Oggi non era mia intenzione salire la Punta Tempesta. Con Marina avevo pensato di recarmi in Valle Maira, a Chialvetta, per una semplice passeggiata verso il Colle della Gardetta. Giunti a Dronero ci imbattiamo in una fila di macchine ferme che sta attendendo il transito di una corsa in bici. Migliaia di ciclisti, mi riferiscono, si stanno dirigendo verso Marmora.
Consci che non potremo accodarci nel lunghissimo serpentone che sale tutta la valle decidiamo di fare marcia indietro e cambiare itinerario. Dove andiamo ora? Beh, penso, potremmo salire al santuario di San Magno e poi cercare lì un’alternativa. Ritornati a Caraglio deviamo per Valgrana e ci incamminiamo verso Pradleves. Superato il paese incontriamo gruppetti di ciclisti. Più avanti ne superiamo altri. Poi di nuovo più in su. Qualcuno di loro ci fa capire che ci siamo infilati nella ciclo-turistica Fausto Coppi. Stupidi a non esserci informati prima!
Ora che ci rendiamo conto di essere calati dalla padella alla brace non abbiamo neanche più la possibilità di far marcia indietro. Innestata la prima ci facciamo con l’auto tutta la salita fino al santuario, arrivando quando oramai sono già abbondantemente passate le 9:00.
Ora dobbiamo decidere dove andare: verso il Fauniera assolutamente no: i ciclisti si stanno dirigendo proprio là. Optiamo di salire per prati verso il Colle Intersile e poi si vedrà. Dal piazzale del santuario prendiamo un sentiero che taglia i primi declivi portandoci ad imboccare la sterrata.
Cammin facendo troviamo tre simpatici ragazzi di Alba che, come noi, hanno vissuto gli stessi inconvenienti. Compiamo in loro compagnia un lungo tratto di strada a zig-zag attraversando i verdissimi e lussureggianti prati. Una mandria di mucche al pascolo ci fa venire in mente che il loro latte verrà trasformato in prezioso formaggio Castelmagno. Nei primi prati sopra il Santuario © Cuneotrekking

La fioritura in questo periodo © Cuneotrekking

Da queste mucche proviene il saporito “Castelmagno” © Cuneotrekking
Sopravanziamo prima le grange Nollo (2008 m) e, più avanti, la grangia Sibolet (2073 m); qui facciamo rifornimento d’acqua ad una freschissima sorgente. Un paio di tornanti ci permettono di entrare nella parte alta del vallone che si apre a ventaglio formando un’immensa prateria che raggiunge le pendici dei monti Sibolet e Tibert terminando al Colle Intersile (2516 m).
Lasciata una pozza d’acqua a sinistra seguiamo il sentiero che prosegue al centro del vallone; più avanti riusciamo a intravedere anche la sagoma del Monte Tibert (2647), preceduta da un lungo crinale, in alto a destra.
Verso quota 2200 m Marina decide, anche per via del caldo, di non più proseguire. Momentaneamente la lascio per fare una capatina alla Punta Tempesta. Senza seguire tracce o sentieri mi dirigo al dritto puntando leggermente a sinistra del Colle Intersile. Nei tornanti sopra la grangia Sibolet © Cuneotrekking

Nella parte superiore del vallone © Cuneotrekking

Sentieri che si dirigono verso la punta Sibolet © Cuneotrekking
Superata infine una pietraia raggiungo una placca nevosa oltre la quale ricompare il sentiero che in poco tempo mi guida alla facile Punta. Sono le 11:30. Mi ritrovo solo sulla punta, anche perché sembra che tutti si siano dati appuntamento al Tibert. Da qui infatti scorgo un via vai di gente che dal colle sale l’ultimo tratto del crinale.
Mi affaccio verso il versante nord e, in basso, vedo il lago Tempesta. Scattate alcune foto non mi resta che ridiscendere velocemente verso il colle e poi più giù nel vallone Sibolet dove Marina, senza viveri, è rimasta ad attendermi. Traverso su placca nevosa e, al fondo, Punta Tempesta © Cuneotrekking

