È tempo di ferie. Gli amici con cui sono solito andare in montagna sono stesi su qualche bella spiaggia a godersi un po’ di sole. Essendo rimasto a casa non mi va di lasciare sfuggire malamente le poche giornate belle di quest’estate. Trovo in Martino, finalmente libero da esami all’università, il compagno ideale. Lo voglio portare in un bel posto, anche per cercare di fargli venire un po’ di passione per la montagna. Quando penso a qualche bel posticino non posso fare a meno di ricordare quanti ne possa offrire la Valle Maira.
Sono le 7:25. Il primo tratto di cammino, quello che sale ripido al rifugio Stroppia, lo percorriamo sul “sentiero Dino Icardi” S18 (segnavia giallo/blu) che inizia con una salita a zig-zag per la prima parte del pendio fino ad un traverso verso sinistra.
Una palina segnaletica (rifugio Stroppia) ci fa abbandonare la traccia che va ad inerpicarsi ripida sulle rocce, per condurci in leggera discesa sul ponticello in legno che scavalca il rio dove confluiscono le acque provenienti dalle cascate sovrastanti. Poco più in là una serpentina ci porta sul ripiano erboso situato a circa metà strada dal Rifugio Stroppia. Dal ripiano proseguiamo ancora un tratto su terreno franoso e ci portiamo all’imbocco del ripido percorso scavato nella roccia, nel lontano 1940, dal Battaglione Valcamonica, percorso che ci conduce fino al Rifugio Stroppia (2230 m). Dal Rifugio proseguiamo in direzione della cascata, che in questo momento è a secco, seguendo il sentiero che ne risale il lato sinistro e, superato il Passo dell’Asino (2309 m), ci troviamo sui bordi del Lago Niera (2302 m).

Dal lago Niera, inizio del vallone di Stroppia © Cuneotrekking

Alle nostre spalle la Rocca Bianca (3021 m), la Cima di Stroppia e, appena visibile, il Sautron (3166 m) © Cuneotrekking
Un piccolo tratto di salita ci conduce alla confluenza col vallone laterale del Sautron che lasciamo a sinistra (paline). Ora affronteremo un lungo tratto di sali scendi nell’interminabile vallone di Stroppia fin verso il suo fondo. Dopo circa 4850 metri di cammino dalla Piana di Stroppia troviamo il bivio per il Colle Infernetto che lasciamo a destra. Notiamo che i tempi di percorrenza segnati sulle varie paline incontrate non sono molto attendibili, per cui non li consideriamo. Dopo altri 650 metri di cammino raggiungiamo il bivio per il Colle Nubiera che lasciamo a sinistra. Ancora un po’ di percorso sinuoso in salita tra le rocce ed ecco apparire, al fondo, il Colle di Gippiera. Ora piegheremo a destra incuneandoci tra il Brec de Chambeyron e la Tête de la Frema.
Raggiungiamo il bivacco Barenghi (2815 m), alto sulle sponde del Lago di Vallonasso di Stroppia, intorno alle 10:05. Il lago del Vallonasso di Stroppia e la Tête de la Frema a destra © Cuneotrekking

Salendo sul sentiero verso il Col di Gippiera © Cuneotrekking

L’imponente mole del Brec de Chambeyron (3389 m) © Cuneotrekking
Martino ha qualche problema con gli scarponi e decide di fermarsi al bivacco. Intendendo proseguire, una decina di minuti dopo mi metto in cammino per il Colle di Gippiera (2948 m). Dal Barenghi ridiscendo di qualche metro in pietraia per ricongiungermi, più avanti, al sentiero che sale abbastanza ripido al Colle. Incrocio parecchi gruppi di francesi che stanno facendo il tour del Brec de Chambeyron. Dalla Gippiera parte una traccia a zig-zag ben visibile che sale ripida il costone occidentale della Tête de la Frema. Lac des Neuf Couleurs visto dal Col di Gippiera © Cuneotrekking

