Lasciamo a malincuore la borgata Lantermini (vedi tappa 1), colpiti dalla bellezza e dal lavoro fatto con passione dai gestori dell’Escola e lou Mulin. Torniamo indietro sulla strada asfaltata per qualche decina di metri imboccando, appena a valle del ponte, un sentiero poco visibile sulla destra (scendendo). Non ci sono indicazioni ma solo tacche bianco/rosse.
La tappa inizia subito con una salita decisa che ci scalda le gambe e si sviluppa a zig-zag in un folto bosco dove a ogni curva si nascondono lepri, nanetti, fantasmi e altre simpatiche creature in legno. D’altronde la leggenda vuole che proprio in queste zone vivessero i sarvanòt, folletti che si divertivano a far dispetti ai nostri antenati.

Le lepri in legno che si nascondono tra le foglie © Cuneotrekking

Simpatiche creature in legno © Cuneotrekking
Più in alto incrociamo una sterrata che attraversiamo per poi riprendere il sentiero dalla parte opposta che prosegue in una bella faggeta. A un bivio teniamo la sinistra per poi compiere un tratto praticamente in piano che ci proietta su una radura a pochi passi da una bella cappella dedicata a San Mauro posta a monte della borgata Ricchetta.

La radura che precede la cappella di Ricchetta © Cuneotrekking
La aggiriamo a destra e continuiamo sul sentiero che più sopra tende a perdersi tra la bassa vegetazione. Una volta ripreso più in alto, dove torna evidente, entriamo in un bellissimo bosco di betulle e poi in una radura.

Nel bosco di betulle © Cuneotrekking

Verso la radura © Cuneotrekking
Teniamo la sinistra (indicazioni per il colle del Prete e passo di Malaura) per raggiungere un sentiero che taglia in diagonale e che imbocchiamo svoltando a destra.
Dopo qualche centinaio di metri arriviamo nei grandi spazi aperti superiori presso un gias con piccola baita dal quale proseguiamo in costante salita tra il rosso vivo delle piante di mirtillo in tenuta autunnale.

Il gias con piccola baita © Cuneotrekking

Salendo © Cuneotrekking

Verso il colle del Prete tra il rosso vivo delle piante di mirtillo in tenuta autunnale © Cuneotrekking
Raggiungiamo poco più in alto la sterrata proveniente dal colle di Gilba che imbocchiamo svoltando a sinistra, conducendoci all’ormai vicino colle del Prete (1714 m). Il panorama da qui sarebbe spettacolare, ma oggi la nebbia ce lo preclude.
Abbandonata la sterrata che, tra grange e meire, scende in direzione di Becetto, frazione di Sampeyre, seguiamo a sinistra il tratto che porta al passo di Malaura e alla cima del monte Ricordone. Salendo una cinquantina di metri di dislivello raggiungiamo il punto più alto dell’itinerario, uno splendido crinale di erba e pietre (molto panoramico col bel tempo) che in poche decine di minuti, e con piacevole percorso altalenante, ci porta al passo di Malaura (1647 m).

Verso il punto più alto dell’itinerario © Cuneotrekking

Sullo splendido crinale © Cuneotrekking
Da qui, in un quarto d’ora si può raggiungere comodamente la cima del monte Ricordone (1763 m) dove, in assenza di nebbia, si può godere una splendida visuale sulla bassa valle Varaita e sul dirimpettaio monte Birrone (2131 m).
Dal passo proseguiamo in discesa sul sentiero a mezza costa che ci transita sul lungo crinale erboso della costa del Feit. Più in basso, a un bivio, ignoriamo il sentiero diretto al rifugio Meira Paula. Consigliamo infatti di proseguire a sinistra per non perdere l’incantevole borgata Colletto (1400 m), con la sua fontana sottostante e un pilone votivo.

Il crinale erboso della costa del Feit © Cuneotrekking

L’incantevole borgata Colletto © Cuneotrekking
Proprio dal pilone seguiamo alla sua destra la mulattiera che scende verso le borgate Puy (poggio) superiore e inferiore. Trecento metri dopo, a un bivio seguiamo l’indicazione verso destra che, prima su sentiero e poi su sterrata, ci conduce al rifugio Meira Paula, meta di questa seconda tappa.

La sterrata che ci conduce al rifugio Meira Paula © Cuneotrekking

Il rifugio Meira Paula © Cuneotrekking
Il rifugio è una bella struttura in pietre e legno recentemente ristrutturata posta in incantevole posizione soleggiata. Una curiosità: chi si presenta al rifugio con un pezzo di legna da ardere riceverà in segno di gratitudine un buon caffè.
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