Posiamo l’auto a San Giacomo di Demonte (1312 m) appena prima della centrale idroelettrica. Iniziamo la nostra marcia tornando indietro di una sessantina di metri, passando davanti ad un abbeveratoio con fontana, dove ha inizio il vallone laterale di San Giacomo.
Qui calziamo le ciastre; solo ieri mattina una coltre di neve di venti centimetri ha nuovamente imbiancato il paesaggio ed ora, seguendo la traccia fresca lasciata da uno sci alpinista, superiamo le prime case seguendo la destra orografica del vallone. Verso metà percorso, alcuni roccioni costringono la strada a deviare, con un ponticello, sulla parte opposta, dove alcuni tornanti ed un tratto di strada finale ci conducono nei pressi di una presa d’acqua (1532 m).
Qui si apre, a ventaglio, l’anfiteatro le cui cime ci dividono dalla Valle Grana. Per raggiungere la Punta dell’Omo occorrerebbe ora seguire un ipotetico sentiero che si inoltra nel fitto bosco verso destra, ma la quantità di neve presente, la ripidezza e il pericolo di slavine, ci fanno cambiare idea. Per un tratto continuiamo a seguire le tracce che ha condotto lo sciatore in direzione del Monte Gorfi. Saremo i primi, d’ora in poi, a solcare questo spesso mando nevoso che ci separa dalla Punta dell’Omo.
Abbandonate le tracce affrontiamo a zig-zag i ripidi pendii alla nostra destra con lo scopo di raggiungere la strada che taglia trasversalmente tutto il versante est-ovest. Una volta raggiunta, la seguiamo lasciando poco dopo la deviazione che scende al vicino Gias Bourel (1660 m). Dopo alcuni tornanti lasciamo anche a sinistra la strada che sale verso il Gias Contard (1807 m).
Non ci rendiamo ancora conto che il traverso che ora dovremo affrontare è lungo quasi due chilometri, e in tutto questo tragitto guadagneremo solo pochi metri di dislivello giungendo, al termine, al Gias della Sella (1848 m). Questa perdita di tempo ci demoralizza un po’. Arrivo al Gias della Sella © Cuneotrekking

Tratto del lungo traverso alle nostre spalle © Cuneotrekking
Affrontiamo con decisione la salita alle spalle del Gias della Sella che si presenta fin da subito complicata. In alcuni punti assai ripidi il gelo ha ghiacciato la superficie del mando nevoso; riusciamo a stento a salire, ma i ramponi delle ciastre mordono e assolvono bene il loro compito. Salita alle spalle del Gias della Sella. In lontananza i Monti Gorfi e Peracontard © Cuneotrekking

In salita verso il Colle Bram © Cuneotrekking
A circa 2000 metri di quota ci togliamo da questo tratto obliquando a sinistra su pendii meno scoscesi ritrovando neve farinosa. Superate in diagonale alcune balze, individuiamo sulla cresta ancora lontana, il Colle Bram (2179 m). Ci dirigiamo nella sua direzione superando ancora qualche dosso fino al raggiungimento della cresta. Dal colle si manifesta fin da subito una magnifica prima visuale verso tutta la val Grana e gran parte delle Alpi Cozie. Ultimi passi prima del colle © Cuneotrekking

La Punta dell’Omo vista dal colle © Cuneotrekking

A sinistra il Monte Grum visto dal Colle © Cuneotrekking

La Punta dell’Omo © Cuneotrekking
Ora, seguendo lo spartiacque in salita verso ovest, andiamo a superare una prima balza, raggiungendo in seguito la Punta dell’Omo (“lo Crest de Gibert”, in dialetto occitano) da cui il panorama si amplia a 360 gradi.
Siamo molto contenti, nonostante la difficoltà di salita in neve farinosa, di trovarci su questo magnifico belvedere, dal quale ammiriamo una quantità enorme di vette, tra le quali spiccano Rocca la Meja (2831 m) ed il vicino Tibert (2647 m). Nella valle di accesso si vede anche, più in basso, il Santuario di San Magno. Dalla punta verso ovest © Cuneotrekking
Ora non rimane altro che ridiscendere al Gias della Sella per il pranzo.
Dalla cima ritorniamo verso il Colle Bram; nella discesa successiva notiamo, in lontananza, due gruppi di sci alpinisti in un mare di neve alle prese con la salita verso il monte Grum. Sciatori nel mare di neve © Cuneotrekking