Arrivo sulla Punta Tempesta © Cuneotrekking

Nell’ombra si intravede il lago Tempesta © Cuneotrekking

Dal Colle Intersile parte il crinale che conduce alla vetta del Tibert © Cuneotrekking
Alcune nubi ci fanno decidere di scendere almeno fino alle grange Sibolet per pranzare. Più tardi, contenti di non aver sprecato questa giornata partita così male, riprendiamo la strada del ritorno, ora completamente sgombra di ciclisti. Parte del Vallone Sibolet © Cuneotrekking
Mattia Bertero Supporter
04/08/2015 alle 15:37
Ciao a tutti voi.
Scrivo su questo articolo la mia escursione di oggi perché, nonostante non sia andato a Punta Tempesta, sono andato a Lago Tempesta, sotto alla montagna qui descritta.
Oggi mia morosa torna con me tra i monti dopo 3 settimane di “inattività”.
Alle 8:00 parcheggiamo in uno spiazzo vicino alla diramazione delle mulattiere che portano verso il Tibert e verso il Crosetta, sopra il santuario.
Il tempo non è dei migliori, nonostante le previsioni annunciavano un discreto sereno intervallato da qualche nuvola: nuvoloso con qualche minaccia di pioggia.
Almeno si sale al fresco 🙂
Intraprendiamo la sterrata verso il Gias Sibolet, pochi minuti dopo arriva la nebbia dai monti che rende la visibilità di poche decine di metri.
Siamo totalmente immersi e senza nessun punto di riferimento a parte la strada.
Mia morosa mi guarda preoccupata, osservo l’altimetro e vedo che la pressione atmosferica è ancora un po’ alta, quindi presumo che in quota questa nebbia non ci sia o almeno che sia meno fitta.
Deduzione esatta: quando la sterrata diventa sentiero nel mezzo del vallone la nebbia rimane alle nostre spalle e, grazie al vento uscito in quel momento, la spazza verso valle.
La salita verso il Colle Intersile mette un po’ in difficoltà la mia compagna così sono costretto a qualche fermata per aspettarla.
Si arriva piano-piano al colle.
La nebbia è diradata completamente e da lassù osservo il panorama migliore della giornata: le montagne delle Alpi Marittime verso la Valle Grana ed le valli laterali di Celle Macra e Marmora verso la Valle Maira. La pianura nascosta da una coperta di nuvole e nebbia molto bella da osservare.
Scolliniamo in Valle Maira, più avanti compare il Re Monviso e la zona di Elva.
Il Tibert alla nostra destra e Punta Tempesta a sinistra ci accompagnano lungo la strada, più spostata a destra la Bassa di Narbona.
Il sentiero per il Lago Tempesta è segnato nei cartelli ma all’atto pratico bisogna trovarlo affidandosi alla cartina ed al senso dell’orientamento, la traccia la si ritrova quando si inizia a scendere nella parte terminale del Vallone di Marmora ma è sempre capricciosa: a volte è bella evidente, altre volte scompare.
Ad ogni modo riusciamo ad individuare la conca del lago.
Infine ci arriviamo dopo un cammino di 2 ore e 40 minuti in totale.
Il posto è molto ma molto tranquillo grazie al fatto che questo specchio d’acqua risulta un po’ isolato rispetto ai sentieri più conosciuti, infatti non c’era nessuno quando siamo arrivati noi, solo io e lei.
Dopo aver mangiato pranzo ed una sosta di un’ora riprendiamo la via del ritorno.
Qui il tempo migliora drasticamente, compare il sereno che dura fino all’arrivo al Gias Sibolet dove si riannuvola ed inizia a cadere una leggera pioggia.
Ah, al Colle Intersile ho osato proporre una capatina al Tibert vista la sua vicinanza (una mezz’ora di cammino) ma lo sguardo della mia compagna parla da solo: niente Tibert, si torna a Castelmagno 🙂
E’ stata un’escursione particolare anche perché abbiamo dovuto un po’ “trovare” questo lago isolato, fare un po’ di fuori sentiero, interpretare le tracce. E’ stato interessante.
Un saluto da Mattia e questa volta anche da Silvia di Mondovì.
Elio Dutto
05/08/2015 alle 17:19
Ciao Mattia, è sempre molto simpatico il tuo modo di raccontare le escursioni, mi mette il buon umore specialmente quando parli di tua morosa… Giustamente, se non vuoi perderla, la devi assecondare e… (qualche volta) ascoltare. Per andare al lago Tempesta non hai pensato di arrivarci dalla Val Maira? Mi pare di ricordare che si possa anche arrivare da Celle Macra, ma devo accertarmi, specialmente su dove bisogna lasciare la macchina.
