Dalla Cima di Crosa, salita l’altro ieri, abbiamo avuto la possibilità di studiare un nuovo e più diretto percorso che conduce alla Testa di Garitta Nuova. Il meteo favorevole e il sole di questi giorni ci incoraggiano a non rimandare oltre questa escursione. Sabato 15 gennaio 2011 mi ritrovo alla base di partenza con Valerio, Gelu e Riccardo. È molto bello essere qui quando il sole sta per nascere.

Il sorgere del sole alla borgata Ruà © Cuneotrekking
Lasciata la stradina innevata che prosegue diritta verso il Colle del Prete seguiamo il sentiero (paline per il Colle Cervetto e Cima di Crosa) che si inoltra con percorso sinuoso nel boschetto di larici e betulle. Oggi, a differenza dell’altro ieri, su questo tratto c’è un po’ meno neve ma gelo e disgelo lo hanno reso ghiacciato. Al termine del boschetto usciamo allo scoperto accostandoci alla baita del Lupo (1800 m).

In cammino fra i larici © Cuneotrekking
Il sentiero di lì a breve riprende quota passando nei pressi di una presa d’acqua, poi si ripiana per un breve tratto, quindi va a superare una spalla per portarsi sul Pian Ciattiva (1947 m), dove una vecchia baita è adagiata a metà del pianoro. Proseguiamo sulle tracce che continuano a zigzagare fino al successivo pianoro denominato Pian della Geuccia. Davanti a noi, ben visibile, rivediamo il Colle Cervetto e alla sua sinistra, preceduta da uno spallone, la Cima di Crosa.

Verso il Monte Riba del Gias © Cuneotrekking
Dal Pian della Geuccia ci apprestiamo ora a compiere lunghi zig-zag sui dolci pendii in direzione di un cippo di pietre poi, senza raggiungerlo, ci spostiamo verso nord-est per tentare di riuscire a guadagnare la lontana cresta spartiacque sulla quale è adagiato il Monte Riba del Gias. L’ambiente che stiamo per percorrere è rilassante e molto panoramico verso le cime Birrone, Rastcias e Nebin.

Ultimi pezzi di salita per raggiungere il Monte Riba del Gias © Cuneotrekking
Raggiunto il Monte Riba del Gias, il nostro sguardo torna a spaziare dalle Marittime al Monviso per continuare poi oltre il Monte Rosa fino alle Alpi Lombarde. La pianura verso il Torinese oggi è immersa nella nebbia. In lontananza, verso est, spicca la cima che oggi vogliamo raggiungere. Naturalmente rimaniamo un bel momento in contemplazione delle decine di cime che conosciamo, poi iniziamo l’avvicinamento alla Testa di Garitta Nuova sul crestone che divide la Val Varaita dalla Valle Po.

Finalmente in cresta © Cuneotrekking

Sguardo sulla pianura torinese immersa nella nebbia © Cuneotrekking

Inizio del tratto in cresta. Al fondo si vede la Testa di Garitta Nuova © Cuneotrekking
Ci avviciniamo alla meta camminando sullo spartiacque, tranne in un punto in cui la neve e il pendio non danno molto affidamento, per cui con uno spostamento di alcune decine di metri ritorniamo momentaneamente sulla neve ghiacciata del versante Varaita, per ritornare subito dopo in cresta sulle cornici di neve che andiamo a superare in sicurezza. Alcuni sali-scendi ci conducono infine al grande cippo in pietre visibile da lontano della Testa di Garitta Nuova (2385 m).

Gelu sul tratto in cresta © Cuneotrekking

Arrivo al cippo di Testa di Garitta Nuova © Cuneotrekking
Oggi, sabato, la meta è molto frequentata soprattutto da sci-alpinisti ma anche da qualche ciastrista che sembra prediligere la salita dal Pian Munè (Val Po). Facciamo una puntatina anche alla croce di vetta posta qualche metro sotto la cima per scattare le ultime foto.
Il ritorno lo eseguiamo con un percorso ad anello; seguendo una pista che parte dal grande ripetitore della Telecom iniziamo una lunga discesa diagonale che scende sulle dolci distese nevose del versante meridionale. Duecento metri più in basso troviamo un piccolo spiazzo libero dalla neve e ci sistemiamo, alla buona, per consumare un leggero pasto. Riprendiamo subito dopo la discesa diagonale che termina nei pressi della Baita del Lupo, dove ritroviamo la stradina che ci riporterà alla meyre di Ruà.

