Risaliamo via Marconi, attraversiamo la provinciale e procediamo verso il centro di Valdieri. All’altezza del municipio pieghiamo a sinistra imboccando via Grandis che si tiene a fianco di un canale passando davanti all’ufficio turistico. La strada cambia direzione e una cinquantina di metri dopo la abbandoniamo per svoltare a destra sulla ripida via del Colletto.

All’inizio di via del Colletto © Valerio Dutto
La stradina, interamente asfaltata, sale con una pendenza media del 10% guadagnando 500 metri di quota in poco più di cinque chilometri.

Risalendo su asfalto © Valerio Dutto
Gli e-biker dotati di ottima tecnica possono eventualmente prendere le scorciatoie che evitano i tornanti

Io ho seguito fedelmente l’asfalto, mentre Francesco e Erik sono passati dalle ripide scorciatoie © Valerio Dutto
Tagliando le pendici della cima Pissousa arriviamo al santuario della Madonna del Colletto (1.309 m), costruito a metà del Settecento al posto di una antica cappella, dal quale si gode di una splendida vista d’infilata sulle cime Pissousa e Saben.

Al fondo le cime cime Pissousa e Saben © Valerio Dutto

Arrivo al santuario della Madonna del Colletto © Valerio Dutto
Scolliniamo in valle Stura e scendiamo per un breve tratto verso Festiona. Dopo un centinaio di metri svoltiamo su una pista forestale che si stacca a sinistra.

Sulla pista forestale. A sinistra si intravede ancora il santuario della Madonna del Colletto. © Valerio Dutto
Proseguiamo sulla sterrata che con lunghi saliscendi procede a mezzacosta sulle pendici del monte la Piastra e della costa dell’Arp.

Curioso torrione roccioso conosciuto come Rucias Bianc © Valerio Dutto
Questo tratto si svolge quasi interamente in faggeta, ma offre alcune interessanti aperture panoramiche verso il fondovalle.
Improvvisamente la sterrata perde quota compiendo alcuni tornanti e confluisce su un crocevia (palina con percorsi segnalati per le MTB in valle Stura). Proseguendo dritti incontriamo un secondo bivio dove svoltiamo a sinistra.
La sterrata riprende a salire raggiungendo dopo un paio di chilometri un terzo bivio dove svoltiamo ancora a sinistra entrando in un bosco di conifere. In costante salita raggiungiamo il prà della Sala (1.496 m), una grande radura situata ai piedi delle severe pareti rocciose che culminano con il monte Bourel.
Proseguiamo sulla sterrata che risale una coppia di tornanti.

Proseguendo oltre prà della Sala © Valerio Dutto
Inizialmente il fondo è impegnativo, ma poi migliora. Poco più avanti lasciamo la strada che prosegue verso una cava abbandonata per svoltare a destra su un ripidissimo sentiero. Per un breve tratto è necessario spingere la bici tra faggi e conifere, poi il fondo si fa più compatto e con una E-MTB e una buona tecnica è possibile arrivare in sella al colle dell’Arpione (1.721 m), dal quale si apre un eccellente panorama sulle Marittime.

Ripidissimo sentiero verso il colle dell’Arpione © Valerio Dutto

Ripidissimo sentiero verso il colle dell’Arpione © Valerio Dutto

Il colle dell’Arpione © Valerio Dutto
Dopo una meritata pausa seguiamo sul versante di Desertetto una traccia che prosegue verso sud-ovest compiendo un divertente mezzacosta che si infila in una cupa abetaia.

Stiamo per iniziare la discesa © Valerio Dutto

Divertente mezzacosta © Valerio Dutto

Divertente mezzacosta © Valerio Dutto

Nella cupa abetaia © Valerio Dutto
In uscita si presentano due possibilità: la più semplice consiste nel seguire verso il fondovalle la pista forestale di nuova costruzione che si imbocca appena a monte, mentre noi abbiamo seguito il vecchio sentiero descritto nel seguito.
Proseguiamo sulla stretta traccia che compie un traverso un po’ aereo, poi piega verso sinistra scendendo verso l’impluvio. La notevole pendenza e il fondo grufolato dai cinghiali richiedono una buona tecnica di guida. Scesi sull’ampio altipiano situato ai piedi della cima Cialancia lo attraversiamo interamente su un divertente single track che taglia prati cosparsi di splendide fioriture.

