Scendiamo verso valle sulla ciclabile di viale Kennedy.

Lungo la ciclabile di viale Kennedy © Valerio Dutto
Superiamo la cappella di san Giovanni Battista, con affreschi del Cinquecento, e, dalla parte opposta, il campeggio. Subito dopo imbocchiamo a sinistra una stradina che taglia un tornante. Procediamo ancora sulla ciclabile che torna ad affiancare la provinciale e supera il torrente Gesso di Entracque.
Ignorando ogni deviazione procediamo ancora verso valle oltrepassando i tetti Rim, dove la ciclabile termina. Giunti alla rotatoria tra Entracque e Valdieri svoltiamo a sinistra verso Sant’Anna di Valdieri percorrendo per alcuni chilometri la provinciale. Superiamo la frazione San Lorenzo, con la piccola omonima seicentesca cappella, e procediamo sempre verso Sant’Anna. Al termine del rettilineo, appena prima della curva, svoltiamo a sinistra su un bel sentierino che affiancando una canalina scende verso il torrente Gesso della Valletta.
Lo attraversiamo su un ondeggiante ma comodo ponticello e proseguiamo sul single track superando ripide rampe impegnative per via del fondo smosso.

Il ponticello sul Gesso della Valletta © Valerio Dutto

Sulle ripide rampe © Valerio Dutto
Dopo un breve tratto roccioso il sentiero piega verso nord compiendo una godibile discesa che confluisce sulla stradina di accesso ai tetti Arpetta.
Svoltiamo a destra sulla stradina asfaltata. Dopo centocinquanta metri la abbandoniamo per svoltare ancora a destra su una sterrata e poche decine di metri dopo a sinistra. Seguiamo la sterrata per un centinaio di metri per poi abbandonarla svoltando bruscamente a sinistra (palina) su un affascinante single track delimitato da muretti a secco ricoperti di muschio. Ci aspetta un tratto molto divertente ai margini del parco naturale Alpi Marittime.
Più avanti il sentiero diventa nuovamente sterrata che in leggera discesa riconduce verso est.

Sulla sterrata verso tetti Miclot © Valerio Dutto
Senza prendere deviazioni passiamo prima ai piedi delle case di tetti Serafino e poi ai tetti Miclot (fontana), dove torna l’asfalto. Verso la bassa valle appare l’inconfondibile sagoma slanciata del monte Saben.
Nei pressi di un pilone svoltiamo a destra e poi dritto verso i tetti Long e Dot. Dopo l’ultima casa la strada torna sterrata, piega verso sinistra e inizia a salire. La stradina, inizialmente acciottolata, sale serpeggiando nel bosco fino a raggiungere, nei pressi di una cabina elettrica a palo, la provinciale che prosegue verso la diga della Piastra e San Giacomo di Entracque.
Procediamo verso destra affiancando il doppio recinto del Centro uomini e lupi, una grande area al cui interno sono ospitati esemplari di questi affascinanti mammiferi che non potrebbero vivere in libertà perché vittima di incidenti o nati in cattività.
Centocinquanta metri dopo l’ingresso del centro svoltiamo su un sentiero a sinistra (palina). Scendiamo lungo un divertente single track che si infila in un boschetto per poi tagliare alla base un grande prato.

Sul divertente single track © Valerio Dutto
Una rampetta conduce sulla pista ciclabile dove svoltiamo a destra superando nuovamente il ponte già percorso in verso contrario all’andata.
Al tornante imbocchiamo un sentiero a destra. Il sentiero scende verso il torrente, taglia un pratone e nei pressi di una coppia di tralicci confluisce su una sterrata da seguire risalendo verso sinistra. Arrivati all’altezza della piscina e di un campo da calcio la abbandoniamo per svoltare a destra in un boschetto su una traccia inerbita.
Superiamo Polifemo, opera di land art di Paolo Giraudo destinata a scomparire con il passare del tempo, e percorriamo un affascinante tratto che supera un rio e poi confluisce sull’asfaltata strada della Burga.

Single track prima della strada della Burga © Valerio Dutto
Svoltiamo a destra passando sull’omonimo e antichissimo ponte in pietra (fontana appena oltre), di architettura romana.
Immediatamente dopo svoltiamo a sinistra sulle passerelle in legno che consentono di superare un tratto acquitrinoso.Risaliamo pochi metri a destra verso una stradina inerbita che compie un lungo falsopiano, si infila in una pineta, supera un rio e, nei pressi di un grande traliccio, si avvicina al torrente nei pressi di un ponte sospeso.
Senza attraversarlo proseguiamo ancora per duecento metri per poi svoltare a destra. Dopo ulteriori centocinquanta metri abbandiamo la sterrata per svoltare prima a sinistra su un pratone e subito dopo a destra (paline). Attraversiamo un breve tratto fluviale in direzione della diga. Superato un ponticello confluiamo su una stradina asfaltata di servizio.

Sulla stradina asfaltata di servizio © Valerio Dutto
Dopo una curva a gomito la abbandoniamo per risalire a sinistra la ripidissima ma breve collinetta, dalla quale si apre una bella vista all’indietro su Entracque.

