Dal parcheggio seguiamo il breve tratto di strada che conduce alla grangia Selvest (1661 m). Presso la grangia superiamo il ponticello in legno che sovrasta il rio svoltando a destra (sud), addentrandoci subito nel bosco di larici. Pensando a possibili distacchi di neve preferiamo infatti incamminarci verso le grange Culausa perché esposto sul lato nord; il ritorno lo faremo dal vallone Rio della Valletta che in quel momento si troverà in ombra.
La carrareccia sale con bei tornanti sotto le pendici scoscese del monte Bert (2394 m), poi la neve la cancella totalmente e con percorso un po’ da inventare proseguiamo a zig-zag sul pendio, quindi su un lungo traversone obliquo che termina alla panoramica grangia Culausa (1932 m).

Salendo alla grangia Culausa, veduta delle Tre Punte (2307 m) © Cuneotrekking
A monte della grangia seguiamo ora un percorso a semicerchio in salita costante verso la sagoma di Rocca la Meja.

Tratto dopo la grangia © Cuneotrekking
Nei pressi di un rudere di una vecchia baita, con una virata a sinistra abbandoniamo il percorso che prosegue alla lapide degli alpini e al tour di Rocca la Meja (sentiero Gertosio), risalendo un lungo pendio in ombra portandoci, dopo un buon tratto, sul colletto (2304 m) che poi digrada verso il lago Nero (2240 m).
La lapide degli alpini ricorda il luogo della tragedia in cui il 30 gennaio 1937 perirono sotto una valanga ventitré alpini della brigata Dronero. In quei giorni d’inverno era scesa una grande quantità di neve. Nonostante gli abitanti del Preit avessero vivamente sconsigliato agli alpini di avventurarsi da quelle parti, il capitano Trevisan, vero responsabile della tragedia, non solo non volle tenere conto degli avvertimenti, ma ebbe anche il coraggio di dire: “cosa volete che sappia questa gente: sono solo rozzi montanari”. Così ventitré giovani alpini, dovendo obbedire agli ordini del loro capitano, perirono miseramente.

Nel pendio in ombra dopo il rudere di una vecchia grangia © Cuneotrekking

Breve sosta su un punto panoramico © Cuneotrekking
Per avere una più estesa visibilità panoramica dei dintorni, prima di dirigerci sulle alte sponde del lago Nero, decidiamo di salire una piccola punta innevata (2356 m) posta a sinistra del colletto.

Dal colle, veduta sul Monviso © Cuneotrekking

La punta da salire © Cuneotrekking

Verso la cima della piccola punta © Cuneotrekking

Dalla piccola punta innevata si può intravedere in basso la grangia Culausa © Cuneotrekking

Inizio della discesa © Cuneotrekking
La scelta si rivelerà giusta perché ci troveremo su un ottimo punto d’osservazione anche se, come in precedenza avevamo immaginato, non ci fornirà la possibilità di vedere la conca del lago Nero.
È grandioso comunque il panorama che da lì possiamo osservare che si espande ad ovest, dove notiamo, in lontananza tra la neve incontaminata, il rifugio Gardetta, l’omonimo passo e, alla sua destra, il monte Cassorso (2774 m).

La piana della Gardetta a sinistra del monte Cassorso © Cuneotrekking

Zoom verso il rifugio Gardetta, visibile al centro della foto © Cuneotrekking
Grande e splendida è la veduta verso la parete nord-est di Rocca la Meja (2840 m).

Mentre inizio la discesa verso il colle © Cuneotrekking
Da qui possiamo anche osservare quale sarà la nostra prossima meta, ossia il Monte Bert, poco più a nord di dove ci troviamo in quest’istante.
Tornati al colletto non vogliamo assolutamente perderci la veduta del lago e per far questo scendiamo lievemente nella sua direzione tra i larici che contornano la sua sponda ovest.

Verso il lago Nero © Cuneotrekking
Ovviamente il quadro è suggestivo anche se completamente imbiancato.

Il lago Nero (o lago Bianco?) © Cuneotrekking
Tornati un po’ indietro cambiamo direzione muovendo i nostri passi su un bianco lenzuolo incontaminato e, dispiacendoci perfino di rovinarlo, zigzaghiamo tra i larici puntando verso la sagoma ormai a vista del monte Bert che più a nord sta attendendo il nostro arrivo.

A destra, il monte Bert © Cuneotrekking

Salendo dalle sponde del lago Nero © Cuneotrekking

In salita © Cuneotrekking
Dopo aver salito sul lato destro il largo canale ascendente, approdiamo su un colletto molto panoramico quindi, procedendo sull’ultimo tratto di salita, raggiungiamo l’ometto della cima Bert. Il panorama è strepitoso a 360 gradi, dominato a est dal monte La Bianca (2744 m), a sud da Rocca la Meja (2840 m) e, via via, dalle cime Bodoira (2746 m), Oserot (2855 m), e Cassorso (2774 m).

Beppe in arrivo sulla cima © Cuneotrekking

Il monte La Bianca (zoom) © Cuneotrekking
A differenza dalle altre volte oggi rimarremo a pranzare sulla cima. Col passaggio delle nuvole il paesaggio e la luce mutano continuamente e rimanendo qui non ci perdiamo questi attimi così intensi ma fugaci.
Tornati al colletto e ridiscesa la valletta sottostante, alla base di essa svoltiamo a sinistra, tra i larici, nel punto meno ripido e proseguiamo il cammino in direzione della grangia Chiacarloso (2080 m) che è posizionata in un ampio avvallamento 300 metri sotto la cima del monte Bert.

Rocca la Meja, vista scendendo sulla valletta sottostante © Cuneotrekking

Sempre lei che si nasconde tra i larici © Cuneotrekking
Dalla grangia scendiamo nella conca sottostante; la strada percorre ora una un lungo anello (direzione sud-est).
Noi ne seguiamo un tratto verso destra di circa 300 metri di lunghezza prima di abbandonarla svoltando a sinistra con una scorciatoia nel bosco.

La grangia Chiacarloso © Cuneotrekking
Più in basso ritroviamo la strada che taglia le scoscese pendici del bosco e la seguiamo. Il tratto che segue può essere pericoloso per slavine se la neve è abbondante o non assestata. Superato il rio, proseguiamo la discesa fino alle case Colombero Sottano (1705 m), dalle quali si può continuare sulla strada che verso sinistra torna a superare il rio, proseguendo fino alla grangia Selvest.
Per abbreviare il percorso non torniamo alla grangia Selvest, ma dalle case Colombero scendiamo ripidamente fino al torrente risalendo, nei pressi della centralina elettrica, alla strada che ci ricongiunge infine al parcheggio.
Elsa pepino
28/02/2018 alle 23:16
Come sempre…splendide foto….ne terremo conto x k’estate
Elio Dutto
01/03/2018 alle 08:48
Grazie Elsa, ciao.