamo incantati dalla bellezza che ci attornia. Volgendo lo sguardo a ovest riconosciamo tutte le cime da noi raggiunte: cima Lombarda (2801 m), Orgials (2647 m), Valletta (2750 m), Aver (2745 m), Testa Gias dei Laghi (2739 m), Maladecia (2745 m) e i relativi laghi che si nascondono tra le pieghe di esse: Orgials, Aver, Martel e Nero.

Scendendo alla quarta balza © Cuneotrekking
Scesi poi di balza in balza fino al gias iniziale, con un taglio laterale verso sinistra ci immergiamo nuovamente nella pineta ritrovando il sentiero che ci accompagnerà al rio Freddo.

In discesa verso le balze inferiori © Cuneotrekking

In discesa © Cuneotrekking

In discesa alla seconda balza… © Cuneotrekking

…dove permangono vecchi residui di costruzioni in pietra © Cuneotrekking
Da lì riprendiamo il percorso su strada fino al parcheggio.
Eleonora Ghibaudo
25/10/2017 alle 11:18
bravi adoro gli itinerari un po’ diversi dal solito…..questo è da provare….non ne ho mai sentito parlare grazie
Sergio Supporter
25/10/2017 alle 13:25
Mitici, adesso anche le foto con il drone. Grandi
Valerio Dutto
25/10/2017 alle 16:50
Eheh, cerchiamo di essere sempre sul pezzo 😉
Claudia Mattiauda
26/10/2017 alle 19:19
Anche a me piacciono le mete un pò diverse dal solito e in particolare quelle meno conosciute che sono quindi anche le meno frequentate. Ed è proprio lì che si può vivere appieno la pace e la bellezza della montagna. Grazie per avermi fatto conoscere questo laghetto di cui ignoravo completamente l’esistenza.
Elio Dutto
26/10/2017 alle 23:35
Ciao Claudia. Quel laghetto lo conoscono in pochi, per non dire quasi nessuno. Ora con la traccia GPS, scaricabile, è più facile raggiungerlo. Inutile dire che non abbiamo incontrato anima viva sul percorso.