Scendendo sull’altipiano ai piedi della cima Cialancia © Valerio Dutto

Divertente single track che taglia prati cosparsi di splendide fioriture © Valerio Dutto
Ci troviamo ai margini del parco naturale Alpi Marittime.
Al fondo dell’altipiano potremmo riagganciare la pista forestale, mentre noi imbocchiamo alla sua sinistra il più impegnativo sentiero, inizialmente dal fondo pietroso, che scende in un bosco di faggi e poi si ricollega a essa. Proseguiamo in discesa sulla sterrata che scende ripida nel vallone di Desertetto: il fondo sconnesso richiede un po’ di cautela.
Ignorando ogni deviazione molto più in basso la stradina torna asfaltata e passa tra le case di San Bernardo di Desertetto (1.086 m, fontana). Poco a valle della chiesa svoltiamo a destra sulla stradina asfaltata che scende verso un gruppetto di case.

Sulla strada asfaltata che si stacca a valle di San Bernardo di Desertetto © Valerio Dutto
Dopo una coppia di tornanti imbocchiamo una sterrata che si stacca a sinistra. Prima di raggiungere tetto Paiuss svoltiamo a destra su una strada bianca che recupera qualche metro di quota. Dopo poco meno di un chilometro svoltiamo a sinistra su un sentiero. Appena sotto si apre un eccellente punto panoramico sul fondovalle verso il monte Corno e la confluenza tra il Gesso della Valletta e di Entracque.

Eccellente punto panoramico sul fondovalle © Valerio Dutto
Subito dopo inizia il tratto più impegnativo dell’intero itinerario: alcuni stretti tornanti con grandi massi che richiedono un’eccellente tecnica di guida (chi non se la sentisse può spingere la bici, come ho fatto io).

Inizia il tratto più impegnativo © Valerio Dutto

Erik impegnato sul tratto più tecnico (la foto non rende giustizia alla difficoltà del tratto) © Valerio Dutto
Superata un’ultima coppia di tornanti tra roccette (attenzione!) il sentiero diventa più facile e scende rapidamente confluendo sulla provinciale diretta verso Sant’Anna di Valdieri, dove ci ricolleghiamo al tour in MTB della media valle Gesso.
Imbocchiamo dalla parte opposta un bel sentierino che affiancando una canalina scende verso il torrente Gesso della Valletta. Lo attraversiamo su un ondeggiante ma comodo ponticello e proseguiamo sul single track superando ripide rampe impegnative per via del fondo smosso. Dopo un breve tratto roccioso il sentiero piega verso nord compiendo una godibile discesa che confluisce sulla stradina di accesso ai tetti Arpetta.
Svoltiamo a destra sulla stradina asfaltata. Dopo centocinquanta metri la abbandoniamo per girare ancora a destra su una sterrata e poche decine di metri dopo a sinistra. Seguiamo la sterrata per un centinaio di metri per poi abbandonarla svoltando bruscamente a sinistra (palina) su un affascinante single track delimitato da muretti a secco ricoperti di muschio. Ci aspetta un tratto molto divertente ai margini del parco naturale Alpi Marittime.
Più avanti il sentiero diventa nuovamente sterrata che in leggera discesa riconduce verso est. Senza prendere deviazioni passiamo prima ai piedi delle case di tetti Serafino e poi ai tetti Miclot (fontana), dove torna l’asfalto. Verso la bassa valle appare l’inconfondibile sagoma slanciata del monte Saben.
Nei pressi di un pilone svoltiamo a destra e poi dritto verso i tetti Long e Dot. Dopo l’ultima casa la strada torna sterrata, piega verso sinistra e inizia a salire. La stradina, inizialmente acciottolata, sale serpeggiando nel bosco fino a raggiungere, nei pressi di una cabina elettrica a palo, la provinciale che prosegue verso la diga della Piastra e San Giacomo di Entracque.
Procediamo verso destra affiancando il doppio recinto del Centro uomini e lupi, una grande area al cui interno sono ospitati esemplari di questi affascinanti mammiferi che non potrebbero vivere in libertà perché vittima di incidenti o nati in cattività.
Centocinquanta metri dopo l’ingresso del centro svoltiamo su un sentiero a sinistra (palina). Scendiamo lungo un divertente single track che si infila in un boschetto per poi tagliare alla base un grande prato. Una rampetta conduce sulla pista ciclabile dove si svolta a sinistra costeggiando la provinciale.
Procediamo verso valle oltrepassando i tetti Rim, dove la ciclabile termina. Pochi metri prima della rotatoria imbocchiamo una sterrata che si stacca a destra. Ignorando ogni deviazione rientriamo sulla provinciale poco a monte della quattrocentesca cappella di santa Croce. Svoltiamo sulla stradina asfaltata che si stacca sul suo fianco sinistro.
Dopo una leggera discesa, a un bivio svoltiamo a destra in via Divisione alpina cuneense, dopo trecento metri pieghiamo a destra, superiamo la provinciale e ci infiliamo su un viale tra il cimitero e l’area sportiva. Al fondo svoltiamo a sinistra e appena oltre chiudiamo questo grandioso anello.
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