Ritorno verso il Gias della Sella © Cuneotrekking
Per non imbatterci nel tratto insidioso della salita, tagliamo diagonalmente alcuni pendii che scendono in direzione del Gias della Sella, che raggiungiamo per pranzare.
Nella discesa seguente devieremo, ove possibile, su alcuni costoni per abbreviare il percorso che ci riporterà a San Giacomo.
Mattia Bertero Supporter
26/11/2021 alle 17:00
Ciao a tutti.
Oggi ho una giornata libera dal lavoro e mi concedo la prima cima della stagione invernale 2021/2022 con le ciaspole.
E scelgo questa Punta dell’Omo per il percorso non banale e il panorama che si può gustare dalla sua cima.
E’ il giorno dopo le ultime nevicate, infatti la neve è ancora non perfettamente compattata dal rigelo notturno, lo sarà per tutta l’escursione e mi creerà qualche sforzo in più.
Arrivo presto a San Giacomo di Demonte, alle 8:30 nel momento che lo spartineve ha liberato la strada dalla neve. La strada s’interrompe qui, oltre verso il Colle Valcavera è già chiusa al traffico.
Fa freddo, 3 gradi sottozero, ma il cielo è totalmente sereno.
Intraprendo la strada asfaltata non ripulita che s’immerge nel Vallone di San Giacomo, qui più che neve trovo del gran ghiaccio.
Più avanti troverò delle impronte di lupo e segni di predazione di un ungulato presumendo dai segni sulla neve.
Entro nella conca ancora con i semplici scarponi e li terrò ancora fino all’incrocio con il Gias Contard perchè lungo la strada di neve c’è ne davvero poca.
Oltre quella svolta la situazione neve migliora sensibilmente e calzo le ciaspole.
Qui incontro uno sciatore che va nella mia stessa direzione, siccome siamo i primi a fare questa escursione dopo le nevicate c’è la traccia da fare da zero, così troviamo un accordo in cui ci diamo il cambio a tracciare la via a mano a mano che saliamo verso la vetta.
Inizio io lungo la strada sterrata che porta verso Testa Gardon.
A quota 1830 metri circa, prima della conca del Gias della Sella, si sviluppa una cresta che, seguendo le nostre mappe, portava quasi in mira della Punta dell’Omo.
Decidiamo d’intraprenderla, questa volta parte prima lui a tracciare.
La neve risulta essere poca ma abbastanza da garantire una copertura perenne, è ancora fresca senza nessun rigelo, come dicevo prima è quella scesa la giornata di ieri.
Durante la salita ci alterniamo a tracciare la via, sotto le mie ciaspole si forma un costante accumulo di neve pressata che sembra un blocco di cemento ad ogni passo che faccio.
Nonostante ciò avanziamo tutti e due.
Ogni tanto le pendenze si fanno più ripide e tracciare in quelle condizioni risulta molto faticoso e pericoloso, molte volte sono scivolato a terra.
In più il Sole alle nostre spalle batte molto forte sulle nostre teste, fa caldo.
Io salgo solo con la semplice termica e l’ARTVA fissato a tracolla.
Tra patimenti vari arriviamo alla cresta divisoria con la Valle Grana e vediamo la nostra destinazione vicina.
Arriviamo 3 ore dopo alla partenza in vetta alla Punta dell’Omo, molto stanchi ma felici di goderci il panorama GRANDIOSO che si apre davanti a noi.
Giornata limpida e si vede tutto: le montagne vicine sono stupende, le Marittime, zona Monviso, il Monte Rosa, la pianura verso Torino, le Langhe.
Vorremmo parlare di tante cose ma invece restiamo li in silenzio perchè ci accorgiamo che siamo solo noi due in quella zona, non notiamo nessuno salire. Non passa nessun aereo. Non c’è la minima brezza di vento.
C’è un silenzio assordante, a tal punto che le nostre orecchie iniziano a fischiare.
Tutto fermo…
Ad ogni modo mangiamo qualcosa poi le nostre strade si separano perchè lo sciatore inizia la discesa verso valle, essendo più veloce di me non l’ho rivedrò più.
Resto ancora un po’ lassù da solo a gustarmi il tutto, non scenderei più da lassù.
Mi scopro commosso da quello che vedo, è incredibile che dopo 28 anni di frequentazione della montagna riesce ancora a commuovermi nel vedere la sua bellezza.
Tocca a me iniziare la discesa dopo un’ora dal mio arrivo.
Sulla stessa via tracciata in precedenza.
Una discesa senza niente da segnalare.
Alle 15:00 sono dalla macchina.
Una gita che mi è piaciuta molto nonostante la grandissima fatica nel creare la traccia di salita, se non altro nei prossimi giorni gli escursionisti che verranno avranno una salita più agevole.
Panorama incredibile, sensazioni forti, la montagna invernale in tutta la sua bellezza.
Senza parole.
Un saluto da Mattia da Mondovì.
Elio Dutto
26/11/2021 alle 20:53
Bravo Mattia, bella escursione.