Termine della salita con una bella vista all’indietro su Entracque © Valerio Dutto
È impressionante il panorama verso la lunga dorsale che dalla punta Olivazzo sale verso la cima della Valletta che spunta maestosa dietro la diga.
Affianchiamo l’impressionante centrale dell’ENEL arrivando proprio ai piedi dell’immensa diga della Piastra, entrata in funzione nel 1965, che sostiene l’omonimo grande invaso artificiale. Con un po’ di attenzione si possono scorgere sulla parete le prese delle vie di arrampicata che la risalgono.
La centrale idroelettrica Luigi Einaudi è entrata in funzione nel 1982. Ancora oggi è il più grande impianto idroelettrico d’Italia e uno dei principali d’Europa. I più curiosi possono effettuare visite guidate della centrale sotterranea, completamente scavata nella roccia.
Giriamo a sinistra sulla strada asfaltata che torna in direzione di Entracque portandosi verso l’evidente ponte ad arco della pista di sci di fondo. Appena prima di raggiungerlo svoltiamo a destra sulla sterrata che risale con alcuni tornanti ai margini del parco naturale Alpi Marittime. Ci aspetta un lungo tratto di circa un chilometro praticamente in piano affiancato da una condotta dell’acqua che dalla presa del Bousset porta alla diga della Piastra.
Confluiti sulla stradina asfaltata che sale verso il rifugio Esterate svoltiamo a destra nella sua direzione per abbandonarla dopo pochi metri per una deviazione a sinistra. Discesi alcuni facili scalini in legno seguiamo il sentierino che scende in direzione nord-ovest verso Entracque.
Diventato sterrata inverte direzione (est) e con un traverso scende al ponte della Sartaria. Senza attraversarlo proseguiamo a destra sulla sterrata che sale dolcemente. Ai successivi due bivi teniamo la sinistra affiancando una presa dell’acqua ENEL. La stradina serpeggia mantenendosi a poca distanza dal torrente.

Sulla sterrata verso ponte Porcera © Valerio Dutto
Al bivio nei pressi di un rudere in pietra proseguiamo dritti. Dopo poco più di un chilometro sbuchiamo sul parcheggio nei pressi del ponte Porcera, punto di partenza per chi si avventura nel vallone del Sabbione. Lo attraversiamo passando sull’altro versante e seguiamo la stradina asfaltata che torna verso valle. Superiamo i tetti Porcera (fontana) e dopo una breve risalita raggiungiamo Trinità con la sua cappella. Dietro al forno (fontana) è presente un’opera di land art di Paola Politano, anch’essa destinata a scomparire con il passare del tempo.
Oltrepassata la locanda del Sorriso proseguiamo ancora verso valle per poi svoltare a destra dopo poche decine di metri nel vallone del Prer.

Sulla stradina che risale il vallone del Prer © Valerio Dutto
La stradina, inizialmente asfaltata, sale decisa ai piedi di una fantastica arcata di pareti calcaree per poi diventare sterrata nei pressi di un bivio.

Fantastica arcata di pareti calcaree © Valerio Dutto
Svoltiamo a sinistra per arrivare in breve ai bellissimi tetti Prer, con belle case ristrutturate con gusto.

Pausa ai tetti Prer © Valerio Dutto
Aggiriamo da destra la prima baita (fontana) e più su passiamo tra le case in direzione nord. Attraversiamo la strada sterrata e imbocchiamo un divertentissimo e lungo sentiero a mezzacosta.

Sul sentiero a mezzacosta © Valerio Dutto
Ci troviamo sulle ripide pendici della Caire dell’Uglia lungo cui tocchiamo il punto più alto del percorso.

Nei pressi del punto più alto del percorso © Valerio Dutto

Divertente single track © Valerio Dutto
Molto più avanti svoltiamo a sinistra su uno stretto tornantino e poco più a valle a destra inoltrandoci in una stupenda faggeta che porta nel vallone il Rio.

Stupenda faggeta verso il vallone il Rio © Valerio Dutto
Arrivati sulla strada sterrata su cui si sviluppa il Sentiero Camilla svoltiamo a sinistra seguendola in discesa. Da qui possiamo notare a sud-ovest l’Uia di santa Lucia, caratteristica guglia calcarea.
Appena prima dei tetti Colletta soprana, dove la strada torna asfaltata, li aggiriamo da destra su una mulattiera. Dopo seicento ulteriori metri, appena prima dei tetti Colletta sottana, svoltiamo a destra e superiamo un ponte arrivando sempre su asfalto ai tetti Violin, base di partenza della via ferrata di Entracque.

Su asfalto verso tetti Violin © Valerio Dutto
Passiamo tra le case, superiamo una fontana e al bivio svoltiamo a sinistra imboccando la mulattiera che tagliando il versante meridionale della punta Stramondin riporta a Entracque nei pressi della cappella di sant’Antonio.

La mulattiera che ci riporta a Entracque © Valerio Dutto
Confluiti sulla strada la seguiamo in discesa verso destra tornando alla chiesa del Bealetto e al parcheggio dove chiudiamo questo fantastico anello.
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