Oggi le previsioni danno una bella giornata, dopo le piogge torrenziali di ieri e della notte. Siamo ancora all’oscuro dei disastri che la pioggia impetuosa ha causato nelle valli Tanaro, Corsaglia, Vermenagna, Gesso e Roya.

In partenza © Valerio Dutto
Senza prendere deviazioni proseguiamo in direzione sud-ovest seguendo un lungo rettilineo che al termine piega verso sinistra. Poco dopo aver superato su un ponte in cemento il rio Grosso, lasciamo a destra una ripida scorciatoia oggi invasa dall’acqua e, continuando sulla monotona pista forestale, proseguiamo sui lunghi tornanti che si incuneano all’interno di un bosco misto, al di sotto della Rocca della Losera (1339 m).
Verso la fine del bosco la pendenza si attenua e in poco tempo raggiungiamo la sella Morteis (1450 m).

Arrivo alla sella Morteis © Elio Dutto
A lato, su un poggio poco distante verso est, possiamo notare un piccolo osservatorio astronomico (1468 m), costruito nel 2012 per sfruttare lo scarso inquinamento luminoso della valle Pesio, ma tuttora inutilizzato.

L’osservatorio astronomico visto dall’alto © Valerio Dutto
Dalla sella abbiamo i primi belli scorci panoramici in direzione del Marguareis (2651 m) e della cima delle Saline (2612 m).

Zoom sul massiccio del Marguareis © Valerio Dutto
Proseguiamo sulla sterrata circondati da piante di sorbo e, superato un tornante dove ignoriamo un bivio verso la sella Artondù e fontana Cappa, raggiungiamo più avanti la fontana ‘d Camilu con piccolo altarino dedicato alla Madonna.

Sulla sterrata verso la fontana ‘d Camilu © Elio Dutto
Proseguendo ancora raggiungiamo il bivio L17 dove abbandoniamo la sterrata e svoltiamo a destra in direzione del monte Besimauda (palina). Il sentiero si fa decisamente ripido, un po’ scavato dalle piogge, e taglia le pendici erbose della costa della Mula prima di appiattirsi in prossimità dei verdi prati del gias Pravinè superiore (1800 m).

Zoom sul gias sottano Pittè © Valerio Dutto

Elio sul ripido sentiero. Al centro la nostra meta. © Valerio Dutto

Arrivo al pianoro del gias Pravinè superiore © Valerio Dutto
Seguendo i segnavia bianchi/rossi procediamo alle sue spalle in direzione della punta di sinistra (ovest) tra massi ed erba. Più avanti entriamo nella lunga, malagevole e caotica pietraia terminale che aggira a sinistra la cima della Besimauda.

All’inizio della pietraia © Elio Dutto

Faticosa risalita tra enormi massi © Elio Dutto

Quasi in vetta © Valerio Dutto
La risaliamo completamente fino a raggiungere la croce di vetta (2231 m).

La croce della Besimauda © Valerio Dutto
A partire dai 2.200 metri la neve fresca ricopre le punte delle Alpi Liguri e Marittime. Dopo i temporali di ieri il cielo si è schiarito. Finalmente possiamo godere una limpidezza eccezionale. Capita di rado di vedere così nitidamente Boves, Peveragno, Chiusa Pesio e Cuneo: sembrano talmente vicini che pare di toccarli.

Zoom su Boves © Valerio Dutto

Cuneo © Valerio Dutto

La seconda cima gemella e Peveragno © Elio Dutto
Alla nostra sinistra si distende il lungo costone che porta sul Bric Costa Rossa (2404 m), sovrastato dalla sua grande croce.

Il lungo costone che porta al Bric Costa Rossa © Valerio Dutto

Il gias Pravinè soprano a destra e l’osservatorio astronomico a sinistra © Elio Dutto
Come da altre parti, anche sulla Bisalta esiste una leggenda:
Una bella sera d’estate, un abitante della val Colla tornava brillo al suo casolare. Barcollando, brontolava ingiurie conto la Bisalta perché gli ostacolava il cammino oscurandogli la strada, in quanto con la sua mole nascondeva la luna sorgente. «Maledetta montagna!», disse, «se potessi vederti al suolo sterminata sarei pronto a dare l’anima al diavolo.» A tali parole, odor di zolfo di diffuse per l’aria e un uomo alto, vestito di verde, con due corna ed una barbetta crespa si presenta al montanaro e gli dice: «Io sono qui ai tuoi ordini. Se vuoi vedere scomparire la montagna dammi l’anima tua.» «Te la darò fra tre anni se appaghi questo mio desiderio.»
Chiuso il patto l’uomo dall’abito verde scomparve e tosto numerose legioni di diavoli, diavoletti e diavolesse si videro sulla cima dove con picconi cominciarono l’opera di distruzione. Il lavoro era difficile, le due rocce resistevano agli strumenti diabolici. L’uomo verde fremeva per il timore di non poter giungere alla fine dell’impresa prima dell’alba, secondo il patto compiuto.
Poco dopo la mezzanotte, quando i picconi avevano soltanto divisa in due l’enorme punta della montagna, lo spirito maledetto volle accertarsi del modo con cui era stata stabilita la convenzione, per vedere se poteva modificare il patto, a danno dell’ubriaco. Ma non appena ebbe aperta la carta, si udì un terribile fragore, e tutta la legione infernale disparve improvvisamente. Il demonio, soltanto allora, si era accorto di essere stato giocato; che la convenzione era stata segnata dal montanaro con una croce. Di qui l’origine delle due punte della Bisalta. I lavori che erano stato sospesi, resero pronunciate e visibili le due eccelse cime. (Da Storia popolare di Boves – Don Lorenzo Peirone)
Dopo una breve permanenza sulla cima torniamo sui nostri passi, complice anche il vento freddo che fino a qui non ci ha mai mollati. Dopo la lunga discesa in pietraia troviamo un posto per pranzare nella verde piana del gias di Pravinè soprano.

In discesa sulla pietraia © Valerio Dutto
In seguito riprendiamo la marcia verso il gias Murteis ed infine torniamo al parcheggio delle Meschie.

Elio contempla la pianura ai nostri piedi © Valerio Dutto

Ritorno verso l’auto © Valerio Dutto
Corrado Rodo
10/10/2020 alle 14:02
Un semplice ringraziamento a tutti voi x quello che state facendo.
Elio Dutto
10/10/2020 alle 16:51
Ciao Corrado, grazie!
Massimo
12/10/2020 alle 13:56
Mi unisco ai complimenti. Sempre interessante leggere i resoconti che spesso si arricchiscono di aneddoti e leggende popolari. Apprezzo tanto anche le foto che ci ricordano che la montagna non è esclusivamente splendidi panorami ma anche fatica… anzi, parte fondante della magia del cammino nelle terre ripide. Grazie.
Elio Dutto
13/10/2020 alle 08:26
Ciao Massimo, grazie!