
Testa del Vallone del Serour (foto scattata d’inverno dal gias Viribianc sup.) © Cuneotrekking
Superata Neraissa inferiore ci godiamo lo spettacolo di un giovane cervo che si ferma nel mezzo di un verdissimo prato spostandosi qualche attimo dopo, con incredibile leggerezza, sulle pendici boschive.
Posata l’auto nel praticello (con fontana) posto all’entrata della borgata di Neraissa Superiore (1520 m) ci incamminiamo nel verde retrostante per andare a riprendere a sinistra, poco più in alto, la strada sterrata che sale verso il rifugio Nebius (1597 m). La giornata è bellissima ma molto fredda.
Una decina di metri prima del rifugio, sul lato opposto di una cassetta di derivazione dell’ENEL, svoltiamo su un accenno di sentiero che prosegue verso destra e va a superare il rio retrostante. La traccia prosegue per un po’, poi si perde, ma la si ritrova al di là di alcuni alberi abbattuti dalle slavine. Al termine di queste prime balze il sentiero si fa molto ripido e va ad affiancare il filo della riva destra (sinistra idrografica) del vallone Nebius.

In salita da Neraissa superiore © Cuneotrekking

In salita sui fianchi del franoso vallone © Cuneotrekking
Il terreno su cui muoveremo i prossimi passi è di natura arida, dal suolo sottile, con poca vegetazione. Il ruscellamento delle acque meteoriche ha provocato su tutto il primo tratto la formazione di calanchi creando, con la forte erosione, quei fenomeni tipici, ma anche molto belli da vedersi, delle piramidi di terra sormontete da un cappello che i francesi chiamano “demoiselle coiffée”.

Parte delle “Demoiselle coiffée” che si notano nel primo tratto di salita © Cuneotrekking
Alcuni punti del sentiero passano sul filo dell’erosione ed occorre prestare un po’ di attenzione. Cammin facendo rimaniamo stupiti nel vedere che lungo tutto il percorso del torrente principale, ma anche dei secondari, sono stati eseguiti in tempi non troppo recenti arditi e faticosi lavori di sbarramento per rallentare il fenomeno inarrestabile dell’erosione, che danno origine in vari punti a cascatelle d’acqua.
Man mano che proseguiamo la pendenza rimane sostenuta e rallenta solamente in prossimità di un gias (2074 m) con l’abitazione del margaro. Oltre, il sentiero prosegue verso il centro del vallone fino a raggiungere alcuni resti in pietra di un rudere. Poi si perde nell’avvallamento.

Nel tratto privo di sentiero © Cuneotrekking

Durante la salita al Colle Moura delle Vinche, veduta sul Monte Savi © Cuneotrekking

Gli ultimi ripidi tratti prima del colle © Cuneotrekking
Proseguendo ancora centralmente, lo ritroviamo sotto la ripida rampa finale. A zig-zag risaliamo gli ultimi pendii che portano al visibile Colle Moura delle Vinche (2434 m) dove si prospetta un grandioso panorama verso nord-ovest su Rocca la Meja (2831 m) e il Monte Salè (2630 m), sempre splendidi visti da quest’angolatura.
Dal colle, se si prende a sinistra (ovest) si può raggiungere il vicino Monte Nebius (2600 m), mentre il Monte Savi rimane sul lato opposto.

Rocca la Meja (al centro) vista dal colle © Cuneotrekking
Saliamo su uno spesso labbro di neve reso duro e compatto come il marmo dal gelo di queste ultime fredde notti spostandoci nella direzione est. Oltrepassato un leggero cucuzzolo, perdiamo qualche metro di quota per puntare alla base del Savi.

Veduta sul colle e parte del Nebius © Cuneotrekking

Al centro, il Monte Salè © Cuneotrekking

Verso il Monte Savi © Cuneotrekking

Sul cucuzzolo che precede il Monte Savi © Cuneotrekking

Ultimi tratti di salita © Cuneotrekking
Superata qualche lingua di neve, gli ultimi metri li percorriamo su roccette rotte e friabili che conducono alla sommità. Ci attende una piccola croce lignea.
Lo scenario che si gode da questa cima è veramente importante e domina tutte le Alpi Marittime e Cozie.

Tratto della cresta © Cuneotrekking
Spostandoci qualche metro più avanti sulla cresta, restiamo affascinati dallo stupendo panorama che propende verso il verdissimo Vallone dell’Arma. Lì riconosciamo tutte le vette solcate in inverno: Gorfi, Peracontard, Borel, Punta dell’Omo, il Bram, la Testa Gardon.
Non sono ancora le 10:30. Siamo veramente soddisfatti di trovarci a quest’ora in cima a questa panoramico monte in una giornata così limpida.
Mezz’ora più tardi riprendiamo la strada del ritorno fermandoci solo al gias nei pressi della capanna del margaro per uno spuntino, tornando infine sui nostri passi soddisfatti della giornata trascorsa.

Iniziamo la discesa © Cuneotrekking

Graziose abitazioni poste tra Neraissa e il rifugio Nebius © Cuneotrekking

Ritorno a Neraissa Superiore © Cuneotrekking
Marco
02/06/2012 alle 17:32
Fatta oggi.. bellissima gita, una punta relativamente bassa ma bellissima. Neve ormai praticamente assente (02/06/2012), incontrato un po’ di nebbia al ritorno. Grazie per averci permesso di conoscerla, e continuate così col blog, definirlo perfetto è riduttivo. Grazie!
cuneotrekking
02/06/2012 alle 20:56
Grazie Marco per gli apprezzamenti. Noi siamo soddisfatti quando i lettori apprezzano, come te, le escursioni che pubblichiamo. Ciao e buone gite!!!
Serena
04/09/2012 alle 15:56
Io ci sono stata lo scorso anno…Avevo “concatenato” Monte Omo, Monte Nebius, Monte Savi e Monte Salé. Una gran giornata…..
cuneotrekking
04/09/2012 alle 16:57
Ciao Serena, avevi fatto una bella tirata quel giorno. Sarà anche per il fatto che provieni dalla Liguria e se trovi il momento buono ne approfitti… Ciao.
Michelangelo
05/05/2021 alle 16:21
Gita fatta oggi, la capanna del margaro non esiste più, obliterata da una valanga qualche anno fa. A pochi metri dalla vetta, raffiche di vento insostenibili, ho dovuto ritracciare verso il colle Moura delle vinche. Peccato, comunque bella gita, grandi branchi di camosci padroni della vallata.