In discesa verso Becetto © Cuneotrekking

Qualche sali-scendi © Cuneotrekking

Ciastre a riposo durante la pausa pranzo © Cuneotrekking
Mattia Bertero Supporter
21/08/2015 alle 13:48
Ciao a tutti voi.
Stamattina ho fatto questa escursione in solitaria versione estiva in alternativa a quella del Rifugio e Lago Malinvern, dove dovevo fare da Cicerone a due miei amici alla loro prima esperienza di montagna, che mi hanno dato buca giusto ieri sera.
Mi incuriosiva questo nome alquanto strano per una vetta e poi non ho mai fatto in vita mia nessun percorso nello spartiacque Varaita-Po.
La morosa lavora già, quindi si sale da solo.
Anche se purtroppo la Testa di Giratta Nuova non l’ho raggiunta per i motivi che vi spiegherò in seguito.
Le previsioni davano cielo sereno sopra Sampeyre ma già da Mondovì vedevo un po’ di nuvole ma speravo che il tempo tenesse per un’escursione, al massimo la si faceva con il cielo nuvoloso, non era un problema.
Arrivo a Rua di Bocetto alle 7:30 ed noto che la nebbia è scesa dalle montagne.
Pazienza, proviamo lo stesso.
La mulattiera fin da subito si presenta ripido e non da tregua se non in piccoli punti di bassopiano, quando l’itinerario si tramuta in sentiero trae in inganno perché non è alla fine della mulattiera ma qualche decina di metri prima a sinistra, tra l’altro l’incrocio nemmeno è segnato ed infatti mi sono sbagliato e sono dovuto tornare indietro.
L’umidità è tanta e rende faticosa la incessante salita.
All’altezza dell’incrocio con il sentiero per la Madonna Alpina il cielo un po’ si apre e compare il Sole ma l’illusione dura pochi minuti: esce il vento che soffia dalla Valle Varaita e porta su la nebbia.
La visibilità si riduce notevolmente, più o meno a 10 metri, non di più, ma il sentiero e ben visibile e ben segnato e quindi proseguo senza problemi, la salita è sempre ripida.
Circa 10 minuti sotto il Colle Cervetto trovo la fonte chiamata La Funt dal Lup dove riempio la bottiglia (buonissima acqua).
Nei pascoli superiori di Pian la Geuccia ecco una mandria di mucche al pascolo.
Arrivo al Colle Cervetto dopo 1 ora e 40 minuti dalla partenza, la nebbia non cessa di passare, non si vede niente.
La mia idea era quella di intraprendere il sentiero U5 che passa sotto il Monte Riba Del Gias e Punta di Giratta Nuova, seguendo lo spartiacque, per unirsi poi con la mulattiera per il Colle del Prete.
Mi accorgo che c’è solamente una traccia del sentiero ma che riesco ad individuare tra la nebbia.
Arrivo al Monte Riba del Gias e qui la “tragedia”: la nebbia s’infittisce ancora di più, la visibilità si riduce a 2-3 metri.
Continua a seguire la traccia lungo lo spartiacque, in una leggera schiarita intravedo alla mia sinistra il piccolo Lago di Luser e capisco più o meno a che punto sono.
Poi improvvisamente la traccia sparisce, con questa nebbia è impossibile continuare a stima.
Decido immediatamente di tornare indietro, avevo paura di perdermi e di finire in chissà quale punto pericoloso senza accorgermene, nonostante conoscessi la via ed avessi una cartina…
Riesco a ritrovare la traccia in discesa, grazie anche a dei piccoli segnali (pietre e piccoli paletti lasciati li) che avevo posizionato all’andata per non perdere la strada.
Ritrovo il Colle Cervetto ed iniziò la discesa.
Mi fermo alla fonte per riempire nuovamente la bottiglia e qui scatta una scena divertente: mi accorgo che dietro di me c’erano due mucche che si erano messe in fila dietro di me per bere nella piccola vasca posta sotto la fonte, solo che l’acqua scende in maniera irregolare ed riempire una bottiglia c’è ne vuole. Improvvisamente mi spunta a sinistra il testone di una mucca che ha perso la pazienza nell’aspettare ed inizia a bere non curante della mia presenza.
Che prepotenza :-).
Arrivo alla macchina verso le 10:30, così decido di fare una capatina al Colle dell’Agnello tanto per occupare il tempo e visto che ero in Valle Varaita.
Arrivato lassù e sorpresa: Il lato italiano é nascosto da un muro bianco di nebbia e nuvole, invece nel lato francese splende un Sole con poche nuvole, un sereno che mai avrei immaginato di trovare visto come si era messo il tempo.
Accidenti…
Ne approfitto, salgo un pezzo del sentiero del Pan di Zucchero fino all’altezza del Vecchio Colle dell’Agnello e mi distendo al Sole per un oretta, mangiando anche pranzo.