Col di Gippiera (2948 m) © Cuneotrekking
Durante la salita mi fermo ogni tanto per contemplare il Bivacco Barenghi, ormai ridotto ad un puntino, ed il lago di Vallonasso di Stroppia, sempre più distante, che si staglia turchese tra le rocce. Lago del Vallonasso di Stroppia e bivacco Barenghi, durante la salita alla Tête de la Frema © Cuneotrekking
Senza alcun pericolo mi porto presto nelle vicinanze della Cima; aggirando gli ultimi spuntoni rocciosi, mi trovo, quaranta minuti dopo aver lasciato il Bivacco, alla croce di vetta. A pochi metri dalla cima della Tête de la Frema © Cuneotrekking
In compagnia di un simpatico francese col cane, ammiro verso nord-ovest l’Aiguille de Chambeyron (3412 m), più a nord la Tête de l’Homme (3202 m), il Ciaslaras (3005 m) appena salito cinque giorni fa, il Brec de Chambeyron (3389 m) e l’immenso vallone di Stroppia con la lunga serie di cime superiori a tremila metri.

In cima alla Tête de la Frema © Cuneotrekking

Veduta sul vallone dell’Infernetto © Cuneotrekking

Lago del vallonasso di Stroppia e Brec de Chambeyron visti dalla Cima © Cuneotrekking
Dal gentile transalpino mi faccio scattare una foto ricordo e poi ridiscendo velocemente, in sua compagnia, verso il bivacco Barenghi dove Martino mi sta aspettando per il pranzo.
Qui troviamo e facciamo conoscenza con un gentile Signore di Bra, ex capitano di mare di lungo corso, grande appassionato di montagna. Facciamo anche conoscenza col figlio dello scomparso Dino Icardi, su al Barenghi in compagnia di due ragazze per un’escursione. Ritorno al lago del Vallonasso di Stroppia © Cuneotrekking

Al Barenghi, foto ricordo con Martino e, al centro, il figlio di Dino Icardi © Cuneotrekking

