Il percorso ci è stato segnalato dal gruppo di volontari S&B (Sentieri e bicchieri) di Vernante che in questi ultimi anni ha ritracciato gran parte dei sentieri, oramai desueti, rendendoli nuovamente agibili, inserendo ponticelli o passerelle nei punti critici e nuova segnaletica. Il lavoro è stato svolto in collaborazione con il comune di Vernante, la Pro loco, la consulta giovanile e la popolazione di Vernante. Per l’escursionista è stata creata ed è disponibile, al prezzo di 3,00 €, una carta intitolata: “I Sentèe ‘t Vërnant”, reperibile presso bar, ristoranti o la Pro Loco.
Raggiungiamo Palanfrè posando l’auto nel parcheggio antistante la borgata (1379 m). Per portarci alla base di partenza ripercorriamo a ritroso il tratto della strada asfaltata fino al primo tornante a gomito, località “La Ruina” (1330 m), dove si trova la palina iniziale del tracciato. Ci inoltriamo in leggera salita sulla sinistra orografica del vallone.
Dopo un centinaio di metri, svoltando verso destra, tagliamo in salita diagonale a mezza costa le propaggini del Monte La Croce allontanandoci gradualmente dalla conca di Palanfrè, avvolta ancora nella brina e nell’ombra.

Allontanandoci dalla conca di Palanfrè © Cuneotrekking
Salendo veniamo finalmente riscaldati dai primi raggi del sole che sta spuntando dalle parti del Bric Castea.

Salendo verso la zona rocciosa © Cuneotrekking
Dopo essere passati in una zona rocciosa, a picco sul vallon Grande, ci inoltriamo nella faggeta risalendo più avanti a zig-zag un ripido tratto. In leggera discesa, ancora in faggeta, raggiungiamo in seguito un prato molto panoramico che sovrasta i Tetti Cucet (1505 m).

Prato panoramico © Cuneotrekking
Poi il sentiero svolta a sinistra seguendo l’andamento del “Vallone Franco”. Curioso è un dente di roccia isolato che spunta in mezzo al prato.

Il dente isolato di roccia © Cuneotrekking
Più avanti incrociamo un sentiero (1441 m) che lasciamo proseguire in basso verso i Tetti Barbouset e la località “Due Ponti”. Il nostro peregrinare continua ora verso ovest e taglia le pendici del Monte Croce (1958 m) attraversando, con brevi salite e discese, boschetti di faggio.

Verso un piccolo poggio © Cuneotrekking
Seguendo la direzione ovest entriamo in una zona ombrosa, sul ciglio del profondo e incassato Vallone Pioccia, sul cui fondo giace ancora un nevaio perenne, che risulta essere alla quota più bassa delle nostre Alpi Marittime. In tempi non molto lontani veniva ancora utilizzato per l’approvvigionamento dei blocchi di ghiaccio. Più avanti raggiungiamo una piccola cascata.

Passerelle installate sul ciglio del Vallone Pioccia © Cuneotrekking
Proseguendo attraverso altri boschetti di faggio, raggiungiamo il centro del vallone inciso dal rio e da un’altra piccola cascatella che raccoglie le acque provenienti dal Bric dell’Omo (2125 m).
Tornati fuori dalla zona d’ombra il sentiero svolta verso est, riprende in lieve salita e raggiunge il bivio per La Maddalena (1954 m) e la Colla di Prarosso (1340 m) che noi lasciamo a sinistra.

Al di là del Vallone Pioccia si intravedono i Tetti Doni © Cuneotrekking
Volgendo lo sguardo all’indietro, si aprono panoramiche apprezzabili sulla Rocca d’Orel (2440 m) e sulla Cima Bussaia (2451 m) recentemente imbiancati di neve fresca. Un tratto di discesa ci porta tra le antiche e assolate abitazioni dei Tetti Doni (1482 m).

Tetti Doni con le cime imbiancate della Rocca d’Orel e del Bussaia © Cuneotrekking

Arrivando ai Tetti Doni © Cuneotrekking

Altro scorcio © Cuneotrekking
Proseguiamo nella discesa aggirando, più avanti, un costone roccioso.

Aggiriamo un costone di roccia © Cuneotrekking
Poi, attraversando altri boschetti di faggio seguiti da praticelli, ci portiamo sotto la costa dolomitica del Sapè che seguiamo per un tratto fino a raggiungere le vecchie case dei Tetti Bertaina (1320 m).

Arrivo ai Tetti Bertaina © Cuneotrekking
Il cammino prosegue in un viale di frassini mentre con lo sguardo possiamo notare in basso, sul lato opposto del vallone, la Borgata Folchi sovrastata dal Colle Arpiola ed il Bric Castea.

Colle Arpiola, Bric Castea e Bec Baral, sul versante opposto © Cuneotrekking
Scendendo raggiungiamo, più avanti, la piccola e graziosa borgata dei Tetti David (1280 m).
Ora si prosegue in discesa e si arriva alla località Bercia (1231 m). Costeggiando una parete di roccia, la aggiriamo lasciando a destra un sentiero che scende a Vernante.