Comunque hai fatto veramente una bella gita, peccato per la pioggia che proprio non ci voleva.
Grazie ancora per averci fatto vivere questa bella camminata. Un saluto a te e a Silvia anche da parte dei miei amici.
Mattia Bertero Supporter
06/08/2015 alle 07:53
Ciao Elio. Si, per andare al Lago Tempesta si può intraprendere il sentiero da Celle Macra oppure un altro da Marmora ma è più ripido e più lungo. Ho preferito partire da Castelmagno perché come lunghezza il sentiero è più corto ed inoltre è più vicino rispetto a Mondovì come viaggio in auto. Un saluto
Elio Dutto
06/08/2015 alle 17:49
Ciao Mattia, forse hai fatto la scelta giusta, anche se poi hai dovuto farti nuovamente la salita fino al Colle Intersile.
Ciao ed un saluto anche a Silvia.
Mattia Bertero Supporter
23/08/2018 alle 17:00
Ciao a tutti.
Tempo di ferie, tempo di relax e di stacco dalla vita di tutti i giorni.
Mi resta ancora una seconda settimana di ferie, dopo la prima precedente passata in Umbria, così decido di affrontare questa escursione al Monte Tempesta questa mattina per riattivare le gambe e verificare il mio stato di forma.
Così alle 7:15 parto dallo spiazzo poco oltre l’incrocio della strada che successivamente porta dalle mulattiere che portano verso il Tibert ed il Crosetta, lungo la strada che porta al Fauniera (il malgaro ha chiuso il piccolo parcheggio, all’intersezione con le due vie del Tibert e Crosetta, che ho sempre usato in precedenza, pazienza).
Imbocco la sterrata che s’innoltra nel Vallone Sibolet in direzione del Colle Interile.
Il tempo è sereno e ci sono 11 gradi, si sta abbastanza bene, c’è una forte umidità nell’aria.
Procedo spedito per tutta la sterrata, oltre il Gias Sibolet i pascoli sono inondati da decine e decine di vacche intente a pascolare.
Non vedo nessuno in giro, sono da solo.
A quota 2213 la via sterrata finisce ed inizia il sentiero, qui ho una bella sorpresa: il sentiero è stato ripulito e le palline rosse e bianche sono state rifatte recentemente.
La salita procede regolare con tratti di pendenza sostenuta ed altri meno.
Poco prima dell’arrivo al Colle Intersile inizio a sentire un po’ di stanchezza ma niente che mi fermi.
Al colle mi compare la mia destinazione noto che in cima c’è già una persona, svolto a sinistra per il sentiero non segnato che mi avrebbe portato al Tempesta.
Lungo la salita mi stupisce la grande presenza di fiori, tutti piccoli e rosa che danno un tocco di colore in più all’ambiente.
Lungo al salita incontro il signore che in precedenza era in vetta.
Una piccola difficoltà nel passare su del terreno instabile prima di arrivare sulla cresta del Monte Parvo e Sibolet, qui non mi resta che seguire la via che punta dritta alla croce di vetta sul versante Sud.
Gli ultimi tornati da percorrere fino ad arrivare alle 9:00 in cima al Monte Tempesta.
Il panorama purtroppo è un po’ rovinato dalla foschia di calore che, oltre a coprire la pianura, copre anche molte vette circostanti; ad ogni modo la vista si allarga fino alle montagne circostanti, per arrivare alla zona del Monviso e dell’Alta Valle Varaita, la zona dell’Altopiano della Gardetta, lo spartiacque Grana-Stura con le Alpi Marittime dietro.
Si sta bene in vetta anche se il vento quando soffia è freddo.
Resto lassù 40 minuti per scattare qualche fotografia e riposarmi un attimo prima di intraprendere la discesa.
Inizialmente avevo intenzione di salire ancora al Tibert e poi fare la diretta verso Castelmagno ma poi, guardando anche il panorama offuscato, non ne sarebbe valsa la pena.
Scendo per la via dell’andata, incontrando diversi escursionisti intenti a salire.
Scendo in fretta al punto che alle 10:20 sono già dalla macchina.
Un’escursione veloce per vedere se sono ancora in forma e fortunatamente lo sono.
E’ sempre un bel posto la zona del Tibert e del Tempesta, ci torno sempre volentieri.
Un saluto da Mattia di Mondovì.