Durante la discesa, veduta sui laghetti nei pressi del bivacco Barenghi © Cuneotrekking
Per il ritorno ricalchiamo le orme della mattina contemplando il magnifico e verdeggiante vallone di Stroppia. Dal Rifugio Stroppia ripercorriamo il tratto, in discesa, scavato nella roccia per continuare, infine, sul sentiero “Dino Icardi” fino alla Piana dove ci attende l’auto.
Enrico Supporter
01/09/2011 alle 11:28
Bellissimo percorso fatto un mesetto fa proprio come nell’articolo, molto panoramico e non eccessivamente difficile.. a meno che si voglia provare a “inseguire” i tempi scritti sui cartelli, davvero troppo ottimistici!!
Mattia Bertero Supporter
17/08/2019 alle 18:06
Ciao a tutti voi.
L’escursione di oggi è una vetta che mi ero posto di fare quest’estate, una delle “punte di diamante” dell’anno 2019 per quanto riguarda le mie escursioni in montagna.
Oggi ho affrontato la Tète de la Frema.
Dopo essermi svegliato presto alle 7:30 sono già nei parcheggi all’altezza dei campeggi di Chiappera, la strada sterrata di questo versante che porta nei pascoli dell’Alta Valle è chiusa al traffico qui, all’imboccatura del sentiero devo andarci a piedi.
Il cielo è sereno con qualche nuvola alta totalmente innocua, la temperatura si attesta sui 7 gradi.
Dopo i primi 200 metri trovo la strada completamente portata via da una frana, dopo mi viene in mente che questa dovrebbe essere quella frana menzionata dai giornali provinciali che ha bloccato per diverso tempo i campeggiatori.
E’ successo di recente, infatti un mese fa ero andato per lo stesso sentiero fino al Lago Niera e la frana non c’era.
Comunque trovo subito il sentiero Dino Icardi in direzione del vallone sospeso di Stroppia.
La salita è fin dai primi momenti di una certa rilevanza in quanto a pendenza ma la via è ben visibile e ben tracciata per tutta la durata dell’escursione.
La prima cosa che mi è saltata all’occhio, o meglio all’orecchio, è il troppo silenzio dovuto alla Cascate di Stroppia che in questo periodo dell’anno non sono attive.
Salgo agevolmente i tornanti che portano al Lago Niera passando per il Rifugio Stroppia.
E sbuco nel Vallone sospeso di Stroppia in un ambiente estremamente selvaggio, qui incontro i primi escursionisti della giornata che sono davanti a me.
Il Lago Niera lo trovo totalmente prosciugato, che differenza rispetto al mese scorso che mi ero fermato li….
Il sentiero sul vallone è molto ben visibile e prosegue su un agevole falsopiano.
All’incrocio con il Col di Nubiera i miei unici (per ora) compagni di viaggio svoltano verso quella direzione, così rimango solo a proseguire verso il Col de Gippiera.
Poco più avanti succede il fattaccio della giornata: sbuca oltre una piccola salita un cane pastore che mi viene incontro abbaiando, dietro di lui ne sbucano altri due ma restano al loro posto.
Questo qui continua ad inveire contro di me, io per proteggermi metto avanti un bastone puntando sul suo muso, sembra funzionare ma lui da dietro prova a darmi un morso ad una gamba, li d’istinto reagisco e gli mollo un paio di colpi con la racchetta.
Si spaventa e si allontana continuando ad abbaiare per un paio di minuti quando decide che sono abbastanza lontano dal gregge di pecore che sta proteggendo.
Cavolo, se ci fosse stato un bambino piccolo li al mio posto…
Proseguendo sotto il Brec de Chambeyron arrivo dopo alcune rampe di salita non troppo ripide al Bivacco Barenghi ed al Lago Vallonasso.
E compare anche la mia destinazione finale con due escursionisti già in vetta.
Bellissimo posto ed i colori del lago sono incantevoli, dopo qualche foto proseguo verso il colle.
Vengo investito da raffiche di vento gelido che mi costringono a mettermi uno strato lungo in più.
Arrivo presto al Col de Gippiera ed al confine con la Francia, la mole dell’Aiguille de Chambeyron sovrasta il bellissimo lago dei Nove colori, oggi con un blu scuro intenso, vedo l’ultima rampa di salita dove il sentiero è perfettamente tracciato fino alla croce di vetta già visibile.
La salita alla cima la si compie sul versante francese.
Il terreno è disseminato da sassolini e un bello strato di polvere rende il tutto un po’ scivoloso, complice anche una pendenza che in certi punti si fa davvero sostenuta.
Decido di procedere compiendo dei passi meno pronunciati del mio solito, sono rallentato ma almeno ho la sicurezza di non perdere la presa degli scarponi.
Alle 11:00 finalmente arrivo in vetta, 3 ore e mezza di salita.
