Iniziamo la marcia sulla strada chiusa, innevata a tratti, che sale molto gradatamente su tornanti e lunghi traversi in direzione di Prato Nevoso.

Sulla strada che sale verso Prato Nevoso © Elio Dutto
Raggiunta la quota 1.286 metri circa (palina) lasciamo a destra un sentiero che scende a Vinè. Proseguendo rimaniamo stupiti dalla bellezza di alcuni grandi torrioni rocciosi che spiccano di fronte a noi.
Dopo altri tornanti, intorno alla quota di 1.385 metri, raggiungiamo un bivio: abbandonato definitivamente l’asfalto risaliamo a sinistra un sentiero in faggeta che più su si eleva passando accanto a interessanti conformazioni rocciose.

Tratto tra i faggi © Elio Dutto

Sul sentiero per Casera vecchia © Giuseppe Basso
Alla nostra sinistra, sull’altro versante della valletta, spicca isolata la croce in ferro eretta sul cucuzzolo di Trucche Ciapè.
Ancora pochi passi e raggiungiamo la radura di Casera vecchia (1.502 m, fontana). Le case hanno il tipico “tetto racchiuso” di queste zone: nell’epoca in cui i tetti venivano ricoperti con la paglia, i frontespizi rialzati servivano per contenerla e proteggerla dalle intemperie.

Tra le case di Casera vecchia © Giuseppe Basso

Tra le case di Casera vecchia © Giuseppe Basso
Seguendo il percorso, tracciato con tacche bianco/rosse, proseguiamo in direzione nord-ovest tenendoci leggermente a destra della grande conca. Fin qui siamo saliti tra la nebbia, ma oltre i tetti di Casera vecchia ne usciamo finalmente fuori.

La nebbia ci abbandona dopo le case di Casera vecchia. Notare le case col tetto racchiuso. © Elio Dutto

Appena fuori dalla nebbia © Elio Dutto

Dopo Casera vecchia lo sguardo si amplia © Elio Dutto
Superate alcune vecchie baite ne raggiungiamo ancora una diroccata posta a quota 1.615 metri, sulla via che porta alla colla di Mezzarina e al monte Merdenzone. Dalle spalle del rudere, in salita obliqua sulle pendici erbose, risaliamo alla colla di Mezzarina posta a sinistra del Merdenzone.
Dalla colla, puntando verso sinistra, percorriamo alcuni dossi che portano alla sopraelevata “cima pelata” di Trucche delle Prè (1.799 m), visibile già a distanza per la sua croce.

Salendo i vari dossi che si interpongono alla cima © Elio Dutto

Sguardo alle mie spalle con il monte Merdenzone al fondo © Elio Dutto

Veduta sul mare di nebbia © Giuseppe Basso

Salendo alla cima © Elio Dutto

La croce lignea su Trucche delle Prè © Elio Dutto

La punta da un’altra angolazione © Elio Dutto
Dalla cima rimaniamo stupiti per il fantastico paesaggio che si presenta. Di fronte a noi si eleva la sagoma del monte Fantino (2.094 m) e alla sua sinistra fa capolino il Mongioie (2.630 m).

Monte Fantino. Alla sua sinistra fa capolino il Mongioie. © Elio Dutto
La vista spazia dal monte Alpet (1.611 m) alla cima Robert (1.819 m), dal Baussetti (2.002 m) all’Antoroto (2.144 m), dalla colla dei Termini (2.006 m) al Pizzo d’Ormea (2.476 m), al Mondolè (2.382 m).

Il versante opposto alle Trucche. Lontana, al centro della foto, la Bisalta. © Elio Dutto
È stupenda anche la visuale verso il Monviso, posto tra la cima Artesinera (1922 m) e la punta del Vallon (1.838 m), con la Bisalta sullo sfondo.

Il Monviso al fondo della pianura cuneese © Elio Dutto
La bella giornata soleggiata ci permette di godere di tutto questo spettacolo e di rimanere quassù per il pranzo, al termine del quale riprendiamo la discesa alle baite di Casera vecchia compiendo una variante che si tiene un poco più a sud.

Sguardo verso la cima Baussetti © Elio Dutto
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