Costeggiando una parete di roccia © Cuneotrekking
Proseguendo ora in direzione nord attraversiamo nuovamente alcuni boschetti di faggio che ci trasportano verso il distante gruppo di case dei Tetti Coletta (1226 m).

Nuovamente tra i faggi © Cuneotrekking
Appena al di sopra delle abitazioni rurali possiamo notare un bel piloncino ridipinto di recente.

Il piloncino ridipinto di recente © Cuneotrekking
Ridiscesi alla casa ci fermiamo per il pranzo, in posizione panoramica verso il Monte Vecchio e il Bec Baral.

Dai Tetti Coletta. Al fondo, la Bisalta imbiancata © Cuneotrekking
Proseguendo sul pianoro davanti alla casa ci spostiamo sulla strada che scende a Vernante, dove avevamo lasciato la seconda macchina.
Per comodità abbiamo utilizzato due macchine per non dover ripercorrere a piedi il lungo tratto di strada fino a Palanfrè.

Lo stradone di discesa © Cuneotrekking
Ad un tornante lasciamo il sentiero che attraverso la località Renetta scende verso Vernante e proseguiamo invece sullo stradone scendendo prima ai Tetti Polin (1160 m), poi ai Tetti Buin (1010 m) e ai Tetti Culunel (925 m) per finire, infine, sullo stradone principale Vernante-Palanfrè Tetti Buin. Al fondo, il Monte Vecchio © Cuneotrekking
Claus72
15/11/2014 alle 19:45
interessantissimo percorso,peccato non sia ad anello!:-(
Elio Dutto
16/11/2014 alle 11:01
L’anello si sarebbe potuto fare tornando però dalla strada asfaltata… Ciao
Luigi Paolo Barzaghi
15/11/2014 alle 20:04
TANTI COMPLIMENTI BELLO ERA SE SI FACEVA UNA FOTO AL NEVAIO, COSA PIù UNICA CHE RARA
Elio Dutto
16/11/2014 alle 08:34
Hai ragione Luigi. Dall’alto era difficile poter fare la foto perché è inserito in una forra profonda e oscura.
Luigi Paolo Barzaghi
15/11/2014 alle 20:19
Sono pure io appassionato di montagna ma non sono delle vostre parti.
Lurago d’ Erba provincia ddi Como.
Tanti auguri
Elio Dutto
16/11/2014 alle 08:39
Ciao Luigi, ci fa grande piacere sapere di avere degli appassionati alle nostre montagne anche dalla provincia di Como. Conosco bene la tua provincia per aver soggiornato due anni a Bevera. Ricordo molto bene la Grigna, splendida montagna, e il Resegone… Ciao
Erika
26/12/2014 alle 15:07
ciaoo
l’escursione è fattibile anche ora? Preciso senza ciaspole
Elio Dutto
26/12/2014 alle 16:57
A giudicare dalla quota della neve e dall’esposizione del percorso, direi proprio che non ci sono problemi a percorrerla senza ciaspole.
gianfranco
08/01/2015 alle 00:34
Bello l’itinerario dei Tetti di Vernante,se sei solo un consiglio e’ quello di portare una bicicletta a Palanfre’ e partire da sotto, cosi’ da avere un mezzo per tornare alla macchina.
Elio Dutto
08/01/2015 alle 12:14
Grazie Gianfranco, ottimo consiglio!
Daniele Cat Berro
09/10/2020 alle 16:11
Buongiorno, sto lavorando a un libro sui ghiacciai delle Alpi Marittime (in verità sta per andare in stampa), vi aggiornerò sull’uscita! Nel vostro itinerario https://cuneotrekking.com/escursione/la-via-di-teit-tra-palanfre-e-vernante-valle-vermenagna/ citate il navaio permanente del Vallone Pioccia. Avete informazioni recenti? Negli anni nevosi sopravvive all’estate anche attualmente? Grazie mille per l’aiuto che mi potrete forse dare. In attesa di conoscervi meglio, un saluto cordiale. Daniele Cat Berro
Elio Dutto
09/10/2020 alle 19:06
Buongiorno Daniele. Purtroppo non abbiamo notizie recenti del ghiacciaio del Vallone Pioccia. Dovrei informarmi bene contattando la gente del posto. Posso però pensare che nelle annate molto nevose il ghiacciaio venga ancora alimentato.
Ci farebbe piacere avere notizie sull’uscita del suo libro. Mi tenga informato. Grazie!
Daniele Cat Berro
14/10/2020 alle 10:22
Certamente! Grazie. Nell’impossibilità di verificare meglio, mi son tenuto un po’ sul generico indicando che in passato i depositi di valanga sopravvivevano all’etate costituendo nevai permanenti a quote tra le più basse delle Alpi. Oggi invece resistono solo dopo inverni nevosi e (rare) estati fresche come nel 2014 (vedo dalla descrizione).