Il panorama è STUPENDO: la vista arriva fino alle Alpi Marittime, la pianura è coperta da una cappa di nubi, le montagne dell’Alta Valle Maira sono tutte visibili, impressionanti la mole del Brec e dell’Aiguille de Chambeyron, sotto di me i due laghi hanno colorazioni differenti e ben marcate (verde acqua il Vallonasso in Italia, blu scuro il Nove colori in Francia).
Bellissimo…
Peccato per il vento gelato che ogni tanto mi fa ricordare di trovarmi alla quota di 3143 m.
Dopo qualche minuti arrivano un signore e due donne francesi, volgendo lo sguardo verso il colle tanti escursionisti arrivano dalla Francia, molti meno dall’Italia.
Scendo verso le 11:40 dopo aver consumato il mio pranzo e scattato diverse foto, oltre aver girato il video 360° per il mio canale YouTube.
La discesa fino al colle mi crea qualche problema di troppo: scivolo diverse volte.
MI fermo ancora un attimo al Vallonasso per studiarmi il bivacco Barenghi, oggi i letti sembrano occupati a giudicare dagli zaini lasciati sui materassi, ha allo stato attuale una grande riserva di cibo a lunga conservazione.
Nel ritornare verso la macchina per il percorso di salita incontro diversi escursionisti italiani che stanno salendo, all’altezza del Lago Niera diverse famiglie che fanno il pic-nic.
Il gregge ed i cani si sono spostati altrove per fortuna…
Anche sulla salita da valle verso il Rifugio Stroppia incontro diversi escursionisti che salgono.
E’ una mia considerazione puramente personale ma fatico ad accettare escursionisti che salgono nel pomeriggio, un conto è se sali per andare a dormire in rifugi e bivacchi, ci sta partire tardi, ma per farsi la giornata sembra fatica sprecata…vabbè niente di personale, è una mia considerazione.
Alle 14:50 sono dalla macchina.
Una gita che mi è piaciuta davvero tanto a cui tenevo particolarmente, un ambiente selvaggio da montagna incontaminata, bellissimi i laghi ed il panorama in vetta, peccato per il vento gelido e quel maledetto cane pastore.
Un saluto da Mattia da Mondovì.
Elio Dutto
18/08/2019 alle 13:46
Bravo Mattia, come sempre sei stato velocissimo nel tuo giro. Peccato per i cani. E’ sempre un grosso problema per noi escursionisti quando ci troviamo in quella situazione. Ciao
Sergio B. Supporter
16/08/2021 alle 11:41
Ciao a tutti. Sabato 14.08.21 io, mia moglie e tre ragazzi nostri amici di Caraglio decidiamo di affrontare la Tête de la Frema, facendo l’anello in salita dalle cascate di Stroppia e tornando dal vallone dell’Infernetto. Dopo il breve tratto dal parcheggio auto ci incamminiamo nel sentiero Dino Icardi e piano piano risaliamo fino al rifugio Stroppia, chiuso per via delle restrizioni Covid. Le cascate sono asciutte e questo fa capire che anche il lago Niera sarà nelle medesime condizioni. Si consiglia pertanto, a chi volesse incamminarsi da queste parti, di portarsi una scorta d’acqua. Procediamo sul sentiero fino alla deviazione tra colle Gippiera e Bivacco Barenghi, scegliendo il colle Gippiera per salire su in cima alla Frema e volendo pranzare dopo al Barenghi ed al lago. Saliamo pertanto sferzati da un vento a volte anche molto forte e ci troviamo a ragionare che quest’anno il vento è stato una costante in quasi tutte le nostre gite. Certo questo fa si che il cielo abbia una limpidezza eccezionale, ma quando te lo trovi che soffia contro o di lato verso valle, è parecchio fastidioso. Arriviamo comunque in cima e troviamo diversi italiani e francesi. Ci gustiamo il panorama che è veramente fantastico, cercando di individuare le varie cime conosciute, già salite e anche quelle sulle quali desideriamo andare. La Tête de l’homme è lì e ci diciamo che sarà una delle prossime mete. Dopo un po’ iniziamo la nostra discesa verso il colle ed il lago del Vallonasso dove ci fermiamo per il pranzo. I ragazzi sono giovani e affamati per cui ce la prendiamo con tutta calma.
Dopo il pranzo prendiamo la direzione per il vallone dell’infernetto: la nostra intenzione è di chiudere l’anello scendendo appunto dall’Infernetto. Ci siamo stati parecchi anni fa, ma è veramente bello scorgere questi panorami mozzafiato. Arrivati al colle dell’infernetto affrontiamo la ripida discesa verso quello che sarà l’ultimo lungo tratto verso l’auto. Veramente una bella escursione affrontata con una compagnia fantastica.
Elio Dutto
17/08/2021 alle 23:45
Ciao Sergio il giro che avete fatto è uno dei migliori della valle Maira. Certo, fatto con un tempo così splendido, regala delle emozioni che non si dimenticheranno molto presto. Ciao