Peccato per il brutto tempo, a fidarmi delle previsioni e poi dentro la nebbia…
Sarà per un’altra volta, magari seguendo la mulattiera che porta al Colle del Prete che poi risale lo spartiacque.
Un saluto da Mattia di Mondovì.
Elio Dutto
21/08/2015 alle 17:18
Ciao Mattia, mi spiace proprio tanto che la nebbia o la pioggia non ti lasciano mai completare decentemente un’escursione. E’ un vero peccato perché quei posti sono veramente bellissimi ed offrono dei panorami di primissimo piano sul Monviso. Altre belle escursioni che ti consiglio da quelle parti sono quelle che portano alla Cima di Crosa (a sinistra del Colle Cervetto) o il giro che abbiamo fatto noi alla Punta Rasciassa e al lago di Luca. Le trovi descritte (Val Varaita). Però devi portarti dietro la morosa, altrimenti un giorno o l’altro si stufa di aspettarti.
Scherzi a parte ti ringrazio per averci nuovamente fatto rivivere la tua escursione. L’ho vissuta proprio come fossi presente anch’io tra la nebbia. Un saluto anche da parte dei miei amici e… alla prossima puntata!!!
Mattia Bertero Supporter
21/08/2015 alle 20:27
Ciao Elio.
Si, ultimamente sono stato un po’ sfortunato con il tempo, soprattutto le ultime due e con il vento fortissimo sul Chersogno ad inizio mese che non mi dava tregua.
Vabbè, come si dice, fa parte anche questo del gioco.
Si, avevo già visto quelle escursioni che proponi, sia come cartine, sia tramite il vostro sito, sicuramente in futuro le farò perché, dalle foto che avete scattato, sono davvero bellissime.
Silvia, mia morosa, purtroppo può venire solamente per il week-end e, tra una cosa e l’altra (lavoro, impegni e brutto tempo), questo Agosto non è riuscita a venire troppo sovente.
Poi la porto sempre quando c’è, stiamo insieme da più di tre anni e abbiamo già fatto insieme 42 escursioni in tutta la provincia e tante altre ancora ci aspettano 🙂
Alla prossima allora, non mancherò di deliziarvi con i racconti delle mie escursioni visto che stanno riscuotendo un certo interesse :-).
Laura
17/11/2015 alle 18:28
Ciao Elio,
leggendo il racconto di Mattia mi sono un pò preoccupata……visto che scrive che la mulattiera, all’inizio del percorso è molto ripida e non da tregua….pensi sia meno faticoso facendo l’anello nel senso inverso oppure non c’è differenza. Era mia intenzione fare questa escursione questo sabato. Grazie
Elio Dutto
17/11/2015 alle 20:48
Ciao Laura. Non c’è da preoccuparsi di quel tratto di percorso, che un po’ ripidino lo è, ma come può essere ripido il primo tratto per salire al rifugio Livio Bianco. Solo ieri sono stato su di lì, e non me ne sono accorto… Vai pure tranquilla (tra l’altro su questo versante non c’è la minima traccia di neve fino in cima) Ciao e buona gita!!!
Laura
18/11/2015 alle 06:53
Ciao Elio. sono salita al Livio solo una volta e ricordo la salita…….ma abbiamo deciso di provarci comunque. Spero di arrivare alla meta, ti farò sapere come è andata. Grazie ancora e buona montagna. 🙂
Elio Dutto
18/11/2015 alle 13:14
Ciao Laura, attendo tue notizie al termine della gita…
Mattia Bertero Supporter
27/01/2016 alle 17:56
Ciao a tutti voi.
Oggi escursione in solitaria su una cima che, leggendo il mio commento sopra, non ero riuscito ad raggiungere l’anno scorso a causa della nebbia: Testa di garitta nuova per l’appunto.
Così decido di riprovarci, la giornata si preanuncia serena secondo le previsioni.
Così alle 9:00 parcheggio la mia macchina alla Borgata Ruà di Becetto, noto il gran numero di auto parcheggiate, tante persone intraprendono questa zona della Valle Varaita oggi.
La giornata è stupenda e fa caldo per il periodo.
A differenza dell’altra volta provo un tragitto diverso per completare un anello: da Ruà arrivando al Colle del Prete, salendo a Garitta Nuova, percorrendo la cresta che arriva al Colle Cervetto (passando per il Monte Riba del Gias) ed infine scendendo sulla via del ritorno verso Ruà, seguendo il sentiero che i ragazzi di Cuneotrekking hanno intrapreso in questa pagina.
Intraprendo la sterrata che porta al Colle del Prete, inizialmente si attraversa un bosco di larici poi il panorama si apre, passando attraverso vecchie costruzioni alpine ed altre ristrutturate; davanti a me compare la mole arrotondata del Monte Ricordone.
