Seguiamo la sterrata, per un breve tratto lastricata, che tagliando grandi pascoli prosegue nell’incantevole vallone di Bellino. Ci troviamo ai piedi di Rocca Senghi, enorme protuberanza rocciosa che monopolizza lo sguardo.

La sterrata che risale l’incantevole vallone di Bellino. Al centro la Rocca Senghi. © Valerio Dutto
Superiamo le grange Prato Rui (1.926 m), ottimamente ristrutturate, e dopo ulteriori duecento metri ignoriamo la deviazione a destra che sale nel vallone laterale di Rui. Dopo alcune centinaia di metri oltrepassiamo il torrente su una passerella.

Arrivo alla passerella © Valerio Dutto
La sterrata s’impenna, supera una seconda passerella e poco dopo ci conduce all’ampio e bellissimo pian Ceiol (2.060 m circa), costellato di baite in pietra.
La stradina compie un ampio semicerchio che tagliamo prendendo una scorciatoia a sinistra. Tornati sulla sterrata proseguiamo fino alla fine del pianoro, dove si riduce a sentiero e si infila nella stretta e angusta gola delle Barricate.

Al termine del pian Ceiol prima della gola delle Barricate © Valerio Dutto
Superiamo il torrente Balma su una passerella, risaliamo alcuni tornanti e percorriamo un affascinante tratto balcone recentemente ripristinato. Dopo ulteriori tornantini il sentiero perde qualche metro per sorpassare nuovamente un rio. Subito dopo riprendiamo a salire arrivando a un secondo incantevole pianoro con ampi pascoli, antiche baite in pietra e spettacolari visuali all’indietro su Mongioia e Salza imbiancati nella notte.

Arrivo al secondo incantevole pianoro © Valerio Dutto

Mongioia (a sinistra) e Salza (destra) © Valerio Dutto
Seguiamo il sentiero principale che svolta verso sud-ovest. Superato un tratto acquitrinoso torniamo a salire con alcuni tornantini. Tagliamo con qualche sali e scendi le pendici del Buc Faraut.

Sali e scendi sulle pendici del Buc Faraut © Valerio Dutto
Arriviamo sull’ampio e bellissimo pianoro superiore, costellato di baite, ormai in rovina ma interamente in pietra, chiuso verso ovest dalle severe pareti rocciose che culminano nel monte Maniglia.

Arrivo sull’ampio e bellissimo pianoro superiore © Valerio Dutto

In alto a destra la cima del monte Maniglia (foto scattata durante il ritorno) © Valerio Dutto
Arrivati al bivio per il colle di Bellino (palina) teniamo la destra. Dopo aver attraversato un rio affianchiamo le belle grange dell’Autaret. Qualche centinaio di metri oltre arriviamo a un bivio (indicazioni su una pietra) dove svoltiamo a sinistra.
Il sentiero piega verso sud e ci porta verso un’evidente pietraia, unico punto debole tra le pareti rocciose verticali.

La pietraia che dobbiamo risalire piegando verso destra © Valerio Dutto
Giunti al termine dei pratoni iniziamo la faticosa salita della pietraia, comunque sempre su sentiero ben tracciato, che molto più in alto ci conduce su un’ampia sella.

Faticosa salita su pietraia © Valerio Dutto

Durante la salita © Valerio Dutto
La traccia, non evidentissima, piega verso destra, supera un paio di dossi erbosi e con un breve traverso su pietraia ci porta alla bassa di Terrarossa (2.632 m), dal colore inconfondibile.

Arrivo alla bassa di Terrarossa © Valerio Dutto
Il panorama che si apre verso il Brec de Chambeyron è veramente stupendo.

Il Brec de Chambeyron in secondo piano © Valerio Dutto
Di qua è ben evidente la nostra meta con tutto il percorso che dobbiamo fare per risalire l’ampia cresta sud-est.

Il percorso dalla bassa di Terrarossa © Valerio Dutto
Ignoriamo il sentiero che scende verso la valle Maira e proseguiamo sulla cresta. Perdiamo alcuni metri e affianchiamo un’inaspettata dolina causata dallo sprofondamento del terreno.

La dolina alla bassa di Terrarossa (foto scattata durante il ritorno) © Valerio Dutto
Prima di un traverso seguiamo una traccia secondaria che si tiene più in basso su terreno più facile e si ricongiunge dopo poche decine di metri.
Il sentiero, marcato con quadrati gialli o rossi e ometti, compie più avanti un traverso per aggirare l’anticima. Risalita una facile zona rocciosa arriviamo su un’ampia selletta semi pianeggiate, dopo cui si impenna per risalire la cuspide detritica sommitale.
Con un ultimo strappo giungiamo sulla cima sud (3.177 m), sormontata da una piccola croce.

Valerio e Noemi in vetta © Valerio Dutto
La cima nord, posta poco più in là, è di pochi metri più alta. Il panorama è sublime: verso ovest sul gruppo dello Chambeyron con i ghiacciai del Marinet, verso est sul Monviso, poi sulla vicina dorsale tra i monti Albrage e Freide, dietro cui sono ben riconoscibili le principali cime delle Marittime, Matto, Argentera e Gelas. Impossibile nominare tutte le cime.

La magnifica Aiguille de Chambeyron (a sinistra la Tête de l’Homme) © Valerio Dutto

Zoom verso il Brec de Chambeyron parzialmente avvolto tra le nuvole © Valerio Dutto

Il gruppo del Monviso © Valerio Dutto

Monte Albrage. Alla sua sinistra, lontanissimi, Gelas, Argentera e Matto © Valerio Dutto
Dopo una pausa riprendiamo il lungo ritorno sulle orme dell’andata fermandoci a pranzare nei pressi delle grange dell’Autaret.

Durante la discesa © Valerio Dutto

Spettacolari pareti rocciose scendendo verso la bassa di Terrarossa © Valerio Dutto
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