Dal parcheggio torniamo qualche metro verso Garessio e, imboccata la sterrata in direzione sud-ovest, affianchiamo una centralina elettrica passando sotto a un’altissima pala eolica. La sterrata sale dolcemente in un bosco misto.

Sulla sterrata © Valerio Dutto
Questo primo tratto è condiviso con l’Alta via dei monti liguri, un lunghissimo itinerario di oltre quattrocento chilometri che unisce le due estremità della riviera ligure.

Indicazioni dell’Alta via dei monti liguri © Valerio Dutto
Dopo poco più di un chilometro ignoriamo una deviazione a destra. La sterrata si mantiene ai piedi del monte Pennino e il suo fondo via via peggiora. Dopo poco più di tre chilometri dalla partenza arriviamo al bocchino delle Meraviglie (1.180 m) che, a dispetto del nome altisonante, è un semplice crocevia di stradine immerso nel bosco.
Svoltiamo sulla sterrata a sinistra, il cui fondo è stato rovinato dalle piogge. Quattrocento metri dopo, superato un tornante, la abbandoniamo per un sentiero a sinistra che si addentra in una cupa e fittissima faggeta.
Dopo un buon tratto in costante salita ignoriamo una variante a destra più diretta che consentirebbe di abbreviare il percorso. Appena oltre passiamo tra affascinanti torrioni e una paretina rocciosa.

Il sentiero passa tra torrioni e una paretina rocciosa © Valerio Dutto
Subito dopo la vegetazione cambia ed entriamo in un’abetaia oltre la quale perdiamo qualche decina di metri di quota. Nuovamente in faggeta arriviamo a un punto panoramico dopo il quale superiamo alcuni esili traversi.
Improvvisamente la vegetazione cambia e dopo una leggera discesa arriviamo al passo delle Caranche (1.395 m). Per avere una vista migliore facciamo una breve deviazione salendo alla sua sinistra (sud-est) in direzione del pizzo Castellino. Risalita una facile paretina rocciosa (difficoltà EE) arriviamo sul punto più alto dal quale si aprono ottimi panorami da una parte sulla piana di Albenga e dall’altra sulla cresta che stiamo per percorrere per raggiungere il Galero.

Valerio risale la paretina rocciosa © Elio Dutto

Il mare e la piana di Albenga © Valerio Dutto
Tornati al passo proseguiamo dalla parte opposta sul sentierino che sale ripido tra i faggi. Più in alto il bosco si apre e il percorso diventa assai più interessante.

Stupendi panorami alle nostre spalle © Elio Dutto
Percorriamo la bella dorsale passando sul poco appariscente monte Fuetto (1.534 m).
Appena oltre scendiamo a una selletta dove si ricongiunge la scorciatoia trascurata in precedenza. Proseguiamo all’incirca sulla cresta con la vegetazione che si fa via via più rada.

Il panettone erboso del monte Galero © Elio Dutto
Con un’ultima impennata risaliamo il panettone erboso giungendo sulla vetta del monte Galero (1.714 m), sormontata da una piccola croce in metallo.

Beppe sale gli ultimi metri prima della vetta © Valerio Dutto
Il panorama è eccezionale a giro d’orizzonte: a ovest sulle cime più importanti delle Alpi Liguri, a nord sulla bassa valle Tanaro con lo sguardo che arriva fino alla Valle d’Aosta, a sud sul mare. Oggi la solita bruma marina ci priva del paesaggio che si estenderebbe fino alla Corsica.

Pizzo d’Ormea e Mongioie © Valerio Dutto

Dalla bassa valle Tanaro fino alla Valle d’Aosta © Valerio Dutto

Zoom su Cervino e monte Rosa. In primo piano le eoliche del colle di san Giacomo. © Valerio Dutto

Zoom sulle pale eoliche del colle di san Bernardo da cui siamo partiti © Valerio Dutto
Scesi dalla parte opposta fino a una selletta, proseguiamo ancora verso il Galerotto, pochi metri più basso della cima principale.

Verso il Galerotto © Valerio Dutto

Magnifici panorami dal monte Galero © Valerio Dutto

Elio e Beppe sul Galerotto © Valerio Dutto
Tornati indietro qualche decina di metri (palina) riprendiamo la discesa dal versante ligure. Il sentiero scende bruscamente intrufolandosi tra le cosiddette Brecce del monte Galero, caratteristici affioramenti di conglomerati che formano spettacolari pinnacoli rocciosi.

Il sentiero diventa più ripido © Elio Dutto

Tra le Brecce del monte Galero © Valerio Dutto

Tra le Brecce del monte Galero © Valerio Dutto
Giunti a un colletto abbandoniamo il sentiero che prosegue verso il monte Armetta per svoltare a destra. Il sentiero dopo alcuni sali e scendi si rituffa in un bel bosco di faggi. Affianchiamo altri pinnacoli rocciosi, poi scendiamo a una zona di grandi massi dove incrociamo una pista forestale. La tagliamo su alcune scorciatoie un po’ rovinate e, poco sotto, la abbandoniamo svoltando verso destra rientrando in una bella faggeta. In breve arriviamo alla panoramica sella del prato del Poco (1.275 m), dove si aprono altre belle visuali sulla media valle Tanaro.

Arrivo al prato del Poco © Valerio Dutto
Svoltiamo a destra sulla sterrata ormai ridotta a sentiero che compie alcuni sali e scendi. Lungo il percorso affianchiamo anche un escavatore lasciato ad arrugginire da chissà quanto tempo, al punto che sul braccio meccanico sono state riportate le tacche bianche/rosse.

Tacca sull’escavatore che ormai è parte integrante del percorso © Valerio Dutto
Poco oltre ci avviciniamo a un impluvio, rovinato dalle piogge, con grandi massi e pietre. Seguiamo una tacca rossa che ci indirizza a sinistra verso il basso. Superato l’impluvio rientriamo nella faggeta. Il sentiero risale leggermente, poi scende e infine torna a salire su ripidi tornantini fino alla cupa fontana delle Meraviglie.
Appena oltre confluiamo su una sterrata che risaliamo verso destra tornando in breve al bocchino delle Meraviglie dove chiudiamo l’anello. Non rimane che compiere il lungo ritorno sulla sterrata seguendo le orme dell’andata.
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