In circa 40 minuti arrivo agevolmente al Colle del Prete, qui il panorama si apre sul Vallone di Gilba ed oltre le Alpi della Provincia di Torino e della Valle D’Aosta, ben visibili il Gran Paradiso, il Cervino ed il Massiccio del Monte Rosa.
Volgendo lo sguardo verso Nord-Ovest ecco che la mia meta, sembra vicina ma ci vorranno ancora 1 ora e 20 prima che ci arrivi in cima.
Lascio la sterrata che scende nel vallone di Gilba per intraprendere il sentiero per la Garitta Nuova, si alternano tratti ripidi con tratti di leggera pendenza e molti falsi-piani.
La zona è esposta al Sole che oggi martella molto più del solito, tanto che salgo solamente con una sottile maglia termica a maniche lunghe, manca il vento se non qualche sporadica soffiata fresca.
Il panorama inizia ad essere molto bello: alle mie spalle la pianura cuneese è sommersa da un oceano di nebbia, così come le bassi valli, le vette dello spartiacque Maira-Varaita si presentano in tutta la loro magnificenza (Birrone-Rastcias-Cugulet-Nebin fino ad arrivare al Pelvo D’Elva con il vicino Chersogno).
Durante questa parte di salita incontro due signori che seguono il mio stesso anello.
Il caldo molto inusuale rende faticosa la salita.
Non c’è traccia di neve, se non sporadiche macchie di pochi centimetri di spessore, l’ambiente è molto secco, il giallo domina tutta la montagna.
Il silenzio è assoluto, nemmeno i classici passerotti svolazzano nel cielo.
Ad ogni modo inizialmente vengo tratto in inganno da un grande ometto di pietra a destra rispetto al sentiero, leggendo la mappa scopro che si tratta della cima Gardiola Corta, non è quella giusta.
A segnarmi la giusta punta ci pensa un ripetitore che è posizionato proprio in cima alla Garitta Nuova ed è visibile fin dal Colle del Prete.
Arrivando in cima scopro che la croce di vetta è posta qualche metro più giù dell’altitudine massima, c’è un libro di vetta in cui lascio la dedica. Successivamente mi dirigo verso la vera vetta segnata da una grande cippo in pietra.
Ed eccomi arrivato: a dominare la scena si presenta il Monviso innevato con la Valle Po alla sua destra e le vette che lo circondano.
Semplicemente bellissimo ed immenso nella sua grandezza.
Qui sosta un signore di Sanfront, facciamo amicizia e per un’ora mi racconta delle montagne delle valli vicine e come affrontare diverse vette intorno al Monviso, arrivano anche i due signori che avevo superato durante alla salita e si uniscono alla piacevole discussione.
Dopo aver mangiato pranzo saluto i presenti e riprendo il cammino, seguendo lo spartiacque Varaita-Po.
Qui il sentiero non è altro che una labile traccia ma comunque basta seguire la cresta per trovare il Colle Cervetto, qui incontro altri quattro escursionisti che arrivano in direzione contraria rispetto a me.
Al Colle saluto il Monviso ed riscendo verso la Valle Varaita e la Borgata Ruà, contavo di prendere un po’ d’acqua buona di montagna nelle sorgenti lungo questo percorso ma niente da fare: sono tutte secche.
Scendo velocemente e alle 14:00 circa sono dalla macchina pronto per tornare a casa.
Bellissima gita che riempie un buco creatosi l’anno scorso quando la nebbia mi impedì di raggiungere la Garitta Nuova, molto esposta al Sole e dove si può ammirare bellissimi panorami, poi lo spettacolo della zona del Re di Pietra e del Monviso stesso vale le energie consumate.
Un saluto da Mattia di Mondovì.
Elio Dutto
28/01/2016 alle 13:08
Ciao Mattia, finalmente sei riuscito a completare l’escursione iniziata lo scorso anno. La giornata era veramente bella, ed io ero in un’altra valle da cui ho potuto osservare la Cima di Crosa e la Testa di Garitta Nuova. Molto probabilmente eri solo, senza la compagnia di Silvia che ti avrebbe tenuto un po’ a freno. Bravo!
Mattia Bertero Supporter
28/01/2016 alle 22:33
Ciao Elio.
Si ero solo e purtroppo, per qualche tempo, continuerò ad esserlo perché mi hanno cambiato l’orario di lavoro, adesso lavoro nei turni weekend della mia fabbrica il Sabato, Domenica e Lunedì. Silvia lavora l’intera settimana tranne il Sabato e la Domenica!! Siamo spaiati ora!!
Così sono costretto ad andare in settimana in montagna senza Silvia.
Speriamo per poco tempo perché la presenza di Silvia mi mancherà camminando nelle nostre montagne.
Un saluto.